Già oggi tanti migranti finiscono in strada. Con danni e rischi non solo per loro. Una proposta per invertire la politica della non-accoglienza

Nello Sprar della Caritas a Chianche, in provincia di Avellino
Le politiche migratorie sviluppate negli ultimi anni stanno producendo conseguenze molto gravi, di cui dovremmo tutti preoccuparci, non solo i migranti.
Mentre si conferma in automatico il memorandum di accordi con una Libia ormai spaccata dalla guerra, dove i migranti, come i cittadini libici, sono costantemente sotto minaccia di violenze incontrollate da parte delle milizie che gestiscono il Paese, nel frattempo in Italia si è smantellato il sistema di accoglienza unico per richiedenti asilo e per rifugiati (lo Sprar) che era riuscito, tra tante difficoltà e complessità, a integrare accoglienza diffusa e inclusione nelle politiche degli enti locali, trasformandolo in un sistema (il Siproimi) confuso e non più unico, mentre nello stesso tempo si sono azzerati i servizi e i programmi di integrazione nei Cas, trasformati in semplici parcheggi, lasciando senza lavoro centinaia di operatori sociali (in gran parte giovani cittadini italiani) e per strada migliaia di migranti, colpiti anche dall’abrogazione del permesso umanitario.

Una vera e propria bomba sociale, in un Paese già ferito dalla crescita di tensioni di odio e discriminazione e dalle immutate conseguenze della crisi economica.

Decreti sicurezza
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Il tutto in un quadro di politiche migratorie europee che sembra destinato, anche con la nuova Commissione, a confermare la tendenza ad un inasprimento delle misure securitarie, senza rimettere mano né agli accordi con paesi terzi illiberali come Turchia, Egitto, Libia e non solo, né al sistema di Dublino (nonostante l’approvazione nella scorsa legislatura parlamentare della riforma, che però non viene accolta dal Consiglio dei Paesi membri e rimane quindi inapplicata) né all’apertura di vie regolari e sicure di migrazione, costringendo così le fasce più deboli della popolazione globale ad affrontare viaggi disumani controllati dalla rete sempre più forte di trafficanti e criminalità internazionale. Nulla sta poi facendo l’Europa per fermare le violenze delle polizie balcaniche europee, che continuano a reprimere e respingere con metodi disumani i migranti lungo la rotta orientale, dalle isole greche fino ai confini tra Bosnia e Croazia.

Di tutto ciò si è parlato al Forum Per cambiare l’ordine delle cose a Roma, l’ 8 e 9 febbraio.
Allo Spin Time e all’Esc a Roma si sono ritrovate oltre 150 persone da oltre 25 città, nella gran parte appartenenti a realtà attive da anni in progetti di accoglienza, di cooperazione, di ricerca. Ad unirle l’esigenza e la voglia di mettersi insieme e prendere parola affinché le politiche migratorie vadano in una direzione più sana non per i migranti, ma per il comune futuro di tutte le persone, autoctone e straniere, e soprattutto di quelle più schiacciate dall’aumento delle disuguaglianze nazionali e globali.

Da Gabriele del Grande a Mohammed Ba, da Elly Schlein a Antonio Calò, da Catherine Woolard di Ecre a Enrica Rigo, molti gli interventi che hanno accompagnato riflessioni e idee della due giorni, aiutando a tenere insieme elementi spesso tenuti separati nella discussione sul tema.
C’è una parola che nella sua forza polisemica e interrogativa aiuta sia l’analisi che l’azione proposta dal Forum: Visto.
Avete Visto cosa sta succedendo nelle nostre città come conseguenza dello smantellamento dello Sprar, dell’abrogazione del permesso umanitario, della criminalizzazione della solidarietà sociale?
Avete Visto come la chiusura di servizi sociali di integrazione e inclusione riguardi anche i cittadini italiani e soprattutto i giovani, le cui condizioni non migliorano e che sono sempre più costretti a emigrare?
Avete Visto cosa sta succedendo in Libia e nel Mediterraneo, dove tutto è lasciato in mano al potere sempre più dilagante e pericoloso di trafficanti e milizie?

Avete Visto le decine di migliaia di persone di origine straniera che ormai fanno parte indissolubile e necessaria della vita, dell’economia, della cultura italiana ed europea, ma a cui continuiamo a voler non riconoscere né la cittadinanza né diritti sociali e civili fondamentali?
Sapete che tutte le tensioni che stiamo vivendo sul tema migrazione da oltre 20 anni dipendono dal fatto che non diamo il Visto per viaggiare proprio a chi ne avrebbe bisogno?
Sapete che non dando il Visto per viaggiare in modo regolare, costringiamo tante persone a diventare prima illegali e poi, se sopravvivono, richiedenti asilo, anche se non lo vorrebbero?
Sapete che le “vecchie” pressioni migratorie (albanesi, rumeni, ucraini…) sono scomparse solo perché loro oggi non hanno bisogno del Visto per viaggiare?
Sapete che il Visto potrebbe essere negato - dalla nuova Inghilterra post Brexit ad esempio - anche ai vostri figli o a voi stessi, che avete sempre più necessità di muovervi?

Da queste domande vuole partire il lavoro che il Forum si propone di fare in tutta Italia nelle prossime settimane, sollecitato anche dai parlamentari intervenuti all’assemblea.

«Le conseguenze inaccettabili dei decreti sicurezza e degli accordi con la Libia ci sono più che evidenti, ma pur facendo parte della maggioranza parlamentare che sostiene questo governo non riusciamo a ottenerne l’abrogazione. Qui siete decine di persone competenti da oltre venti città, aiutateci a far pressione sociale e politica». Questo il chiaro messaggio portato al Forum da Paola Nugnes, Riccardo Magi e Laura Boldrini, le cui parole raccontano la difficoltà dell’attuale maggioranza, che, oltre ai problemi di relazione tra le varie forze politiche, si fonda anche sull’indubbia capacità con cui Salvini e alleati sono riusciti a convincere molti italiani che togliere diritti agli stranieri è una via per aumentare i loro interessi. Una convinzione distorta e pericolosa che oggi sembra impossibile smontare. Ma il Forum invece pensa sia possibile.

Per questo il Forum invita tutti coloro che vogliono partecipare a questa grande sfida a organizzare tra il 9 e il 23 marzo Forum territoriali nelle proprie città e regioni. Come? Scrivendo a info@percambiarelordinedellecose.eu, la segreteria che darà informazioni su come attivarsi in questa sfida urgente e centrale.