La presenza di undici stazioni di polizia cinesi in Italia, come ha svelato L’Espresso nelle scorse settimane, mappandole e indicandone anche gli indirizzi, per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è gravissimo. «Se si dimostrerà che le notizie sulla presenza di stazioni di polizia cinesi in Ue sono veritiere per noi sarebbe inaccettabile il fatto che un qualunque Paese terzo eserciti qualunque forma di giurisdizione extraterritoriale nel territorio di Stati membri dell'Unione europea senza l'accordo di questi ultimi», così Ursula von der Leyen ha risposto ad una domanda del Corriere della Sera.
In merito a cosa si possa fare a livello europeo, la presidente dell'esecutivo di Bruxelles ha annunciato di aver chiesto alla commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, «di sollevare il tema al prossimo Consiglio dei ministri dell'Interno dell'Unione europea».
Dopo l’inchiesta di copertina de L’Espresso su “Caccia alla volpe cinese”, il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha risposto al question time alla Camera, e ha cercato di dare risposte su quanto è emerso dal rapporto di Safeguard Defenders, che L’Espresso ha avuto in esclusiva per l’Italia, in cui viene denunciata una rete di centri di polizia cinesi in diversi Paesi che hanno lo scopo di individuare i dissidenti che si sono rifugiati in Italia e da qui rimpatriati con il ricatto e l’inganno. I cinesi lo hanno fatto grazie al lavoro di uffici investigativi camuffati da centri di servizio. Così gli agenti di Xi hanno beffato prima l’Italia, poi altri Paesi europei.
Secondo la comunicazione che il ministro Piantedosi ha fatto alla Camera, «presso il Dipartimento della pubblica sicurezza non risulta alcuna autorizzazione in ordine all'attività» di centri cinesi per il disbrigo di pratiche in Italia ed ha aggiunto: «assicuro che le forze di polizia, insieme all'intelligence, attueranno un monitoraggio con la massima attenzione, io lo seguirò personalmente e non escludo provvedimenti sanzionatori in caso di illegalità riscontrate».