Diffidate di chi sostiene che destra e sinistra non esistono più

Chi lo sostiene vuole nascondere quali sono i criteri che lo ispirano nel fare politica. Perché le ideologie non muiono mai

Mi chiedo spesso cosa vogliano dire alcuni politici quando decretano la morte delle ideologie. L’idea che mi sono fatto è che chi ha una storia, che sia di destra o di sinistra, ci tenga in qualche modo a mantenere una continuità. Solo chi non ha una storia, o più spesso chi intende rinnegarla, ragiona in termini di superamento delle categorie tradizionali. Ma cosa significa superarle? Con cosa si possono sostituire? Cosa potrà riempire il vuoto?

Riabilitare i termini con cui ci siamo formati e che abbiamo riempito di significati non significa far tornare in vita una politica che ci ha delusi, ma significa qualcosa di profondamente diverso. La storia dell’uomo la studiamo utilizzando categorie che all’inizio hanno un’utilità basilare, ovvero quella di fornire un elenco facile da capire e da memorizzare. Crescendo e conoscendo diamo spessore e profondità a quell’elenco, creiamo collegamenti, magari ci capita di non essere d’accordo con alcune teorie o ci imbattiamo in nuove scoperte che modificano il quadro delle nostre conoscenze oppure, banalmente, facciamo esperienza del mondo. Questo per dire che da qualcosa e da qualche luogo bisogna partire. Non riesco a immaginare me stesso nei panni di un sedicenne cui venga detto: destra e sinistra non esistono più, ora ci siamo noi.

Immagino la prima domanda: ma voi chi? Cosa siete voi? Rispondere in maniera sincera è difficilissimo: noi siamo come te - qualcuno risponderà - e tuteliamo i tuoi interessi.

Ma come fate a essere come me? Io sono uno studente e cerco di orientarmi e capire chi di voi non farà semplicemente i miei interessi, ma lavorerà perché tutta la società possa migliorare. Perché, alla fine, anche se vi ha eletto una parte del tutto, è sul corpo unico, è sul tutto che le vostre competenze e decisioni incideranno e avranno effetto. Con questo spirito, da adolescente, seguivo in televisione le tribune elettorali, per capire non tanto chi potesse fare i miei interessi, ma da dove venisse e cosa ispirasse chi chiedeva voti. Mi interessava capire cosa fosse la politica e, senza una dimensione diacronica, sarebbe stato impossibile riuscire a radicare me stesso nel mio tempo.

Prima ancora di pensare a cosa possa sostituire la destra e la sinistra che, ci dicono, non esistono più, nemmeno come categorie astratte, direi che dovremmo chiarire cosa intendiamo per “politico”: cosa è “l’agire politico” oggi? Scopriamo così che “politico” ha sempre lo stesso significato e che si modifica, si amplia e si espande a seconda del contesto su cui incide. Una città, una regione, una nazione, un insieme di nazioni; in ciascuno di questi casi tutto ciò che riguarda la politica deve necessariamente riguardare l’individuazione di problemi reali e la ricerca di soluzioni concrete. Dal momento che non tutti individuiamo gli stessi problemi e che quando li individuiamo magari proponiamo soluzioni differenti, dobbiamo finire con l’ammettere che la parte ideologica della politica, quella meno pratica, quella che avrebbe a che fare non con il mondo come è, ma con il mondo come, secondo noi, dovrebbe essere o con il modo in cui lo percepiamo, ha una influenza enorme sulla vita pratica.

È possibile trovare una sintesi? Probabilmente no, nemmeno ammettendo che esistono istanze pratiche che potrebbero vincere sulla “lista dei desideri”. Però una cosa sento di doverla dire, una cosa che ha a che fare con la politica pratica e con l’idea di mondo che abbiamo: non esiste differenza tra i diritti umani, di cui oggi si fa strame impunemente spaventando le persone con ogni sorta di balla, e i diritti civili di cui ormai quasi nessuno in politica si occupa più.

Non sembra essere chiaro, nonostante secoli di lotte, che lo stato sociale si fonda sul principio di uguaglianza e il principio di uguaglianza deve riguardare tutti i diritti, anche quelli che non ci sembrano immediatamente legati alla sopravvivenza e che spesso vengono trattati come il capriccio di élite salottiere, agiate e oziose. Anche perché, quando poi si parla di sopravvivenza vera, è un attimo che diventa anche quella - quando a rischiare la vita non siamo noi direttamente - un capriccio delle élite che, non essendo popolo, hanno il tempo per interessarsi alle miserie altrui. Diritti civili, diritti umani e stato sociale: se viene meno uno di questi termini, decadono anche gli altri due.

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