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Attualità
settembre, 2019

«Bayer non siamo cavie»: la protesta delle donne a cui la spirale Essure ha rovinato la vita

Domenica 15 settembre sfilano a Roma, in piazza Esquilino, gruppi internazionali di donne danneggiate dal contraccettivo prodotto dal colosso tedesco in uno scandalo già denunciato dall’Espresso

Arriveranno a Roma dalla Francia, dalla Gran Bretagna e da tante altre città italiane. Si incontreranno in piazza dell’Esquilino domenica 15 settembre. Sfileranno con striscioni e magliette gialle spiegando con i loro slogan perché moltissime donne, dalla vita rovinata, si trovano tutte lì a protestare: “Bayer non siamo cavie”, “Vittima di Essure”. Si sono passate la voce con il tam tam di Facebook e il passa parola internazionale le ha trasformate in attiviste. Ce l’hanno con la Bayer, colpevole di aver distribuito, tramite la consociata Conceptus, il contraccettivo Essure, che ha provocato danni irreversibili danni al loro organismo.

È stato L’Espresso (25 novembre 2018) a denunciare in Italia lo scandalo delle protesi difettose impiantate nei corpi dei pazienti con l’inchiesta mondiale “Implant Files” coordinata dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij) di Washington tra 252 giornalisti di 59 testate con sede in 36 nazioni con un obiettivo: tutelare la salute dei cittadini. Essure, riportava il nostro settimanale, è un anticoncezionale permanente: “Due fili metallici, avvolti a spirale l’uno sull’altro, che dovrebbero favorire la chiusura, per cicatrizzazione, delle tube di Falloppio”.
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Drammatiche le testimonianze raccolte dall’Espresso, almeno 33. Tra queste, una signora, M.B., abitante nel trevigiano, ha raccontato il suo calvario, convinta dal suo ginecologo a ricorrere a Essure dopo due parti con serie complicazioni: “Ho cominciato ad avere emicranie sembra più frequenti e intense, sono aumentata molto di peso, ho il bacino sempre gonfio, continue bronchiti e infezioni, difese immunitarie basse, ma la cosa peggiore è una stanchezza cronica, una depressione costante, che mi ha spinto sull’orlo del suicidio”.

La Bayer ha poi tolto dal mercato italiano le sue tecno-spirali il 28 settembre 2017, costretta però a questo passo per una semplice ragione: quasi due mesi prima, il 2 agosto, l’ente certificatore irlandese Nsai aveva privato Essure del marchio CE, indispensabile per la sua circolazione nell’Unione Europea. Con nonchalance la Bayer Italia si è invece limitata ad annunciare di aver tirato via quel prodotto per un altro motivo: era ormai poco venduto, pur restando “sicuro” e benefico”.
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Una delle animatrici della campagna anti Essure è Annabel Cavalida, fondatrice e portavoce del gruppo “Essure-Problemi in Italia”, nonché una delle promotrici della manifestazione romana. Ha lanciato lei la pagina Facebook: Essure-Effetti collaterali e problemi”. L’Espresso l’ha sentita: «Siamo circa 250 donne. Ci siamo messe in contatto via Facebook per segnalare sintomi e problemi fisici avuti in seguito all'impianto del prodotto. Trenta di noi, anche se non hanno riscontrato indizi su di loro, lo tengono comunque sotto controllo. Altre 78 l’hanno rimosso e tutte – tranne cinque – sono rinate, sono tornate a condurre una vita normale. Chi non c'è riuscita è perché, sfortunatamente, ha scoperto la presenza di frammenti di metalli Essure in altre parti del corpo». Proprio così. Lo ha dimostrato uno studio della Fda, l’ente americano regolatore dei device medici. I micro-inserti Essure in poliestere, nichel-titanio, acciaio e lega per saldature si possono muovere, spostarsi qua e là, scatenando anomali eventi di migrazione: 1101 nell’utero, 41 nel fegato e 29 nell’appendice, secondo quella ricerca.

In Italia sono stati commercializzati 7 mila dispositivi, ma, continua Cavalida, “non conosciamo quanti di questi sono stati innestati. Quindi il fenomeno potrebbe colpire molte più donne che hanno dei malesseri, ma senza collegarli a Essure. Alcune, forse, credono siano i normali effetti di una menopausa: ma non è assolutamente vero».

Il gruppo italiano si è raccordato con altri movimenti internazionali, specialmente in Francia dove nel 2016 è stata costituita Resist, un’associazione che ha censito 2881 vittime di Essure su un bacino di 175 mila donne. La sua presidente Emilie Gillier sarà a Roma domenica, insieme ad altre iscritte, per documentare i risultati della sua attività, grazie anche all’apporto di alcuni deputati dell’Assemblea nazionale di Parigi.
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Ma in questa vicenda il nostro ministero della Salute come si è comportato? Giulia Grillo, dei 5S, fino a poche settimane fa ministro, aveva promesso in febbraio di organizzare un incontro per fare chiarezza. Incontro che non c’è mai stato. Come non c’è mai stata una risposta alla prima mail inviata da Annabel Cavalida il 21 maggio, seguita da una raccomandata dieci giorni dopo e, di nuovo, da altre due mail, il 19 e 20 luglio. Ed è così che in agosto si è fatta strada l’idea della dimostrazione di piazza Esquilino, per appellarsi alla coscienza del successore della Grillo, nominato nel frattempo, Roberto Speranza. Per ottenere che cosa? “La creazione di un protocollo d'espianto, un vademecum da inviare a tutti i chirurghi e i ginecologi per insegnare loro come espiantare Essure». La spirale, infatti, è studiata apposta per installarsi nelle tube che collegano le ovaie all'utero, cicatrizzandosi insieme a questo condotto: «L'unico modo per eliminare Essure è levare l'intero utero, ovaie comprese. Ma, senza un protocollo, i medici possono intervenire come meglio credono, in alcuni casi facendo rimozioni parziali, non risolutive».

Domenica, in piazza Esquilino, ci sarà un medico, Gian Luca Bracco, direttore di ginecologia all'ospedale di Lucca, che insieme ad un altro dottore, Matteo Crotti, ginecologo dell'Ospedale di Carpi, sarebbe disponibile a indicare le linee guida del protocollo. Rimarca Annabel: «Il cambio al vertice del ministero della Sanità ci preoccupa. Per questo ci rivolgiamo al nuovo ministro Speranza, augurandoci che mantenga l'impegno preso dalla ministra Grillo”.

Ma non è, questa, l’unica richiesta. È importante realizzare anche una mappatura del fenomeno, identificare tutte le donne esposte alle insidie di Essure. La signora Cavalida aggiunge: «Sappiamo che un laboratorio privato è disponibile ad analizzare la composizione di Essure, per individuare l’elemento responsabile dei nostri disturbi. Vogliamo andare a fondo, capire che cosa dà origine a quelle sintomatologie». Insomma, Bayer ascolti queste invocazioni d’aiuto e intervenga.
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Finora però il colosso tedesco rilascia all’Espresso soltanto la seguente dichiarazione: “La salute e la sicurezza dei pazienti che fanno affidamento sui nostri prodotti è per noi la principale priorità. Il profilo favorevole benefici-rischi di Essure rimane invariato. Continuiamo a sostenere l’efficacia e la sicurezza del prodotto, che sono stati dimostrati da un ampio numero di studi, sostenuti da Bayer e da ricercatori indipendenti: tra questi sono inclusi oltre 40 studi pubblicati, che hanno coinvolto più di 200.000 pazienti negli ultimi 20 anni. Le donne che al momento hanno adottato Essure possono continuare ad utilizzare con sicurezza il dispositivo e non dovrebbero preoccuparsi. Se una donna con Essure ha dubbi o domande sul dispositivo dovrebbe discuterne con il proprio ginecologo”. Papale, papale. Ovviamente, tutto questo vale per il passato, perché ormai Essure non può più essere utilizzato, come abbiamo già scritto.
[[ge:espresso:inchieste:1.328947:article:https://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/11/23/news/implant-files-protesi-e-dispositivi-difettosi-segnala-o-denuncia-la-tua-storia-1.328947]]
Eppure, domenica, in piazza Esquilino, insieme a donne inviperite, alle T-shirt gialle e a cartelloni tipo “Essure mi ha portato via un organo sano”, nello stile del film Oscar “Tre manifesti a Ebbing”, rimarrà sullo sfondo una grande incognita. Che potrebbe essere sciolta se si potesse avere, grazie a studi di laboratorio, come Annabel Cavalida auspica, “una conferma scientifica sulla pericolosità di Essure. Allora Bayer dovrebbe farsi carico anche dei costi che la sanità pubblica si è accollata per l'impianto e l'espianto del device». Vale a dire, 2.500 euro per l'impianto e tre volte tanto per l'espianto.

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