
Armato di carta e penna, Henderson scrisse al Consiglio una lettera pretendendo che, accanto alle due sopra menzionate, venisse insegnata anche la teoria pastafariana sull’origine dell’universo, e minacciando in nome del principio di non discriminazione azioni legali nel caso la sua richiesta non fosse stata accolta. Nella lettera Henderson, accludendo anche un disegno esplicativo, spiegava che i pastafariani credono che il mondo sia stato creato dal loro Dio, il Prodigioso Spaghetto Volante, e che tutte le schiaccianti prove scientifiche che convergono a sostegno della teoria dell’evoluzione di Darwin non siano che intenzionali interventi del Prodigioso, che si diverte a farci credere che le cose stiano in questo modo (il perché è un mistero della fede). Da allora i pastafariani hanno deciso di non voler più tollerare trattamenti discriminatori.

Sebbene i fedeli del Prodigioso, come ci spiega Scialatiella Piccante I, Pastefice massima (chiamata anche Pappa) della Chiesa Pastafariana Italiana (Cpi), siano dell’idea che la religione debba essere una questione privata e che lo Stato debba essere pienamente laico, fino a quando le altre religioni godranno di una condizione privilegiata, i pastafariani pretenderanno almeno pari trattamento. A questo scopo un gruppo di fedeli italiani nel 2014 si è riunito in una formale Associazione religiosa: «È il primo passo», spiega la Pappa italiana, «per poi assumere la personalità giuridica e fare tutto ciò che occorre per chiedere l’Intesa allo Stato: vogliamo l’8 per mille, il liscafisso accanto al crocifisso nelle scuole, i cappellani pastafariani nelle carceri e negli ospedali».
Diversi sono i casi di discriminazione di cui i pastafariani sono vittime. Nella maggior parte degli Stati al mondo, per esempio, non è consentito indossare copricapi nelle foto dei documenti ma molto spesso la legge prevede delle deroghe per motivi religiosi a questo divieto. Così ebrei, sikh, musulmane possono indossare la kippah, il turbante o l’hijab su passaporti, carte d’identità e patenti. E perché i pastafariani non possono invece indossare il loro copricapo sacro, lo scolapasta rovesciato? D’altro canto in uno Stato laico è difficile individuare dei criteri oggettivi per stabilire chi ha diritto di accedere a simili deroghe e chi no. E proprio giocando sulle ambiguità di uno Stato che davvero laico non è, alcuni pastafariani sono riusciti a ottenere il permesso di apparire sul documento d’identità con uno scolapasta in testa, come qualche anno fa Lindsay Miller in Massachusetts, mentre analoga richiesta di un pastafariano olandese è stata recentemente respinta perché l’Alta Corte dell’Aia non ha riconosciuto il pastafarianesimo come religione. Eppure, oltre ai già menzionati simboli sacri, come tutte le religioni che si rispettino il pastafarianesimo ha le proprie credenze, i propri riti, i propri ministri di culto, il proprio codice morale.
Per essere pastafariani non è necessaria nessuna conversione, né tantomeno essere iscritti all’Associazione, «ma chi vuole risvegliare il proprio pirata interiore», spiega Scialatiella Piccante I, «lo fa tramite il pastezzo , un rito di iniziazione celebrato da un ministro di culto, durante il quale il fedele sceglie un nome pastafariano e con il quale viene accolto nella comunità» (la quale comunque, è bene precisare, accoglie tutti, pastezzati e non). C’è poi anche il pastrimonio (anche questo del tutto facoltativo) con il quale si riceve la pennedizione sulla propria famiglia, rigorosamente tradizionale. È com’è la famiglia tradizionale pastafariana? «È quella nella quale», spiega la Pappa, «due o più persone, di sesso uguale o diverso, purché maggiorenni e consenzienti, decidono di stringere un legame basato sull’amore, la parità, il rispetto reciproco». E a difesa della famiglia tradizionale pastafariana, minacciata da sessismo e omofobia, da qualche anno la Cpi invita i suoi fedeli a delle teglie di preghiera nelle piazze delle città: le cosiddette Tagliatelle in piedi .
Questo atteggiamento di grande apertura è la cifra del pastafarianesimo: persino gli “Otto Condimenti” rivelati dal Prodigioso al suo profeta Henderson e contenuti nel “Libro del Prodigioso Spaghetto Volante”, il testo sacro del pastafarianesimo, sono più degli inviti a vivere meglio lo spirito del pastafarianesimo che degli ordini. «Perché il Prodigioso Spaghetto Volante», è ancora Scialatiella Piccante I a parlare, «non impone, non giudica, non comanda, ma consegna ai suoi fedeli dei suggerimenti per comportarsi da buon pastafariano». Il modello a cui i fedeli si ispirano (anche nell’abbigliamento) è il pirata, non quello che ruba e depreda, ma quello che va alla scoperta del mondo con curiosità e apertura, quello che non ha la verità in tasca, che non ha un rigido elenco di regole a cui attenersi, ma che insieme alla sua ciurma negozia continuamente le norme della convivenza, quello che è sempre in cerca del tesoro, quello che si gode la vita, perché la vita merita di essere goduta fino all’ultimo istante.
Sebbene il proselitismo non faccia parte del dna di questa religione, la Chiesa pastafariana intende comunque dare il suo contributo al progresso della società con alcune iniziative. La più recente è la campagna “Dioscotto”, con la quale la Cpi ha aderito alla campagna internazionale “#endblasphemylaws” per l’abolizione delle leggi sulla blasfemia in tutto il mondo. In Italia la blasfemia non è più un reato penale ma viene comunque punita con un’ammenda. «E questo», spiega Scialatiella Piccante I, «rappresenta una forte limitazione della libertà di espressione, specialmente per gli artisti».

Ma vi offenderete anche voi se qualcuno bestemmia il vostro Dio, no? «Ma figuriamoci, noi non ci offendiamo per nulla! Semmai ci facciamo una risata, che non fa mai male. E neanche il Prodigioso si offende: francamente, se ne infischia. D’altro canto, se volesse difendersi da una qualche accusa o insulto, ha tutti i poteri per farlo, non c’è nessun bisogno che ce ne occupiamo noi. Per questo nella nostra campagna abbiamo usato quella che sarebbe la peggiore bestemmia per il Dio dello Spaghetto Volante: Dioscotto! Il nostro Dio ci invita a non prenderci (e a non prenderlo) troppo sul serio, per questo usiamo spesso l’ironia. Ed è questa la buona novella che noi annunciamo al mondo».
Il pastafarianesimo potrebbe essere definito un monoteismo “debole”: ha un solo Dio, sì, ma è un Dio fallibile, disinteressato, giocherellone, sempre un po’ brillo e un po’ gianburrasca, mai geloso e meno che mai vendicativo, indifferente alla fede degli umani, i quali sono dunque chiamati a rispondere esclusivamente alla propria coscienza. Sono in parecchi però a pensare che non sia una “vera” religione ma solo una boutade, una provocazione. E in effetti tutto il vocabolario pastafariano, che sembra fare il verso a quello della tradizione cristiana, indurrebbe a pensarlo. «Sono solo illazioni», risponde la Pappa, «È naturale che provenendo dallo stesso ambiente linguistico abbiamo dei termini simili, e poi la nostra religione è una delle più antiche del mondo per cui non ci sorprende che altri ci abbiano imitato. Il motivo per cui in molti pensano che sia il contrario è legato al fatto che noi per molto tempo abbiamo vissuto la nostra fede in privato. Ma noi, come il nostro Dio, non siamo né invidiosi né suscettibili: se gli amici di altre religioni si ispirano ai nostri sacramenti e al nostro vocabolario, non possiamo che esserne felici, Ramen ».
Adesso che il pastafarianesimo si sta diffondendo e strutturando iniziano anche a sorgere problemi di interpretazione della parola di Dio. Per questo la Pappa italiana ha deciso di convocare il Primo Concilio della Chiesa Pastafariana mondiale, che si terrà a Roma in primavera. «A partire da un problema di traduzione di uno degli otto condimenti», spiega, «ci interrogheremo su quanto la traduzione incida sulla tradizione ». Questione annosa, che assilla un po’ tutte le religioni. Il Concilio sarà anche l’occasione per un confronto tra le Chiese Pastafariane diffuse nel mondo, per esplorare i diversi modi di vivere e applicare il pastafarianesimo. D’altro canto, paese che vai, religione che trovi.