La maggioranza guidata dai dem a sostegno del governatore Michele Emiliano segue il partito di Giorgia Meloni. Marco Cappato attacca: «Non passa la norma per l’aiuto a morire e non in una regione in mano alla destra». Fabio Amati: «Un capolinea politico e programmatico»

In Puglia la maggioranza guidata dal Partito democratico a sostegno del governatore Michele Emiliano boccia la legge regionale sul fine vita: un pezzo dei dem nel consiglio regionale pugliese vota con Fratelli d’Italia e il centrodestra, su una proposta di legge che vedeva primo firmatario il consigliere Pd Fabio Amati.

 

Così, mentre l’Emilia Romagna guidata dal dem Stefano Bonaccini all’indomani della vittoria di Giorgia Meloni ha approvato in consiglio regionale una norma per facilitare la distribuzione della pillola abortiva, lanciando un segnale chiaro, un’altra regione “rossa” in tema di diritti (La Corte costituzionale si è espressa in maniera chiara sulla necessità di regole sul fine vita) si divide e va con Fratelli d’Italia. Marco Cappato attacca: «La legge regionale per l’aiuto a morire è stata bocciata. In una regione in mano alla destra? No, in Puglia».

 

Duro il commento di Amati a L’Espresso: «È un capolinea politico e programmatico, c’è una sentenza della Corte costituzionale che va eseguita, tra l’altro con note del ministero della Salute che dicono di eseguirla, e noi che facciamo? Bocciamo la norma, nonostante il fine vita sia al primo punto nei programmi nazionali del Pd e della sinistra. Invece qualche mio collega di partito ha votato con Fratelli d’Italia su questo tema ed Emiliano non ha detto nulla se non che “questo punto non era nel programma del suo governo”». 

 

ll testo, che era stato già approvato dalla commissione Sanità regionale, prevedeva che «le strutture sanitarie pubbliche della Regione Puglia assicurino l’assistenza per aiutare alla morte serena e indolore le persone malate in stato terminale o cronico, la cui condizione clinica è compatibile con il diritto al rifiuto del mantenimento artificiale in vita ai sensi dell’articolo 32, comma 2, della Costituzione. L’assistenza sanitaria, consistente in prestazioni e trattamenti clinicamente adeguati, è assicurata a persone che siano capaci di assumere decisioni libere, consapevoli e abbiano espresso autonomamente e liberamente la volontà di accedere alle prestazioni e ai trattamenti, con le modalità e gli strumenti più consoni alle condizioni cliniche; siano affette da patologie irreversibili; siano tenute in vita con trattamenti di sostegno vitale; si trovino in condizione di sofferenze fisiche e psicologiche assolutamente intollerabili. Le condizioni e le modalità di accesso alle prestazioni e ai trattamenti previsti, sono verificate dalla struttura sanitaria interessata e previo parere del comitato etico territorialmente competente integrato da un medico palliativista, un neurologo, uno psicologo e un rappresentante delle professioni infermieristiche. Al personale sanitario delle strutture interessate è assicurato il diritto di rifiutare, per motivi di coscienza, l’esecuzione delle prestazioni e dei trattamenti previsti dalle presenti disposizioni. Nel caso in cui risulti impossibile formare l’equipe sanitaria, per gli effetti di decisioni assunte nell’esercizio del diritto previsto, spetta alla direzione sanitaria della Azienda sanitaria interessata adottare, senza indugio, i provvedimenti organizzativi più idonei per assicurare le prestazioni e i trattamenti previsti dalle presenti disposizioni. Le prestazioni e i trattamenti previsti dalle presenti disposizioni sono assicurati gratuitamente nell’ambito del percorso terapeutico-assistenziale erogato in favore di pazienti affetti da malattie in stato terminale e cronico».