Nonostante l’emergenza ambientale e climatica sia stata la grande protagonista del 2022, il governo non ha fatto nulla. E ora è a rischio anche il progetto delle comunità energetiche che avrebbe permesso alle famiglie meno agiate di risparmiare con il fotovoltaico

Nel mare dei cinquecento e più commi del maxiemendamento approdato alla Camera, come sempre ci si trova di tutto ed è facile perdersi, ma qualche punta di iceberg è chiara.

Proroga è sicuramente la parola più gettonata nella nuova Legge di Bilancio, a conferma che l’impianto sostanziale è la conferma della gestione Draghi più qualche misura bandiera, che in parte risponde alle promesse elettorali, in parte rispecchia la visione che il governo ha del Paese e del nostro futuro.

Tra smantellamento del reddito di cittadinanza, innalzamento del tetto al contante, rinegoziazione dei mutui, bonus mobili, bonus psicologo, bonus alimentare, condono fiscale, norma “salva calcio”, rivisitazione delle pensioni (al ribasso), congedo parentale, stralcio tributi locali e multe, bonus cultura e sanzioni POS (poi ritirati), spicca che il 60 per cento dei 35 miliardi della manovra sono dedicati ad un solo tema: il caro energia.

Se poi vi aggiungiamo altre misure, sparse qua e là, come quelle dedicate esplicitamente all’ambiente nel Titolo X, o le “garanzie a favore di progetti del Green New Deal” o altre misure fiscali o in ambito agricolo, per la quantità di risorse investite, sembrerebbe di trovarsi di fronte a una manovra fortemente orientata all’implementazione della Transizione Ecologica. Ma basta entrare nel merito che il quadro d’insieme assume tutt’altra luce.

 

I 21 miliardi per il caro energia sostanzialmente prorogano al 31 marzo quanto già predisposto dai vari decreti del governo Draghi, con piccole variazioni: crediti d’imposta per le aziende energivore e non, taglio degli oneri di sistema per tutte le utenze domestiche e non, riduzione dell’Iva sul gas metano, sconto carburanti, tassa sugli extraprofitti e contributo di solidarietà temporaneo per le imprese che producono e vendono energia e prodotti petroliferi. Le uniche differenze riguardano due misure.

L’innalzamento da 12 a 15mila euro del tetto Isee per accedere al bonus sociale energia e gas (per tutto il 2023), senza però che si modifichino le criticità della misura, che continua ad escludere molti potenziali beneficiari, anche se l’automatismo nel riconoscimento del bonus disposto dal governo Draghi, insieme all’innalzamento della soglia a 12mila euro, ha permesso nel 2022 di triplicare la quota di beneficiari, ed Arera, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, prevede ulteriori nuovi 650mila beneficiari potenziali con il nuovo tetto a 15mila euro. E una misura strutturale che fiscalizza gli oneri di sistema, che fin qui hanno finanziato il decomissioning nucleare - obiettivo previsto dal Pnrr -, e l’impegno per Arera a formulare, entro il 30 settembre 2023, una nuova modulazione degli oneri di sistema presenti in bolletta.

 

Anche le misure previste in campo ambientale sono di piccolo cabotaggio e in larga misura si tratta di proroghe di misure già in essere (a favore dell’utilizzo di materiali del riciclo e del Programma sperimentale Mangiaplastica) o risorse per interventi in materia di acque reflue, in esecuzione delle sentenze di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea.

 

Eppure l’allarme per l’emergenza ambientale e climatica è stata, insieme alla guerra in Ucraina, la grande protagonista di questo 2022. In questa direzione solo piccoli segnali: la costituzione del “Fondo per il contrasto al consumo di suolo”, con lo stanziamento di 10 milioni nel 2023, che, insieme allo stanziamento di 50 milioni per la Calabria e 14 milioni per le Autorità di bacino, rappresentano le uniche misure di tutta la manovra dedicate all’adattamento del territorio ai cambiamenti climatici. Mentre la detrazione di imposta pari al 50 per cento dell’Iva per l'acquisto, entro il 31 dicembre 2023, di abitazioni di classe energetica A o B, insieme all’ennesimo rinvio della plastic tax e alla nuova regolamentazione della caccia a cinghiali e altra fauna selvatica disegnano una visione largamente distonica del Paese che dovremmo essere.

 

Ma oltre a quello che c’è, è altrettanto significativo quello che non c’è. Ad esempio, sulle comunità energetiche non c’è la costituzione di un fondo di garanzia per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili, una delle condizioni principali perché le comunità energetiche possano essere avvicinate anche dalle persone in difficoltà economica, (da considerare che il Pnrr dispone risorse solo per i piccoli comuni), oppure il taglio dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (19 miliardi per il ministero, mentre sono 41 secondo Legambiente), o ancora nulla sulla riqualificazione dell’edilizia pubblica residenziale.

 

Mentre non mancano le misure “bandiera”. Oltre a quelle fiscali e alla demolizione del reddito di cittadinanza, di cui preoccupa l’idea di povertà e di approccio alle disuguaglianze che sottende, le misure più rappresentative della visione ideologica del governo Meloni sono il rilancio del Ponte sullo Stretto, eterno simbolo dei governi di centro destra, questa volta accompagnato da un più realistico finanziamento di un fondo di cinque milioni per i collegamenti aerei con Sicilia e Sardegna, e la conferma dello smantellamento del superbonus che passa dal 110 al 90 per cento del credito d’imposta. Una misura già predisposta dal decreto Aiuti Quater, che qui trova un leggerissimo ammorbidimento perché riapre i termini (31 dicembre) per la presentazione della Cila, la Comunicazione inizio lavori asseverato, per poter fruire ancora della misura del 110 per cento per tutto il 2023, senza minimamente intaccarne la valenza ostile alle famiglie in condizioni di fragilità economica che, nonostante quanto sostenuto dal ministro Giorgetti secondo il quale si sarebbe trattato di un bonus per i ricchi, d’ora in avanti escluderà proprio i più poveri anche per le forti limitazioni alla cedibilità del credito (anche se in questa legge di bilancio, la cedibilità del credito viene concessa per altre misure come l’acquisto di carburanti per agricoltura e pesca).

 

Insomma, se il diavolo si nasconde nei dettagli si capisce che questa manovra, anche nella sua confusione, ha una solidità ideologica che si rispecchia nell’assenza di ogni attenzione alla giustizia ambientale e sociale.