I documenti dell’inchiesta internazionale di Icij e L’Espresso svelano i segreti e i patrimoni dei potenti della terra

Il primo giugno scorso Carlo Ancelotti, ha lasciato l’Everton nella Premier League inglese per tornare sulla panchina del Real Madrid, che aveva già allenato tra il 2013 e il 2015. Tempo 48 ore e il 3 giugno l’Agencia Tributaria, l'agenzia delle entrate spagnola, sequestra un milione e 420 mila euro al nuovo allenatore dei blancos. L’accusa: aver omesso di versare al fisco i compensi ricevuti in Spagna nel 2014 e nel 2015. Le indagini della Fiscalia, cioè la Procura di Madrid, sono riassunte in un comunicato del giugno 2020 dove si spiega che con un contratto del 1° luglio 2013 Ancelotti aveva solo “apparentemente” trasferito per 10 anni i suoi diritti d’immagine alla società Vapia Limited delle British Virgin Islands, incassando 25 milioni di euro. Il giorno dopo, il 2 luglio, l’allenatore italiano si era visto assegnare dalla Vapia limited la delega per la gestione di quegli stessi diritti d'immagine per la cifra simbolica di un euro. I termini del contratto sono cambiati più volte e il 4 di luglio è entrata in scena anche una seconda società: non più Vapia Limited, ma Vapia LLP, una sorta di srl.

 

I documenti dei Pandora Papers, che si aggiungono alle carte depositate al registro societario inglese, illuminano la storia di queste sigle anonime legate a uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio. Vapia LLP, fondata il 4 ottobre 2013, appena tre mesi dopo l'arrivo di Ancelotti a Madrid, ha sede a Londra, mentre l’omonima Vapia limited è stata costituita alle British Virgin Islands e ha come beneficiario (UBO, cioè ultimate beneficial owner) proprio Carlo Ancelotti.

 

Fino al 2020, Vapia LLP viene qualificata negli atti come “dormant company”, inattiva. Business? Zero. E quindi redditi zero. La società londinese viene anche definita “nominee”, una fiduciaria, specializzata in atti riservati. Vapia Limited, invece, quella dei Caraibi, compare come “designated member” della sua omonima inglese. Una funzione che le conferisce poteri importanti: tra questi, quello di nominare un revisore e la possibilità di firmare i rendiconti.

 

L’Espresso ha potuto consultare anche l’Information Form della Vapia delle Bvi, un documento che svela la filiera societaria che porta in ultima istanza ad Ancelotti. A pagina quattro, si leggono i nomi della Sonymore Limited e della Appledore Consulting Limited, i due schermi che detengono fiduciariamente, per conto di Ancelotti, il capitale della offshore delle British Virgin Islands. Nell’Information Form viene anche spiegato che la società caraibica ha acquistato diritti d'immagine per un valore di 25 milioni di euro. Questa è proprio la cifra che secondo le sarebbe stata versata ad Ancelotti quando ha venduto, solo “apparentemente” i suoi diritti d’immagine. Nella ricostruzione della Fiscalia, “Il Real Madrid ha effettuato ritenute, nel 2014 e nel 2015, per importi rispettivamente di 251.212 e 621.789 euro, mentre Magnolia TV España lo ha fatto per 17.325 euro”. Al di fuori di questi importi, per la Procura, né Ancelotti, “né nessuna delle società che apparentemente detengono i diritti di sfruttamento d’immagine, hanno dichiarato o versato somme in qualsiasi parte del mondo". Le accuse formulate nel giugno 2020, riprese e amplificate dai media spagnoli, hanno prodotto un primo risultato: il 22 dicembre 2020 la Vapia LLP si è cancellata dai registri di “Companies House”. Anche Ancelotti reagisce, ma soltanto un anno dopo. Il 23 luglio scorso, accompagnato dal suo avvocato Carlos Zabala, dello studio Clifford Chance, l’allenatore ha ammesso di fronte ai giudici di aver frodato l'erario, ma solo parzialmente. Nega di aver evaso le tasse nell’anno 2015, perché ormai aveva lasciato la Spagna nel maggio di quell'anno, quando era stato licenziato dal Real Madrid.

 

L'Espresso e il quotidiano spagnolo El Pais hanno fatto pervenire le loro domande ad Ancelotti sui fatti emersi dai Pandora Papers. Il 24 settembre Carlos Zabala, legale dell’allenatore, ha risposto per email: “No vamos a hacer declaracion”: “Non faremo dichiarazioni”.