Gli elettorati attuali del Movimento e del Pd continuano ad avere aree di sovrapposizione e interscambio, terreni comuni e arene di scontro

Una crisi di governo porterebbe a un accordo Pd-5 Stelle? Il quesito anima le analisi politiche, forse restringe le opzioni di Salvini, certamente pone Zingaretti e Di Maio di fronte a uno scenario carico di dubbi e criticità.

Indubbiamente quello tra democratici e 5 stelle è un rapporto dialettico, fatto di luci e ombre. Il Movimento è visto a tratti come unico interlocutore possibile in un assetto politico tripolare - e costutivamente più affine a certe istanze progressiste - a tratti come nemico per eccellenza del Partito democratico.
Il tema si sviluppa al livello dei ceti dirigenti (gran parte di chi oggi siede in Parlamento nel Pd non sembra entusiasta all’idea di un accordo politico con i 5 Stelle, il che non sorprende visto che i gruppi parlamentari Pd derivano dalla stagione di guida renziana del partito). Ci sono anche questioni, però, che investono il piano dell’opinione pubblica e degli elettorati.

Da una parte è innegabile che centrosinistra e 5 Stelle hanno agito in questi anni come “camere di compensazione”. Le analisi di Quorum/YouTrend all’indomani delle politiche del 4 marzo 2018 mostravano le distanze più incolmabili tra i due elettorati sulle questioni della globalizzazione e dell’integrazione europea, mentre posizioni più compatibili si rilevavano in materia economica. Secondo le analisi dei flussi elettorali, circa il 15% di chi aveva votato nel 2008 il Pd di Walter Veltroni era passato al M5S nel 2013, e un altro 15% aveva seguito la stessa strada tra 2013 e 2018. Alle europee di maggio, secondo i dati Quorum/YouTrend per Sky Tg24, un 10% di elettori ha intrapreso il percorso inverso: dal Movimento 5 Stelle al Pd di Nicola Zingaretti, nonostante la campagna “da sinistra” giocata da Di Maio nell’ultima fase prima del voto.

Insomma, gli elettorati attuali del Movimento e del Pd continuano ad avere aree di sovrapposizione e interscambio, terreni comuni e arene di scontro.

In quest’ottica, utili dati ci arrivano da Ipsos. Di fronte all’ipotesi di caduta del governo Conte, solo il 15% degli elettori nel complesso preferirebbe una soluzione politica con una maggioranza composta da Pd e M5S. Tra gli elettori di centrosinistra la quota è ben più elevata (36%) che tra chi oggi vota cinquestelle (11%). Un accordo tra 5 Stelle e Pd dovrebbe fare i conti con condizioni politiche difficili e elettorati poco convinti - chissà poi come si orienterebbero le cose se per avere i numeri al Senato si dovessero aggiungere parlamentari di Forza Italia, in una riedizione domestica della “coalizione Ursula” di Bruxelles.