Istruzioni per l’uso del nuovo film di Haifaa Al-Mansour, celebre per il suo esordio che era anche il primo film mai diretto da una saudita: “La bicicletta verde”, 2012, commedia irresistibile su una bimbetta scaltra che conduce una lunga battaglia per pedalare liberamente, cosa proibita nel suo paese, per giunta in compagnia di un coetaneo.
Otto anni dopo in Arabia le cose sono cambiate ma non troppo. La regista non ha dovuto girare il film all’alba, nascosta in un furgone per non insospettire le autorità. I cinema, a lungo chiusi, hanno riaperto. E le donne hanno ottenuto il permesso di guidare l’auto (dal 2018 per l’esattezza) ma non possono candidarsi a ruoli pubblici. O meglio possono farlo, ma a loro rischio perché la mentalità dominante le vuole relegate e nascoste dal niqab.
Da poco più di un anno infine possono uscire dal Paese, ma ai tempi in cui è stato girato il film occorreva l’autorizzazione di un maschio della famiglia.
Per questo, e per varie altre coincidenze, la giovane dottoressa del film, che vorrebbe andare a Dubai per un convegno ma non ha il permesso, decide di candidarsi al consiglio municipale. Non per difendere i diritti delle donne, come non si stanca di spiegare, ma «per qualcosa che riguarda tutti»: sistemare la strada di accesso all’ospedale in cui lavora, malandata e pericolosa.
Ovviamente è una mossa strategica. Già mal vista in quanto donna (uno dei suoi pazienti rifiuta addirittura di farsi visitare da lei), la dottoressa sa bene che una battaglia frontale è impraticabile. E affronta insulti, sarcasmi, resistenze di ogni sorta, nella sua campagna elettorale. Condotta, ironicamente, ispirandosi al tutorial del candidato repubblicano a governatore del Tennessee. Mentre il padre, musicista e neovedovo, gira il Paese in tournée con il suo gruppo seguendo con qualche senso di colpa sui social le mosse di quella figlia coraggiosa.
Scena chiave: l’irruzione della candidata, esasperata, nella saletta in cui alcuni elettori solo maschi la ascoltano in tv deridendola (comunicare via video fra sessi è permesso, in presenza no).
Anche se l’idea più bella di questo film un poco discontinuo ma appassionante sta proprio in queste due battaglie parallele, quella della figlia per la libertà e quella del padre per la bellezza (anche la musica non è amata dagli ultraortodossi) che forse sono una battaglia sola.