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Sarà un campionato bellissimo, come doveva essere il 2019 nelle previsioni di Giuseppe Conte. I presupposti sono addirittura magnifici. Il primo club d’Italia, la Juventus all’ottavo scudetto consecutivo, cambia la sua storica maglia a strisce bianconere solo per vendere qualche altro milione di divise con il nome di Cristiano Ronaldo.
Sempre il club degli Agnelli vieta prima ai nati e poi ai soli residenti in Campania l’ingresso allo Stadium per il match con il Napoli del 30 agosto, in un revival degli annunci “non si affitta ai meridionali” della Torino anni Cinquanta. Intanto l’Italia ultrà si commuove per l’assassinio di Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, leader degli Irriducibili della Lazio con legami nel narcotraffico che poche ore prima di morire si era fatto tatuare la scritta Acab (All cops are bastards).
CHI COMANDA AD AGOSTO
Nel torneo di serie A 2019-2020 in campo non comandano più i progetti tecnici degli allenatori ma ammortamenti e plusvalenze. Sono i criteri di bilancio ad avere spedito all’estero Stephan El Shaarawy (in Cina con 13 milioni di plusvalenza), il brasiliano Cancelo (al Manchester City con 28 milioni di plusvalenza) e i giovanissimi Moise Kean all’Everton dell’oligarca anglo-iraniano Farhad Moshiri e Patrick Cutrone al Wolverhampton dei cinesi di Fosun. Cresciuti nelle giovanili di Juve e Milan, Kean e Cutrone sono stati pagati zero e venduti con 30 e 23 milioni di plusvalenze.
Paulo Dybala, benché apprezzato dal nuovo mister juventino Maurizio Sarri, è finito in vendita non per motivi tecnici ma perché il suo valore di iscrizione a bilancio (40 milioni) è stato largamente ammortizzato nei tre anni in bianconero e la sua cessione crea una plusvalenza.
Gli agenti sono l’evoluzione del procuratore con un contratto firmato dal calciatore che gli paga la commissione. L’agente invece riceve un mandato a vendere da un club, in genere con limitazione territoriale (Premiership, Ligue 1 francese o Liga spagnola). Se conclude l’affare, incassa sia da chi vende sia da chi compra. E, a differenza dei giri virtuali delle plusvalenze, è pagato in denaro reale.
Il top player di tutti loro, Mino Raiola, 14 milioni di euro incassati dalla sola compravendita dell’olandese Matthjis De Ligt, ha dato la linea per la svolta. Alle spalle di Raiola, che gioca un campionato a sé, tengono banco l’agente di lungo corso Giacomo Petralito, coinvolto nell’affare Dybala con mandato sull’Inghilterra.
L’Inter si è invece rivolta alla GG11 del romano Gabriele Giuffrida, titolare di un ristorante a Ibiza e di un flirt con Belén Rodríguez. Fa eccezione l’acquisto di Lukaku dove hanno agito la monegasca P&P di Federico Pastorello con Daniele Conte, fratello minore dell’allenatore nerazzurro. La commissione sarebbe di 16 milioni. Fra Milan e Atalanta si muove Giuseppe Riso, cresciuto alla scuola di Adiano Galliani. Tra Sampdoria e Roma, c’è Paolo Busardò.
L’incremento dei costi pagati agli agenti non compensa la crescita di altre voci di ricavo. I diritti tv sembrano essere arrivati ai massimi in un mercato che è assestato da anni su una platea di circa 5 milioni di abbonati.
Da gennaio, quando il plenipotenziario dello sport grillino Simone Valente ha inserito nel Decreto dignità il divieto di pubblicità alle agenzie di scommesse, l’esclusione del betting dalle maglie dei club ha causato un minore guadagno stimabile intorno ai 100 milioni di euro, emigrati in Liga. Anche il merchandising stenta. Nonostante l’arrivo di CR7, che ha fatto quasi raddoppiare gli incassi della Juve nel settore, le cifre rimangono modeste (da 14 a 24 milioni di euro nell’ultima semestrale).
La permanenza di Cristiano a Torino costringerà la Juve e il suo sponsor tecnico Adidas a un nuovo sforzo creativo nel 2020-2021 per trovare una divisa in discontinuità con quella attuale, che replica la casacca della contrada della Lupa al Palio di Siena.
CHI VA, CHI VIENE, CHI TORNA
Nel Grand Hotel serie A è arrivato il fuoriclasse De Ligt, enfant prodige diciannovenne dell’Ajax comprato dalla Juve a 70 milioni di euro più bonus, ossia circa 18 milioni di meno di quanto sia costato il transfer record, per un difensore, del nazionale inglese Harry Maguire, passato dall’Everton allo United.
Dopo un’estate di corteggiamento, è sbarcato all’Inter il centravanti belga Romelu Lukaku, fisico da buttafuori di discoteca che a ventisei anni ha già 190 gol fra club e nazionale (0,49 reti a partita). Sostituirà il coetaneo Mauro Icardi, (123 gol e 0,54 reti a partita), pietra di uno scandalo messo in piedi da Wanda Nara, moglie-agente-opinionista televisiva che ha portato l’attaccante argentino allo scontro con la società di Steve Zhang.
Ma il mercato continuerà ben oltre l’inizio del torneo di serie A, in uno sfasamento temporale con le altre leghe europee che contribuisce ad aggravare il caos e che forse in futuro sarà sostituito dalla contrattazione continua globale, come accade nei listini di borsa.
Fra i nuovi arrivi va citato Rocco Commisso (accento alla calabrese sulla prima o), self-made man partito da Marina di Gioiosa Ionica in provincia di Reggio e diventato ricco negli Stati Uniti. Il nuovo proprietario della Fiorentina ha già colpito l’attenzione dei media con il profilo folkloristico che i tifosi apprezzano di più. In realtà, Commisso è un alumnus della Columbia University di New York come il collega Paolo Scaroni, presidente del Milan che Commisso voleva acquistare l’anno scorso.
Con l’imprenditore di origine calabrese aumenta la quota di capitali americani in serie A, dopo lo stesso Milan del fondo Elliott, il Bologna dell’italocanadese Joey Saputo e la Roma di Jim Pallotta che a ogni inizio di stagione sposta di un anno la data di inaugurazione del nuovo stadio della Roma. Il presidente romanista non ha dato seguito all’acquisizione dei terreni di Tor di Valle dall’Eurnova di Luca Parnasi, travolto dagli scandali giudiziari. La stessa Eurnova deve nominare un nuovo cda dopo una reggenza di tre amministratori che ha accompagnato un anno di sostanziale inattività.
Tor di Valle è diventato una Torino-Lione in scala ridotta per i grillini che da tre anni sono al governo del Campidoglio con Virginia Raggi. Prima contrari, poi favorevoli, poi in parte favorevoli e in parte contrari, gli amministratori del M5S rischiano - o forse sperano - di essere scavalcati dal democrat Esterino Montino, sindaco di Fiumicino, che ha già offerto alla dirigenza romanista un’area vicina all’aeroporto Leonardo da Vinci.
Al rientro sulla scena della serie A c’è anche Massimo Cellino, imprenditore-rocker che controllava il Cagliari e ha avuto un’esperienza agitata in Premiership da proprietario del Leeds United. Osservati i suoi precedenti, gli inglesi non gli hanno concesso il certificato di sana e onesta costituzione (fit and proper person test) e dopo tre campionati avari di soddisfazioni in seconda serie lo hanno costretto a vendere. Il club è stato ceduto a un altro italiano, il manager dei diritti tv internazionali Andrea Radrizzani.
È un rientro con nostalgia, e con prospettive di futuro dirigenziale, per Gigi Buffon dopo un anno al Psg. Rimpatria invece da trionfatore Antonio Conte, che al Chelsea ha confermato la sua fama di vincente e che si trova fra le mani un’Inter in perenne rifondazione.
Anche se è soltanto Lega Pro, si è rivisto nello spogliatoio anche Silvio Berlusconi, neodeputato europeo e proprietario del Monza. In attitudine Zen di fronte al disfacimento di Forza Italia, l’ex patron milanista è stato filmato a Villa Gernetto mentre ammaestra un gruppo di calciatori allibiti sul tasso di disoccupazione e altri dati macroeconomici fallimentari del fu governo giallo-verde.
Fra i partenti il caso più illustre è quello di Daniele De Rossi, che ha scelto il romanticismo dell’avventura argentina con il Boca juniors, mitico club porteño che ha trasformato lo stadio della Bombonera in una delle mete turistiche più frequentate di Buenos Aires.
Nel lungo elenco di tifosi illustri dei gialloblù l’ex romanista potrà contare su Diego Armando Maradona e sull’ex presidente del Boca, Mauricio Macri, che in autunno si gioca la rielezione alla guida di un’Argentina messa a dura prova da inflazione e svalutazione.
DISPARI OPPORTUNITÀ
Il 14 settembre sarà, o sarebbe, un’altra data importante per il calcio in Italia. Inizia la serie A femminile, che dallo scorso anno è passata sotto la gestione diretta della Federcalcio. Dopo l’entusiasmo suscitato dalla nazionale del commissario tecnico Milena Bertolini ai Mondiali di Francia dello scorso giugno, il rischio era che finisse come con gli olimpionici di skeet o di tiro con l’arco, eroi a breve scadenza. Non è andata proprio così ma i sogni di rimonta sul colosso Usa e sui giganti del Nord Europa dovranno attendere.
Due delle dodici squadre del torneo di prima serie, Mozzanica e Valpolicella, non si sono iscritte perché hanno perso il sostegno finanziario, rispettivamente, dell’Atalanta della famiglia Percassi e del Chievo di Luca Campedelli. I bergamaschi sono concentrati sul debutto in Champions League mentre i veronesi hanno chiuso lo scorso campionato maschile di A con la retrocessione.
Al posto di Mozzanica e Valpolicella sono state ripescate dalla B, anche questa a dodici squadre, Orobica e Pink Bari. Senza il club pugliese, non ci sarebbe stata nemmeno un’iscritta del Sud. La geografia del football femminile della serie A 2019-2020 inizia a Roma, si concentra in un raggio di qualche chilometro intorno a Firenze con Fiorentina, Florentia ed Empoli e ha sette partecipanti a Nord dove le tre superpotenze nazionali (Juventus, Milan e Inter) si sono già messe in regola con il diktat del presidente Figc Pasquale Gravina che impone, per gradi, l’organizzazione di una sezione femminile ai club di prima serie.
Difficile sostenere che si tratti di un problema finanziario. Il budget medio di una squadra femminile di prima serie in Italia resta al di sotto del costo di una squadra di ragazzi iscritta al torneo Primavera (2 milioni di euro circa, tutto compreso). Ma molti presidenti pensano che si fa presto a perdere il controllo degli ingaggi anche con le donne.
Ada Hegerberg, che è il primo Pallone d’Oro femminile della storia (2018) e non è andata ai Mondiali per protesta contro la disparità di genere nella federazione norvegese, ha un salario annuo di 400 mila euro contro i 500 mila della brasiliana Marta. La seconda più pagata d’Europa, la capitana francese Amandine Henry, ne guadagna 360 mila. Differenza importante: gli stipendi delle donne sono al lordo delle tasse, quelli degli uomini sempre al netto.
La stampa di settore, presa dal calciomercato maschile e dalle amichevoli estive a livello sempre più alto per questioni di cachet, al momento ha messo le calciatrici nell’armadietto insieme ai tiratori di skeet e agli arcieri. L’eccezione è Sky che dalla stagione 2018-2019 ha acquisito i diritti tv sul campionato femminile.
I maggiori colpi di mercato per il prossimo torneo sono maschi e siedono in panchina. All’Hellas Verona femminile è arrivato l’ex bomber della Reggina dei tempi d’oro, Emiliano Bonazzoli, al posto di Sara Di Filippo.
Al Milan, Carolina Morace è stata sostituita da Maurizio Ganz, centravanti friulano da oltre 150 gol in carriera che a San Siro, prima nell’Inter e poi con i rossoneri, godeva del coro personalizzato “el segna semper lü”. Infatti segnò anche nella nazionale della Padania, selezione con targa leghista che a giugno ha disputato gli Europei degli Stati non riconosciuti in Artassia (ex Nagorno Karabakh in territorio azero).
Con l’arrivo di Bonazzoli e Ganz in serie A femminile ci sono soltanto due “mister” donna su dodici: Marianna Marini dell’Orobica e Rita Guarino della Juventus Women, squadra campione d’Italia uscente. Dal campo delle pari opportunità è tutto, a voi studio.