Trasformare il palcoscenico in mare. Da Arona a Siracusa, registi e scenografi lasciano lo stesso messaggio: in fondo siamo tutti naufraghi
Sarà felice Ezio Frigerio, storico scenografo di Giorgio Strehler, nel vedere che, a quasi 40 anni dal Falstaff, quella sua geniale intuizione di trasformare il palcoscenico in una piscina piena di acqua sta contagiando festival, rassegne, stagioni teatrali. Barche che avanzano trasportando musicisti e danzatori, attrici con gli anfibi che attraversano il palco a grandi falcate, attori pronti a tuffarsi per raggiungere il punto dal quale declamare le proprie battute. Affascinante. Mica facile, però, riempire d’acqua un teatro o allestire uno spettacolo nel bel mezzo di un lago, né recitare stando immersi in una piscina.
Ne sa qualcosa Dacia Maraini, direttrice artistica del Festival di Teatro sull’Acqua di Arona, quest’anno alla sua nona edizione (dal 3 all’8 settembre), un festival che utilizza l’acqua del Lago Maggiore come palcoscenico e l’antico porto di Arona, una specie di anfiteatro naturale, come platea. Cosa significa esattamente? Che la graticcia del palco viene sistemata sul fondo del lago, senza nessuna piattaforma galleggiante, che i sub si improvvisano macchinisti teatrali (nuot-attori) e che i pescatori locali allestiscono delle vere e proprie coreografie sull’acqua (rem-attori).
«È talmente forte il legame fra la città di Arona e il Lago Maggiore che la scelta di trasformare il lago stesso in un palcoscenico è stata del tutto naturale», racconta Dacia Maraini: «Quando Luca Petruzzelli mi ha portato ad Arona per la prima volta - con lui avevo già collaborato quando dirigevo il Festival di teatro di Gioia dei Marsi, poi chiuso per mancanza di finanziamenti - non ho avuto dubbi sulla scelta del lago come palcoscenico. Da allora ogni volta che c’è il Festival, tutta la città partecipa all’organizzazione, con l’aiuto di un sindaco (Alberto Gusmeroli, stavolta leghista), che ha sempre rinnovato la sua fiducia verso la manifestazione».
Ma cosa ha di diverso uno spettacolo sull’acqua? «È tutto molto più suggestivo», continua la scrittrice: «Le barche arrivano sul lago trasportando attori e musicisti e i pescatori si esercitano a lungo prima di presentare al pubblico una vera e propria coreografia realizzata con le loro barche. Quest’anno il tema del Festival sarà la poesia, che attraverserà tutti gli eventi, compreso lo spettacolo sull’acqua, “Concertazione per elementi”, non un vero e proprio testo teatrale ma una scelta di brani poetici, da Dickinson a Borges, con la regia di Monica Maimone». Ogni anno il Festival di Arona coinvolge circa 150 volontari, dal 15 ai 99 anni. Due esempi simili, all’estero, sono il Bregenz Festival, in Austria, dove ogni estate viene allestito un palcoscenico galleggiante nel lago di Costanza, e il Teatro delle Marionette di Hanoi, in Vietnam, con pupazzi nel lago di Hoan Kiem che fanno rivivere antiche leggende.
Ma anche in Italia sono in tanti ad aver scelto di allestire i propri spettacoli tra le onde del mare. Mimmo Borrelli, per esempio, conosciuto dai più per lo spettacolo teatrale “Sanghenapule” con Roberto Saviano, ha portato di recente gli spettatori di Efestoval (il festival itinerante da lui diretto nei Campi Flegrei) sulla piccola spiaggia di Torregaveta, all’alba, fra barche da pesca e attori che raccontavano la storia di due zingarelle annegate in mare (“Memorie e versi dei Campi Flegrei”). A Stromboli, nell’edizione 2019 della Festa del Teatro EcoLogico, perfino il pubblico è arrivato dal mare per raggiungere la spiaggia di Ginostra e ascoltare i racconti di una pescatrice delle isole Eolie (“Mare”, di e con Francesca Pica, con la supervisione di Elena Bucci).
E in uno degli ultimi spettacoli di Mario Perrotta – “Lireta - a chi viene dal mare”, tappa finale di quel bellissimo progetto dedicato ai migranti che fu “Versoterra” – Paola Roscioli raccontava da una pedana in mezzo al mare la vera storia di Lireta Katiaj, sbarcata in Italia dall’Albania a bordo di un gommone e autrice del “Diario” finalista al Premio Pieve Saverio Tutino 2012. In tutti questi casi, l’acqua non è un semplice elemento scenografico, ma è parte della storia stessa.
Nel nuovissimo spettacolo di Elena Guerrini, invece, a mollo ci sono finiti gli spettatori. Obbligatorio presentarsi in biglietteria muniti di costume da bagno, da infilare in comodità in apposite cabine. Perché “Archeologia del coraggio” si può dire che sia un’opera acquatica totale, con attori e spettatori tutti uguali in mezzo al mare. E questa scelta non è solo un riferimento ai naufragi, ma al bisogno di essere accolti per imparare ad accogliere. Tra la “sposa del mare” e i 26 spettatori galleggiano tavole di legno su cui sono scritti i testi, zattere di salvezza grazie alle quali rinascere è possibile. Lo spettacolo dell’attrice maremmana, con la musica dal vivo di Papi Thiam, ha debuttato questa estate al Festival Inequilibrio di Castiglioncello (Bagni Ausonia) e a settembre inizierà la tournée invernale in piscina. Ecco le date più vicine: 1 e 2 settembre Hotel Atlantide di Castiglioncello (Livorno), 28 e 29 settembre Sasseta Alta agribenessere (Grosseto), Festival A veglia Teatro del baratto.
Ma a proposito di piscine, come non ricordare il Sirenetto dell’edizione 2017 di Santarcangelo? Il Festival del teatro di piazza affidò a Merman Blix il compito di insegnare al pubblico come essere liberi di nuotare anche con una coda in silicone. Il messaggio era chiaro: mai rinunciare ad essere se stessi. Quest’anno il Festival di Santarcangelo ha invitato il suo pubblico in piscina, quella olimpionica di San Marino, per assistere a uno spettacolo di nuoto sincronizzato diretto da due coreografi spagnoli, Pablo Esbert Lilienfeld e Federico Vadmir Strate Pezdirc, a cui è stata affidata l’apertura dell’edizione 2019 con “Dragons rest your head on the seabed”, fusione di danza, sport e fantascienza. Un dragone marino ha chiuso così il triennio del Festival narrato da creature mitiche: il sirenetto, l’unicorno, il dragone.
Ma se la vasca d’acqua va creata dal nulla, dentro il teatro, la sfida diventa ancora più difficile. I risultati, però, sono di grande effetto, come ha dimostrato Davide Livermore, che per la sua “Elena” di Euripide, andata in scena questa estate al Teatro Greco di Siracusa, ha messo a mollo tutti gli attori, muniti di anfibi per potersi spostare nello specchio d’acqua del palcoscenico. Lì si è consumato il “naufragio della memoria” con Elena (Laura Marinoni, glamour e ironica) impegnata a raccontare la sua verità, e cioè che non fu lei a scatenare la guerra di Troia ma un fantasma con le sue sembianze. Nel frattempo, tutto il palcoscenico suonava, come uno strumento musicale attivato dai piedi al tocco dell’acqua (musiche originali di Andrea Chenna).
Tanto per avere un’idea della complessità dell’allestimento, 39 i tecnici, macchinisti e aiuti scenografi coinvolti, per uno specchio d’acqua di 600 metri quadrati. Sul palco dell’Operaestate Festival di Bassano del Grappa, le vasche acquatiche si sono moltiplicate in “Muljil 2” della compagnia coreana Elephants Laugh, che ha creato una cabina trasparente colma d’acqua per ogni attrice immersa fino al collo. Ciascuna di loro ha raccontato la storia delle Haenyeo, le donne sub di Jeju Island che si tuffano in mare per raccogliere molluschi, sfidando la vita. L’acqua, in fondo, è questa: vita. E il gioco di specchi del teatro continua.