Inchieste
10 settembre, 2021

Affitto di favore e zero dipendenti, perché Carlo Calenda ha pure il partito ricco

Altro che pose e orologi di lusso: Azione ha bilanci floridi e un sacco di liquidità in attesa dei voti. Ci riesce perché ha finanziatori munifici, una struttura inesistente e si è ritrovata anche un appartamento in centro Roma, a prezzi da saldi (900 euro al mese), del deputato renziano Librandi (che però ne ha donati 20.000 e ci ha rimesso)

Si può dire che Azione di Carlo Calenda sia il prototipo di un partito benestante. O dei Rolex. E qui lo si dice non per indugiare sulla polemica per un orologio di lusso che ha strapazzato Roman Pastore, un candidato ventunenne orfano di padre, miccia usurata per trattati di sociologia, escatologia, prossemica e semiotica già ben eseguiti sugli atenei di Twitter. Lo dice il bilancio di Azione. Più esatto di un cronografo.


Il partito ispirato a don Luigi Sturzo, Carlo Rosselli e Piero Gobetti ha ottenuto 725.000 euro dalle dichiarazioni dei redditi di 29.734 italiani che con volontà e coscienza hanno donato a Calenda il loro 2xmille, cioè lo 0,2 per cento dell’imposta fiscale che lo Stato cede per finanziare la politica. In media ogni simpatizzante o militante di Azione ha apportato 24,4 euro col suo ritaglio di tasse. Quelli di Sinistra Italiana (11,9 euro) se la battono di centesimi con la Lega intestata a Matteo Salvini (11,4); quelli di Articolo1 (13,4) si attestano, e pare buffo, sulle posizioni di Fratelli d’Italia; quelli di Forza Italia hanno una agiatezza borghese sgualcita (15) identica al Pd di Enrico Letta e quelli di Italia Viva (16) si confermano il gemello disgraziato di Azione. E dunque, rimossa la prudenza, si può dire: Azione di Carlo Calenda è il prototipo di un partito benestante.


Come ripetono i sani di spirito e di teoria: si combatte la povertà, non la ricchezza. Però si resta disarmati dinanzi alla ricchezza che si combina con la fortuna. Al piccolo e giovane Azione è successo.

TECCE_38_calenda_portaporta_001

Dopo un fugace transito fra i dem che gli è valso il prezioso seggio da parlamentare europeo, per contestare il governo giallorosso con i Cinque Stelle, il precoce Calenda s’è messo in proprio. Se n’è andato di casa. Padrone di sé stesso. Per concepire Azione col suo logo di colore elettrico, la sua campagna mediatica, la sua struttura emozionale, l’ex ministro nei governi di Renzi e Gentiloni e attuale candidato a sindaco di Roma ha trovato riparo fra la Fontana di Trevi e Largo Chigi negli uffici con finestroni di via Poli 3. Il palazzetto alto e stretto è di proprietà di Tci srl di Gianfranco Librandi, deputato alla seconda legislatura e al sesto partito, un imprenditore varesotto che ha solcato la destra e la sinistra e adesso sosta in Italia Viva. Era l’autunno del 2019. Il dubbioso Librandi, ancora fremente per la scissione dei renziani, non poteva ospitare il pur apprezzato Calenda. E gli ha chiesto un affitto. Non è elegante, non è per lucrare, può apparire di cattivo gusto, ma è accaduto in onore della trasparenza. Forse per incoraggiare Calenda, anzi l’inquilino Calenda, la Tci di Librandi ha versato 20.000 euro al nascituro partito in segno di augurio.

 

I bilanci di Azione rendicontano lo sforzo economico per sopportare le spese di via Poli nel centro più centro di Roma: 3.200 euro nel 2019 per «corrispettivi di locazione spazi attrezzati in relazione alla sede legale»; 11.000 euro nel 2020 per «corrispettivi di utilizzo spazi attrezzati in relazione alla sede legale». I permessi per circolare nelle zone a traffico limitato (ztl) costano di più, invece per stare da Librandi sono sufficienti 900 euro al mese condominio incluso per un appartamento di «uno stanzone, una stanzetta e due bagni», precisano da Azione, anche se per il catasto si tratta di 6 vani e perciò di almeno 130 metri quadrati.

Oggi per una metratura simile occorrono circa 6.000 euro al mese in via Poli. Comunque Calenda è riuscito a saldare un anno e mezzo di pigione al locatore Librandi con il denaro del sostenitore Librandi e gli restano ancora quasi 4.000 euro. Con questa saggezza economica Calenda potrebbe davvero sanare le casse di Roma.

Gianfranco Librandi, proprietario dei locali affittati da Azione a Roma


Azione è un partito moderno: non ha un dipendente e impila utili. Il tesoriere è la napoletana Orietta Palumbo, una commercialista che ha ricoperto il medesimo incarico in Scelta Civica. L’ex ministro ha conosciuto Palumbo quand’era direttore generale all’Interporto di Napoli ai tempi di Gianni Punzo, amico e socio di Luca Cordero di Montezemolo (altro mentore di Calenda). La pandemia non ha indebolito i conti floridi di Azione. L’anno scorso si è chiuso con un avanzo di bilancio di 246.000 euro. In banca ci sono 657.000 euro. I debiti non esistono. Oltre ai 725.000 euro del 2xmille, in cassa sono arrivati 128.000 euro con i tesseramenti e 885.000 con le donazioni (2 milioni se consideriamo l’ultimo bimestre 2019).


Siccome Calenda ha estimatori facoltosi e non si accettano oboli inferiori a 10 euro, quota minima richiesta per iscriversi al sito, di meno è solo un fastidio di scontrini e ricevute, si fa presto a mettere insieme 2 milioni in 15 mesi: 100.000 euro da Pietro Bombassei di Brembo; 100.000 dalla fondazione Giovanni Arvedi e Luciana Bruschini, gruppo siderurgico; 70.000 euro da Gianfelice Rocca di Technint; 50.000 da Patrizio Bertelli di Prada; 50.000 da Fabrizio Di Amato tramite Marie Tecnimont; 30.000 da Lupo Rattazzi, presidente di Neos, figlio di Urbano Rattazzi e di Susanna Agnelli; 30.000 da Pier Luigi Loro Piana, azienda di moda; 25.000 da Fabio Storchi, membro del consiglio generale di Confindustria; 19.000 da Davide Serra finanziere (e renziano).
Le previsioni per il 2021 sono positive, è la crescita senza recessione, è il patrimonio senza votanti o in attesa che si palesino: più soldi dagli imprenditori, più soldi dai militanti, più soldi con le dichiarazioni dei redditi. Il dramma è che pochi ne escono e molti ne entrano. Anche il comitato per Calenda sindaco, che ha un indirizzo in zona San Giovanni, è assai rigoglioso.

TECCE_38_101236020-a4bf5f83-f9b6-464d-aae9-4f5655664c80

Il segreto della ricchezza è saperla custodire. E Calenda è molto bravo. Il mercato flessibile gli consente di avere zero contratti fissi e un numero cospicuo di contratti di collaborazione e consulenze: 14 rapporti di lavoro per 185.000 euro totali. Azione è una formula vincente di ricerche di mercato (221.000 euro) e promozioni sui social (141.000), con le prime si misura la popolarità di Calenda, con le seconde si gonfia la popolarità di Calenda. Con questa strategia si è istituito un fondo per l’impegno delle donne in politica, un fondo non esagerato, molto sparagnino, oculato certo, che si alimenta con un decimo dei soldi ricavati col 2xmille. La sicurezza del futuro, però, sta sempre nel mattone.

 

Confermata la sede legale in via Poli dal cortese Librandi, a novembre Azione ha aperto la sede principale in Corso Vittorio Emanuele II a un lato della Chiesa del Gesù dove si affacciava la Democrazia cristiana. Con le elezioni vedremo, con gli immobili Azione è esemplare: per circa 3.500 euro al mese il partito ha strappato alla società Hotels Roma srl un affitto di 6 anni per 12,5 vani al terzo piano. Con buone ragioni Calenda non si ritiene un politico di professione, ma è senz’altro un professionista della politica per come sta venendo su Azione, bella, forte e ricca. Che poi la ricchezza non è mica un parametro negativo, non impedisce l’empatia con gli altri, non offusca la percezione della realtà. Basta avere il polso della gente. O qualcosa di robusto al polso.

LEGGI ANCHE

L'edicola

25 aprile ora e sempre - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 18 aprile, è disponibile in edicola e in app