L’identificazione totale tra leader e partito obbliga alla propaganda permanente. Per questo immaginare una svolta del leader della Lega è come credere all'Isola che non c'è

Matteo Salvini
Che animale è la Lega per Salvini Premier? Spesso quando si discute di politica, quando ci si interroga su ciò che accade e cosa invece potrebbe altrimenti accadere, si compie l’errore di prescindere dalla natura dei protagonisti. Si proiettano i propri desideri sul tale leader o il tale partito e si ragiona su ciò che dovrebbero fare, come se chiunque e qualunque organizzazione potessero intraprendere qualunque via, senza limiti. E invece i limiti ci sono, eccome, e hanno a che fare con ciò che un leader o un partito “sono”.

La Lega, dopo il congresso straordinario dei giorni precedenti le festività natalizie, ha fornito un riconoscimento formale all’ulteriore processo di personalizzazione, rispetto alla Lega Nord di Bossi, impresso dalla segreteria di Matteo Salvini. La vecchia Lega assume sempre di più la forma della bad company e apre definitivamente la strada alla nuova Lega. La quale possiede nientemeno che il nome del suo leader. Ciò che Berlusconi aveva fatto per le campagne elettorali, designare la lista con il proprio nome, Salvini replica per la propria “campagna permanente”. In ogni momento il partito è un partito per “Salvini Premier”, quella è la “mission” dell’organizzazione. Si potrebbe quasi ipotizzare che la strada intrapresa abbia prodotto il passaggio da un partito personalizzato a un partito (quasi) personale. Il quasi sta a ricordare che nel trasloco dall’una all’altra Lega si muoveranno pezzi della Lega territoriale. Ma che forza potranno avere nella Lega nazionalizzata e personale il cui traino è l’artefice e (per ora) garante della forza elettorale?

La nuova Lega non ha altro volto che quello di Salvini. Il volto mediatizzato, spettacolarizzato, ubiquo - dai social alle piazze - di Salvini. E si esprime attraverso la parola di Salvini, orgogliosamente populista, unica interprete della volontà popolare. La cifra della Lega per Salvini Premier non può dunque essere altro che la cifra dello stesso Salvini, che a sua volta fonda la propria forza sulla mobilitazione continua, il surriscaldamento costante del dibattito pubblico, la perenne divisione del mondo in forze del bene e forze del male, la periodica evocazione di complotti ai danni del popolo, vessato da malvagie élite al soldo di poteri più o meno oscuri. Tout se tient : estrema personalizzazione, nazionalizzazione, messaggio manicheo e surriscaldato, consenso nell’opinione pubblica. Salvini, la Lega per Salvini Premier, i fan scatenati sul web, le piazze plaudenti e le signore commosse costituiscono una sorta di corpo unico.

Politica
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Questa è la “natura” della Lega per Salvini Premier, del salvinismo. Un tale “animale” non potrà che comportarsi secondo certi schemi. Non potrà rinunciare al suo messaggio radicale e populista, né tantomeno allo stato di eccitazione permanente. Pena la perdita del consenso, obiettivo supremo e pressoché esclusivo. Al tempo stesso non potrà che assumere posizioni mutevoli, anche con modalità improvvise, e incoerenti, poiché la linea è sempre in capo al leader e ai suoi umori, detentore del bene supremo: la capacità di attirare sostegno e voti. Il leader, anche se non prevediamo nel breve periodo, potrebbe perdere forza e popolarità. Ma a questo punto della storia trascinerebbe probabilmente con sé la propria creatura. Altri potrebbero prenderne le redini, forse. Altri più moderati e equilibrati. Ma con il consenso decimato.

Il salvinismo, ripetiamo, è dunque questo corpo complesso dove ogni pezzo partecipa del tutto e consente il successo presso l’opinione pubblica. Il salvinismo non può che essere così. Pensarlo più moderato, capace di abbandonare l’attitudine anti-sistema, la propaganda urlata e politicamente scorretta e di adottare linee coerenti, costanti e ragionevoli, significa pensare l’isola che non c’è. La destra italiana con Salvini non potrà che essere una destra illiberale e di mobilitazione permanente. Lungi dall’essere ”problem solver” (risolutrice di problemi) non potrà che essere creatrice e sfruttatrice di problemi. Perché questa è la sua natura. Il resto sono pii desideri.