Un disegno di legge dei 5 Stelle mette a rischio il sistema di chiamate urgenti basato su infermieri e volontari
Nella martoriata Lombardia, dove quasi tutto è andato storto, dai ritardi nella chiusura delle aree più colpite della bergamasca, all’assenza della medicina territoriale, agli scandali che hanno investito i vertici della Regione, agli ospedali in affanno, fino al flop della fornitura dei vaccini, ad aver tenuto botta è stata, indiscutibilmente, l’
Azienda Regionale Emergenza Urgenza, l’Areu, un’eccellenza nazionale che ora una proposta di legge al Senato intende impallinare. Si vuole passare a un diverso modello di gestione del 118, basato sulla professionalità medica anziché su quella di infermieri e volontari, sul ritorno alla possibilità di chiamata diretta al 118 - di fatto depotenziando il Numero di Emergenza Unico Europeo, il 112 -, sulla provincializzazione del servizio di urgenza che verrebbe legato alla medicina di territorio, anziché rappresentare un prolungamento del pronto soccorso ospedaliero. Di questa riforma, il ddl 1715, presentata dalla senatrice pentastellata Maria Domenica Castellone, si parla da circa un anno, ma è da giugno che la proposta di legge ha subito un’accelerata.
Da allora si è scatenato un inferno di pareri e contro pareri, dal sapore prettamente lobbistico e politico, anziché entrare nel vivo dei numeri, della sostenibilità economica e dell’efficacia di un modello sull’altro. Di buono c’è però la consapevolezza che il sistema dell’emergenza urgenza, che risale all’inizio degli anni ‘90, frazionato in decine di modelli, alcuni regionali, altri provinciali, necessita di una revisione complessiva, in cerca di un minimo comune denominatore organizzativo e gestionale da applicare a livello nazionale, capace di dare risposte omogenee e di qualità a tutti.
La riforma Castellone è stata ispirata dal medico tarantino Mario Balzanelli, alla guida della Società Italiana Sistema 118, che intende strutturare il nuovo 118 su base provinciale, proponendo un grande investimento nei sistemi di geolocalizzazione del chiamante, ma soprattutto imponendo l’assunzione a tempo indeterminato di un medico per ogni ambulanza e mettendo in secondo piano il ruolo dei volontari. Un modello che si rifà soprattutto ai sistemi in essere al Sud, profondamente diversi da quelli messi in campo da Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Lazio, che hanno puntato su una razionalizzazione dei costi e un’integrazione con i sistemi di emergenza dei pronto soccorso, da cui provengono medici e infermieri a bordo delle auto mediche e ambulanze, nonché sulla valorizzazione dei volontari, se non altro per una questione squisitamente economica. L’Areu lombarda ha 200 medici di urgenza (per capirci in Sicilia ce ne sono 350 e la metà della popolazione lombarda) e i volontari lombardi sono 25mila. Siamo sicuri che il sistema sanitario italiano abbia i soldi per assumere a tempo indeterminato così tante persone?
Dunque, contro la prima proposta del Ddl Castellone si è schierata la Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza, la Simeu, che ritiene quel modello obsoleto, perché penalizza gli infermieri specializzati, con anni di esperienza nei pronto soccorso e quindi in grado di intervenire a bordo di mezzi d’emergenza. L’ente è anche contrario allo smantellamento del numero unico 112, che oggi è applicato da mezza Italia e, per altro, è l’Europa ad aver imposto, pena il pagamento di salate sanzioni. Di più, nei mesi scorsi si è creato un gruppo di lavoro intersocietario, composto da otto associazioni di medici e infermieri che lavorano nell’emergenza urgenza, fra cui medici anestesisti, l’associazione scientifica Acemc per la medicina d’urgenza, l’associazione infermieri di area critica e altre ancora, che hanno presentato una proposta alternativa che prevede di far interagire medici, infermieri, soccorritori e mondo del volontariato, mettendo al centro la figura dell’infermiere del 118, percorsi di professionalizzazione che prevedano una formazione ospedaliera e un’implementazione del numero unico 112.
Che forma avrà il nuovo 118 lo si saprà fra non meno di tre mesi, nel frattempo la commissione Sanità del Senato ha avviato le audizioni per sentire i pareri di tutti gli stakeholder di competenza e dei sindacati. Seguirà un dibattito interno alla commissione, che produrrà una sintesi e un’effettiva riforma del 118. Sperando che, oltre ai pareri, qualcuno si presenti anche con qualche dato tecnico, perché la commissione possa scegliere il modello più performante, non quello più accomodante.