L'ad Simonini restituisce al mittente le accuse incassate con una lettera del 15 aprile. Secondo il manager della società pubblica è tutta colpa del Mit e del suo titolare Paola De Micheli. Accusati di passare carte riservate all'Espresso
Fra Anas e ministero delle infrastrutture non se le mandano a dire. Lo scontro esploso a pochi giorni di distanza dal crollo del viadotto sul fiume Magra sale di livello e coinvolge direttamente la ministra Paola De Micheli.
Dopo l
a lettera del 15 aprile anticipata dall'Espresso in cui la direzione generale strade, autostrade e sicurezza del Mit attaccava l'ad dell'Anas Massimo Simonini in due cartelle firmate dal dirigente del settore Antonio Parente, Simonini ha replicato il 20 aprile rivolgendosi al vertice del ministero di Porta Pia. I toni sono in tono con quelli di Parente, se non ancora più bruschi. «Devo mio malgrado registrare», scrive Simonini, «che questo è soltanto l'ultimo di una serie di atti negativi, volutamente e inutilmente conflittuali, frutto di un atteggiamento preconcetto rispetto al quale vano è stato lo sforzo da me profuso per ripristinare un rapporto ordinato e proficuo».
Nella sostanza, l'ad dell'Anas rinfaccia a De Micheli il mancato avvio del tavolo tecnico di proroga della concessione Anas con effetti pesanti sui bilanci della società che dovrebbe chiudere il 2019 con un deficit considerevole dopo il piccolo utile (2 milioni di euro) del 2018.
Altra carenza grave imputata al Mit da Simonini è l'aggiornamento del contratto di programma 2016-2020 varato lo scorso luglio senza consultare Anas e ancora in attesa di approvazione da nove mesi.
Potrebbe bastare ma in coda c'è il veleno. Simonini accusa in modo per nulla velato la ministra e i suoi dirigenti di avere girato all'Espresso la lettera del 15 aprile, pubblicata il giorno dopo su questo sito. «La nota in arrivo, per la delicatezza dei temi trattati e per la tutela delle istituzioni, è stata da me subito secretata per cui sono certo che la fonte giornalistica non sia riconducibile ad Anas».
Com'è comprensibile, De Micheli non è stata contenta dell'attacco di Simonini in un momento molto delicato dell'attività governativa in cui bisogna risolvere le questioni complesse legate alla Fase 2 del Corona virus, con una concentrazione particolare di rompicapo nel settore dei trasporti.
La replica di Simonini, che è stato nominato dall'allora ministro Danilo Toninelli a ottobre 2018 e non è dunque in scadenza di mandato, sembra precludere la strada a ogni dialogo.
Nella società di via Monzambano, molto meno resistente alle secretazioni di quanto Simonini possa credere nonostante la sua pluridecennale esperienza interna, gira voce di un Gianfranco Battisti, numero uno di Fs e primo sponsor di Simonini, irritato dal conflitto.
Non è un particolare da poco. Anas è controllata al 100 per cento dal gruppo Ferrovie dello Stato dopo la fusione decisa dal precedente ministro delle infrastrutture democrat, Graziano Delrio (governo Gentiloni), alla fine del 2017.
L'imminenza di un'assemblea degli azionisti che potrebbe portare all'ordine del giorno, oltre che l'approvazione del bilancio 2019, anche la sostituzione anticipata di Simonini non è stata confermata ma nei corridoi dell'Anas è ripartito il totocandidati, dall'ex Consip Cristiano Cannarsa agli interni Ugo Dibbenardo e Dino Vurro.