Opinioni
16 febbraio, 2020

Ma Boris Johnson non è un “buffoon”

Le stravaganze esibite del premier britannico possono trarre in inganno. È un tattico abile, opportunista, ma certamente non un politico mediocre

Boris Johnson, primo ministro britannico, è il disertore dall’Unione Europea. Un disertore legittimato democraticamente dalla maggioranza del popolo del Regno Unito. Il suo nome è legato alla prima mutilazione politica del Vecchio Continente faticosamente impegnato da sette decenni a rendere permeabili le frontiere, se non proprio a eliminarle. Così Boris Johnson resterà nella Storia per avere girato le spalle a un’entità ricca e fragile. Incompiuta, ma unica. E animata da nobili intenti, spesso trascurati. È stato ampiamente raccontato come con lui il Regno Unito si sia separato dai ventotto paesi rimasti legati al trattato che hanno sottoscritto. Anche il personaggio è stato raccontato con dovizia di particolari. E le sue qualità vanno riconosciute anche se non si condivide la sua linea politica. Il britannico The Economist pubblica in copertina una nave che naviga su una rotta sconosciuta. È il Regno Unito e Boris Johnson il timoniere invisibile.

Il personaggio trae in inganno. Esibisce eccentricità che nascondono virtù. Non è una tattica, è un suo modo di essere che dura da tutta la vita. C’è chi l’ha definito un “buffoon”, perché imprevedibile. Nella sua imprevedibilità è a volte divertente, come di solito non lo è un uomo di governo. È stato un giornalista impetuoso al Times che lo ha licenziato e poi al Daily Telegraph, prima di tuffarsi in politica e diventare un efficace sindaco di Londra e infine un ministro con non poche qualità. Non assomiglia certo alla rigorosa Angela Merkel, anzi è l’opposto: ma, come la cancelliera, il disertore Boris Johnson è uno dei più accattivanti personaggi sulla ribalta politica europea, dalla quale si è adesso messo ai margini.

Quando David Cameron, allora primo ministro, promuove nel 2016 un incauto referendum sull’Unione Europea (incauto perché indetto dopo anni di austerità) per Boris Johnson, tory come Cameron, ma non suo alleato, si apre una larga breccia: e lui cavalca la rottura con l’Europa che, stando alle sue parole, ridarà al Regno Unito almeno in parte la gloria perduta. Comunque la libertà. Il paradosso è parte del fascino del personaggio.

Fin da ragazzo, studente a Oxford, Boris ha un’attenzione assidua per l’altro sesso. Con le sue stravaganze conquista Allegra Mostyn-Owen, un’italo-inglese, figlia di un critico d’ arte collaboratore di Bernard Berenson, celebre esploratore del Rinascimento, e di Gaia Servadio, scrittrice italiana. Allegra intimidisce i compagni per la bellezza, definita raffaellesca dai cronisti. Boris Johnson la sposa. Alla cerimonia di nozze si presenta senza pantaloni e senza scarpe. Questa è, perlomeno, la verità o la leggenda diffusa dai giornali popolari per illustrare la stravaganza del personaggio. Oltre ad andarsi a sposare in mutande, Boris Johnson è anche il migliore allievo nella facoltà di letteratura classica. E sarà l’autore di un libro sulla Roma antica. Ancora oggi, a 56 anni, sa recitare a memoria interi capitoli dei poemi omerici, durante le conferenze stampa. In questo modo vuole, forse, intimidire e dissuadere i giornalisti dall’interrogarlo sulla sua vita sentimentale. Il matrimonio con Allegra dura pochi anni; il successivo con un’altra compagna d’università, invece, un quarto di secolo, durante il quale nascono quattro figli. Le avventure intermedie sono numerose e spesso agitate. Oltre che pubblicizzate. Le liti tra Boris e le amiche del momento allarmano i vicini che capita si rivolgano alla polizia.

In un panorama europeo dominato da uomini grigi, mediocri, che occupano ministeri e parlamenti, i comportamenti bizzarri ritmano la vita privata di Johnson, ma non ne compromettono il forte impegno in quella pubblica. La snobistica sfrontatezza convive con l’abilità tattica. Per noi, pur non indifferenti al personaggio, non può comunque essere il politico ideale: è un conservatore che ha guidato il Regno Unito fuori dall’Unione Europea.

Secondo i detrattori (ma non ci sono le prove) Boris Johnson può essere un opportunista. Le calunnie lanciate contro di lui vanno in realtà declassate ad accuse che svaniscono dopo il voto. La recente trionfale vittoria elettorale è stata una doccia di voti assolutoria. L’ha lavato dei peccati veri o presunti. La maggioranza del paese era ed è con lui. Almeno per ora. La qualifica di “buffoon”, ormai rara, continua a farlo sorridere.

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