A più di un anno dallo stop a causa della pandemia, artisti, attori e autori occupano il Globe Theatre e chiedono una riforma radicale del settore

“A noi gli occhi, please!”. È il motto con cui i lavoratori e le lavoratrici autonomi dello spettacolo hanno manifestato  al Globe Theatre di Roma per chiedere di rimettere al centro del dibattito nazionale la dignità dei lavoratori della cultura, da troppo tempo dimenticati. Un’occupazione pacifica in nome di un sentimento comune: l’amore per l’arte, in uno dei luoghi simbolo della cultura e della città di Roma. «Abbiamo bisogno di essere riconosciuti come categoria, abbiamo bisogno di essere ascoltati, affinché le nostre idee arrivino il più lontano possibile e vengano comprese»: questo il monito ripetuto dal palco dai manifestanti che chiedono di avere quelle certezze che finora nessuno ha dato loro.

Da più di un anno ormai artisti e attori, attraverso manifestazioni, proteste, sit-in e assemblee cittadine, chiedono una riforma strutturale del settore, per eliminare quelle forme di sfruttamento e precarietà radicate da troppo tempo.

«Scegliere tra salute e lavoro non è una soluzione possibile», dicono Ilenia Caleo de “Il campo innocente” e l’attrice Silvia Calderoni: «Noi non vogliamo la riapertura dei teatri e dei luoghi di cultura a tutti i costi, ma chiediamo forme di sostegno economico e revisione dei criteri con cui si distribuiscono le risorse dello Stato. Criteri che, ad oggi, nonostante la pandemia, non sono stati ancora modificati”.

L'interno del Globe Theatre dove si è svolta la protesta

Ed è proprio la riconversione di queste risorse uno dei punti chiave su cui i lavoratori dello spettacolo chiedono risposte, attaverso un tavolo interministeriale che, nonostante le ripetute sollecitazioni, ancora non ha visto la luce. «Chiediamo che le nostre proposte vengano ascoltate dal ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini e il ministro del Lavoro Andrea Orlando», hanno ripetuto dal palco: «La nostra richiesta principale riguarda il reddito di continuità, senza il quale il nostro settore continuerà ad essere un settore di precari, la fine delle disparità contrattuali e l’istituzione di una formazione retribuita e permanente di cui anche la nostra categoria ha bisogno».

Un problema serio, e antico, che la pandemia ha solo portato pienamente alla luce. «Il mondo della cultura e dell’arte è in emergenza da decenni», dicono le attrici: «Non esiste un sistema che prevede il riconoscimento della continuità di reddito, tutele sociali e garanzie per i lavori che sono strutturalmente precari e intermittenti come in tutto il mondo culturale, purtroppo. Quello che chiediamo è l’uscita da questa situazione di emergenza storica». Una via d’uscita che solo attraverso le idee, i modelli e le proposte di chi nel mondo dello spettacolo ci lavora, può essere trovata.

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E la protesta non si ferma. I promotori della mobilitazione, Autorganizzati Spettacolo Roma, C.l.a.p. Camere del lavoro autonomo e precario, Il Campo Innocente, Mujeres nel Teatro, Presìdi Culturali Permanenti, Professionist_Spettacolo e Cultura Emergenza Continua, R.i.s.p. Rete Intersindacale Professionist_Spettacolo e Cultura e Vito Scalisi, Presidente Arci Roma, continueranno, nei prossimi giorni, a trattare l’argomento con tavoli tematici, per discutere dei problemi del settore: un tavolo sulla riforma, un tavolo transfemminista sul sessismo e le violenze che questo fenomeno trascina con sé, uno sull’ecosistema culturale e tutto ciò che è insito nel mondo della cultura.

Solidarietà ai lavoratori dello spettacolo è stata espressa da varie organizzazioni: dall' Associazione Italiana Tecnici di ripresa a Non una di meno, dal Collettivo ragazze al Circolo Arci. Insieme a loro anche Giorgio Barbieri Corsetti, ex direttore del Teatro di Roma, con un intervento al termine dell’assemblea, Filippo Adamo assessore del III municipio di Roma e Lorenza Fruci, assessore alla cultura della Capitale, nonché ex operatrice culturale, che ha promesso di farsi portavoce delle richieste di artisti e attori. Infine un omaggio a un uomo simbolo del teatro italiano, Gigi Proietti, scomparso nel novembre scorso e ricordato dalle parole della figlia Carlotta. Che, a proposito del Globe Theatre, nato proprio da un'idea del padre e da lui fortemente sostenuto, ha chiesto: “Trattatecelo bene”.