Anti euro, anti Mes, contro il Green Pass: una carriera a cavallo della pancia del Paese

I ben informati sapevano che l'addio di Francesca Donato alla Lega era nell'aria già da un po' e quindi nessuno perderà il sonno alla notizia. Ma d'altronde la leghista del sud, anconetana di nascita, ma palermitana d'adozione, eletta all'Europarlamento nel 2019 con oltre 28 mila preferenze alla Lega non era arrivata per militanza quanto per le sue posizioni anti euro, in voga qualche anno fa e utili per la costruzione di un partito sovranista, come l'aveva immaginato un Salvini barricadero pronto a scalare i sondaggi. Insieme a lei, per la missione, il segretario del Carroccio aveva arruolato, anche Alberto Bagnai, Antonio Rinaldi e Claudio Borghi. Ma dove li ha trovati?
I quattro esponenti anti euro, nel 2013, erano stati protagonisti di una conferenza stampa organizzata dall'ex eurodeputato Magdi Cristiano Allam, proprio nelle sale del Parlamento Ue, per un pomeriggio in cui si spiegava con dovizia di particolari perché l'euro rappresentasse una fregatura per l'Italia e che bene avremmo fatto ad abbandonare la moneta unica. Della conferenza solo qualche agenzia diede notizia e i protagonisti tornarono nel dimenticatoio. 

Qualche anno più tardi, tutti sono stati imbarcati dalla Lega di Matteo Salvini, sempre più impegnato a scalare i consensi all'interno del centrodestra. Da quel convegno fino all'elezione, la Donato ha costruito la sua immagine politica come presidente di Eurexit a colpi di ospitate tv e video postati su Facebook, diventando la voce dei sovranisti ante - litteram. 
Il progetto Eurexit, si legge nel sito, nasce "con lo scopo di portare all'attenzione dell'opinione pubblica i problemi derivanti dalla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea (UE) e all'adozione della moneta unica (l’euro), sia attraverso un'opera di divulgazione e informazione, sia attraverso la predisposizione di progetti di riforma dell’UE e/o dell’Eurozona". Negli anni l'abbiamo vista accanto ai Gilet Gialli, il movimento di protesta nato sui social network contro il caro carburante che nel 2018 ha messo a ferro e fuoco la Francia. Proteste che causarono 15 morti, 3mila feriti e 5mila persone arrestate per i disordini. 

Politica
Matteo Salvini vuole lanciare “Prima l’Italia”, il grande partito moderato
20/8/2021

Insomma, dove la pancia del popolo ribolle, la Donato c'è. Negli ultimi anni, ha cavalcato qualunque battaglia che fosse preceduta da un "NO", così da ultimo, sbattendo le porte di via Bellerio ha promesso di diventare "il punto di riferimento dei no vax". Ha un canale Telegram "Francesca Donato - Liberi di pensare" dove conta 3,4 mila iscritti che usa per diffondere notizie "alternative" sull'efficacia dei vaccini. Una militanza la sua che spesso la espone a gaffe e cadute di stile. Ultimamente ha deriso la famiglia di un medico morto per Covid seppure vaccinato, ma alla replica dei familiari è rimasta in silenzio. Non molto tempo prima, la nostra sovranista aveva accostato la frase "il vaccino rende liberi" al motto nazista "arbeit macht frei", bollata dall'Auschwitz memorial come «Declino morale e intellettuale». Come dargli torto?

Nel 2020 in pieno lockdown ha inscenato in diretta streaming la rivolta dei clacson contro le bugie del Mes. Protesta che dopo 4 minuti è stata interrotta dall'arrivo della Polizia 

 

Ma nulla sembra fermare Francesca Donato. Qualche giorno fa ha definito il decreto Green Pass "la tomba della rappresentatività democratica" e oggi, in rotta di collisione con una Lega troppo filo governativa, promette di diventare la nuova leader "di lotta" e di rappresentare "la minoranza degli italiani etichettati come 'no-vax', gravemente discriminati e attaccati nel nostro Paese, e di tutti coloro che credono ancora nei valori della nostra Costituzione repubblicana, che pongono al centro il rispetto dei diritti umani per tutti i cittadini".

Qualcuno vede in questo addio i primi segni di cedimento della leadership di Matteo Salvini, che a forza di esercitare la politica dei due forni sta rischiando la bruciatura a favore dell'ala moderata del partito rappresentata da Giancarlo Giorgetti e Massimiliano Fedriga. Il doppio gioco di essere fuori e dentro il governo sta erodendo il consenso conquistato selfie dopo selfie, felpa dopo felpa, soprattutto tra l'ala più arrabbiata degli elettori leghisti, quelli a cui oggi strizza l'occhio Giorgia Meloni. I no vax però possono stare tranquilli, ora c'è Francesca Donato a difenderli e probabilmente ne arriveranno altri dalle fila della Lega, sempre più un partito sull'orlo di crisi di nervi.