Il Movimento 3V, “vaccini vogliamo verità”, rimane confinato sotto l’uno percento nelle grandi città, ma entra nei consigli comunali a Trieste e Rimini. Italexit di Gianluigi Paragone in bilico a Milano

Vaccini vogliamo verità. Sciolto l’acronimo, risulta ancora più esplicito l’obbiettivo del Movimento 3V. Nato nel 2019 come il più classico dei partiti complottisti, contro il 5G, la globalizzazione e i vaccini, nella pandemia Covid ha trovato un’occasione più unica che rara: poter attingere dal bacino dei contrari, degli scontenti, degli arrabbiati. In un continuum che va dallo scetticismo alla convinzione di vivere in una dittatura sanitaria, fino alla teoria, accarezzata dal capo del Movimento e candidato sindaco a Roma Luca Teodori, di un complotto orchestrato dai governi volto a ridurre la popolazione tramite i vaccini.

 

Il suo ex leader, il medico veterinario Mario Girotto, “orgogliosamente complottista” era «sicuro del fatto che non può essere credibile la spiegazione ufficiale, quella secondo cui il Covid, in soli 6 mesi, avrebbe fatto il salto di specie dai pipistrelli all’uomo».

 

In queste elezioni amministrative hanno candidato otto rappresentanti nei comuni di Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino, Ravenna, Trieste e Rimini. Gran parte della campagna elettorale è stata centrata in una lotta contro il green pass, i vaccini - «terapie geniche sperimentali», la dittatura sanitaria e, in generale, ogni misura proposta dal governo.

 

«Eleggetemi Sindaco e potrò togliere con un’ordinanza, come massima Autorità Sanitaria del territorio, tutte le misure restrittive illegittime ed incostituzionali. Non temo nulla». Questa la promessa fatta da Ugo Rossi, candidato a Trieste. Il Movimento 3V qui ha preso il 4,46 per cento, e la sua lista sarà quindi presente nel Consiglio comunale. Anche a Rimini, Matteo Angelini ha superato il 4 per cento.

 

Non è andata altrettanto bene nelle grandi città. Teodosio De Bonis a Milano si è fermato allo 0,46. Proporre nella capitale economica italiana e punto di raccordo con l’economia internazionale l’abolizione del bancomat non è stata una scelta vincente. De Bonis aveva indetto una petizione per favorire i negozi che facevano pagare solo in contanti: hanno aderito in tre. Contro il vaccino, perché «rifiuto di farmi iniettare Dna estraneo nel mio corpo».

 

Anche Luca Teodori, a capo del partito e organizzatore di molte manifestazioni contro il Green Pass e il vaccino, «strumento del controllo sociale», e la dittatura sanitaria, a Roma non ha raggiunto l’1 per cento. La stessa sorte è toccata a Paolo Alonge (Torino), ingegnere, Business&life Coach, anche lui contrario al pagamento contro le carte di credito. Nel suo programma elettorale, per «la tutela del benessere sociale e la salute psicofisica», veniva proposta l’istituzione di una moneta locale.

 

A Napoli, Giovanni Moscarella ha affermato in un’intervista televisiva che ci troviamo «in una pseudo-pandemia. Per quanto possa sembrare un elemento avulso da altre problematiche, è il perno principale che dobbiamo risolvere».


Se poi a Ravenna Emanuele Panizza (che ha sfiorato il 3 percento) rimane sobrio nell’affermare che «ci sono troppi punti oscuri nella vaccinazione contro il Covid» - anche se li considera «terapie geniche sperimentali», Andrea Tosatto, aspirante primo cittadino di Bologna, è più schietto: «Andatevi a fare un’altra pera», esortava sul suo profilo Facebook. In occasione dell’aggressione del “redento” Matteo Bassetti, ridicolizzò l’accaduto. Laddove il figlio del direttore dell’Unità clinica malattie infettive dell’Ospedale S.Martino di Genova dovette cambiare casa per lo spavento.

 

Il grande competitor del Movimento 3V sui temi della contrarietà al Green Pass e al vaccino e all’anti-globalizzazione è stato Italexit. Lo stesso Teodori ha attaccato il fondatore del Partito, il senatore Gianluigi Paragone, accusandolo di essere un sovranista infiltrato nel sistema.

 

Italexit, a partire dall’ex 5S che si è presentato a Milano e per un pugno di voti forse non potrà accedere al Consiglio comunale – la soglia di sbarramento è al 3 percento e lui si è fermato al 2,99 – ha candidato esponenti in varie città.

 

Tra questi Ivano Verra, a Torino, fermo allo 0,84 percento. Pensa che Raffaella Carrà sia morta a causa del vaccino e che «c’è chi è pronto a baciare i malati di covid per contratte il virus pur di non sottoporsi all’iniezione». Carlo Vivarelli, a Grosseto (1,47 percento), non solo è contrario al governo Draghi e alle sue disposizioni, prerogativa per stare nel partito. Pensa anche che «le persone omosessuali e cose del genere non facciano parte della normalità». A Bologna Italexit ha sostenuto insieme a “Bologna forum civico” Stefano Sermenghi, fermo al 2 percento. A Ravenna Veronica Verlicchi, appoggiata da altre quattro liste, è riuscita a prendere il 3,86 percento dei voti.