Politica
marzo, 2021

«È il momento di far arrivare la rivoluzione verde anche nel Parlamento italiano»

La transizione ecologica è la parola chiave di questo frangente storico. Per questo è un tema che va portato al centro del dibattito pubblico

La strada delle risorse europee passa dal rispetto di quelle che sono delle vere e proprie condizionalità «verdi», indicate nelle Linee guida per il Recovery. Per la riscrittura del Piano nazionale di ripresa e resilienza diventa un obbligo che al suo interno ci sia una strategia fondata sul concetto dei «co-benefici», citati anche da Mario Draghi, per indicare «la capacità di impattare simultaneamente su più settori, in maniera coordinata». Si devono poi assolutamente tenere in considerazione gli effetti che le misure del nostro Piano avranno in futuro: in particolare sulle prossime generazioni da cui (deve esser chiaro) riceviamo i soldi, indebitandoci con un «pagherò», e offrendo in cambio la sola garanzia che faremo le scelte giuste, e che gli racconteremo «cosa sarà». Del resto il pacchetto Ue ha un nome preciso: si chiama Next Generation Eu. Quindi, anche disegnare il Paese dei prossimi 30 anni è un obbligo. Ma è anche qualcosa di più: è una promessa.


La transizione è diventata la parola chiave di questo frangente storico: quella che ci permetterà di curare le ferite ancora sanguinanti dell’emergenza sanitaria, economica e sociale; e che ci condurrà lungo il viaggio verso la meta: al cambiamento profondo del sistema economico per come lo conosciamo, alla decarbonizzazione delle attività produttive, e alla sua ridefinzione in chiave di sviluppo sostenibile. In questo avremo una singola risposta alle due principali sfide del nostro tempo: l’estirpazione del Covid-19 e la lotta ai cambiamenti climatici.


L’ecologia taglia trasversalmente tutta la società. È ambiente, salute, economia, formazione, ricerca, politiche di inclusione, lotta a tutte le diseguglianze. E in Parlamento si avvertiva un vuoto politico. Dove mi trovavo, pur avendoci provato, non era possibile riuscire a colmarlo. Non perché non avessi la libertà di farlo. Ero e sono una deputata indipendente. Ma perché penso che l’ecologia non più essere relegata a una verniciata di verde per una sinistra che vuole dichiararsi progressista, figuriamoci moderna. Ancor di più se poi resta soltanto una facciata da esibire nel primo test elettorale utile. L’ambiente spesso finiva per esser schiacciato, masticato e rielaborato in una versione ancorata a dinamiche novecentesche che non esistono più e che, peggio, producono risultati contrari alla stessa idea iniziale.


È così che per coerenza con me stessa, per le stesse ragioni che mi hanno spinta a impegnarmi in politica, ho deciso di costruire un posto all’ecologia in Parlamento. L’ho fatto insieme con Lorenzo Fioramonti e Alessandro Fusacchia. Ora, con la nascita di Facciamo Eco – Federazione dei Verdi, c’è uno spazio di azione concreto. Sarà il lato verde del versante legislativo con proposte chiare (dal servizio civile ambientale per coniuguare lavoro e formazione alla riforma fiscale green). Sarà un posto da cui incalzeremo il governo e con cui offriamo - fin dal nome Eco - voce alla società civile che da fuori cerca un riflesso politico vero. Che tiene insieme - in flusso unico, pubblico e trasparente - la transizione ecologica, digitale, economica e sociale.

 

Farlo ora è necessario, urgente, cogente. Il momento è adesso, anche perché la cooperazione internazionale è diventata un’esigenza: abbiamo la presidenza del G20 che non potrà non avere in discussione gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite; guideremo insieme al Regno Unito la Cop26, il vertice mondiale sui cambiamenti climatici.

 

Oggi, all’Italia che ha vestito con gli abiti nuovi della transizione i ministeri chiave, si aggiunge la politica. Facciamo Eco innescherà nel silenzio del Parlamento italiano quel rumore verde che in Europa già tutti ascoltano. Portare l’ecologia al cuore della vita pubblica, è una decisione che ha radici profonde, con motivazioni che mi auguro possano diventare la cartina di tornasole per le politiche e leggi che verranno. Una scelta che contempla convinzioni dirimenti e non più rimandabili per imprimere la giusta direzione al corso della storia del nostro Paese. Facciamo Eco nasce per questo. Perché in quella logica dei co-benefici per il Paese di domani, ci crede. E perché l’Italia ha una promessa da mantenere. Davvero.


Rossella Muroni è la ex presidente di Legambiente, deputata Facciamo Eco-Verdi

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