Inchiesta
In Sicilia la politica è impegnata a fare raccomandazioni per un contratto, uno stage e perfino per lo smart working
Due inchieste a Palermo e Agrigento alzano il velo sul sistema di segnalazioni in aziende pubbliche. Un dipendente dice: «Pensano che siamo l’ufficio di collocamento di Forza Italia». Ma il sistema riguarda diversi partiti
Nell’Isola più povera d’Italia e tra le più povere d’Europa, per trovare lavoro nelle aziende pubbliche occorre fare un passaggio in anticamera da qualche politico. Pure per avere promozioni e perfino incarichi di poco rilievo. Tutto passa dalla politica: non solo dalla politica locale, ma anche da quella regionale.
In Assemblea regionale siciliana i componenti si chiamano deputati perché, in virtù dell’autonomia, l’Ars è un Parlamento. Ma i deputati, stipendio equiparato ai senatori e che dovrebbero occuparsi di proporre norme e leggi o di indirizzare il governo regionale verso riforme per migliorare le condizioni del territorio, si occupano invece di chiamare i dirigenti delle società regionali pure per raccomandare un dipendente che vuole fare lo smart working. Un’azienda sembra «un ufficio di collocamento di Forza Italia», e un’altra invece era una specie di carrozzone per piazzare amici e parenti.
Due recenti provvedimenti della procura di Palermo e della procura di Agrigento hanno alzato il vero sul ruolo dei politici siciliano in due grandi imprese pubbliche: l’Azienda siciliana trasporti (Ast) e Girgenti acque. La prima, quasi duemila dipendenti, si occupa dei collegamenti su gomma in tutta l’Isola, la seconda invece della gestione del servizio idrico in provincia di Agrigento per conto dei Comuni. La procura di Palermo ha arrestato il direttore generale dell’Ast Andrea Fiduccia, che intercettato ha raccontato come sono fatte decine di assunzioni in azienda in numero ben superiore rispetto alle reali esigenze aziendali e in alcuni con persone che non «sanno fare nemmeno la “o” con il bicchiere».
Interrogati dai magistrati alcuni funzionari fanno perfino l’elenco delle recenti assunzioni con tanto di sponsor politico. Scrivono i magistrati: «Giuseppe Terrano aveva elencato tutta una serie di dipendenti che sono stati assunti in Ast grazie al sostegno di noti esponenti politici o influenti gruppi imprenditoriali: "Contorno Antonino (nipote di Antonello Cracolici), Iacono Giuseppe (sponsorizzato da Confindustria), Tema Salamone (che gode di vari favori e che entrò in Ast tramite Francesco Cascio che fa anche il mio sponsor), Maria Clara Canzoneri (parente dei noti costruttori Caltagirone), Giuseppe Montalbano (anche lui entrò in Ast tramite Francesco Cascio), Alessandra Marino (vicina al politico Castiglione di Catania)». Cracolici è attualmente deputato regionale del Pd, Cascio è ex deputato di Forza Italia, Castiglione è un ex deputato di Ncd, il partito di Angelino Alfano.
Fiduccia fa altri cinquanta nomi di «diversi soggetti gli sono stati segnalati "dall'assessorato”, cioè dall'assessorato regionale alle Infrastrutture ed alla mobilità guidato da un esponente di Forza Italia. Fiduccia poi aggiunge: «Il gioco forte lo fa la politica. Io ne infilo qualcuno, non è che infilo tutto» precisando che il «contatto sono Micciché o il presidente della Regione». Il riferimento è a Gianfranco Micciché, presidente dell’Ars e responsabile regionale di Forza Italia e al presidente della Regione Nello Musumeci. Entrambi hanno annunciato querela contro Fiduccia. Scrivono poi i magistrati nell’ordinanza di arresto: «Un'altra comunicazione particolarmente importante è quella intercorsa in data 15 febbraio2020 tra Gaetano Tafuri e Giuseppe Eusebio Dalì (presidente e vicepresidente dell’azienda, ndr) durante la quale i due interlocutori si lamentano delle continue segnalazioni di personale da assumere in Ast provenienti da influenti esponenti politici del partito Forza Italia. Al riguardo, Dalì afferma di avere risposto a Micciché «qui sta diventando l'ufficio di collocamento di Forza Italia, nella loro testa, diciamo».
Giuseppe Li Volti, componente dell’ufficio di gabinetto dell’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone, chiama Fiduccia sollecitando lo smart working per un dipendente al quale tiene molto la deputata regionale di Forza Italia Bernadette Grasso: «Fiduccia risponde che "per questo periodo del coronavirus", nonostante non sia compatibile con la mansione svolta, lo autorizzerà a svolgere lo smart working». Un altro deputato di Forza Italia, Riccardo Gallo Affritto, propone il nome per uno stage. Un deputato del Movimento per le autonomie, Roberto Di Mauro, parla con Tafuri del trasferimento di due dipendenti. Scrivono i magistrati: «Tafuri contatta Di Mauro. Gli interlocutori discutono circa la posizione di due interinali che lavorano presso la sede di Gela e Di Mauro dice "vorrebbero andare verso Palermo". Tafuri risponde che lo terrà in considerazione e che ne potranno "parlare a settembre». Fiduccia racconta anche di essere stato convocato presso l'Assemblea Regionale Siciliana e di avere ricevuto un "papello” di raccomandazioni riposto all'interno di una busta della stessa Ars con 50 nominativi. Fiduccia, intercettato parla anche di «un cretino, un testa di cazzo» che sarebbe stato "segnalato dall'ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo.
C’è buona parte della politica, e dei partiti, nel sistema di assunzioni dell’Ast. Invece nella richiesta di rinvio a giudizio che riguarda Girgenti Acque, la società idrica, poi fallita, che gestiva la rete idrica della provincia di Agrigento, ci sono 47 persone, tra sindaci, consiglieri, carabinieri, prefetti, politici e giornalisti che si vendevano anche per un semplice contratto a progetto per i figli. Un uomo in cerca di lavoro può essere facilmente corruttibile e il numero uno di Girgenti Acque, su questo dogma aveva costruito un’intera azienda, la Hydortchne, ribattezata poi “assumificio” utile appunto a sforare il tetto massimo dei contratti che poteva stipulare Girgenti Acque. Così se un carabiniere avvertiva Campione di prossimi controlli, riceveva l’assunzione della moglie e del figlio, come accaduto – secondo la procura che ha chiesto il rinvio a giudizio - per Leonardo Di Mauro e Rino Vella, carabinieri di Aragona, cittadina doveva aveva sede l’azienda oggi rimpiazzata da Aica.
Quanto valeva in questo caso l’atto del carabiniere? Un’assunzione Co.co.pro. di un anno, dal 2014 al 2015, poi trasformato in contratto a tempo indeterminato. «Le assunzioni di personale i cui stipendi venivano pagati con i proventi del pagamento dei canoni idrici e di depurazione dei cittadini della provincia di Agrigento – verrà scritto negli atti indagine - erano considerati da Campione Marco come merce di scambio per chiedere in cambio favori indebiti al politico o al dipendente pubblico che aveva segnalato il lavoratore, soprattutto se il lavoratore assunto era un suo familiare». L’indagine parla poi di un «collaudato sistema di raccomandazioni e segnalazioni attraverso il quale Campione tendeva ad ottenere vantaggi di carattere economico per le sue aziende che in alcuni casi hanno portato alla configurazione di delitti di corruzione».
Non semplici favori ma uno scambio illecito, a volte per «460 euro al mese» come spiega agli inquirenti, durante l’interrogatorio, l’ex presidente della provincia di Agrigento, Eugenio D’Orsi, quando viene chiesta spiegazione sulla coincidenza dell’assunzione al figlio nell’azienda, contestuale all’aumento delle tariffe idriche in provincia voluto dall’ultimo presidente dell’ente. La coincidenza volle che anche la figlia di D’Orsi, cominciò a collaborare con Girgenti Acque, cosa riscontrata dagli inquirenti a cui il padre risponde che è «tutto merito suo». Trovare lavoro in Sicilia è infatti più facile se hai alle spalle uno sponsor, nelle intercettazioni anche il figlio di D’Orsi era andato a cercare lavoro in Germania, come fanno gran parte dei giovani tra Licata e Palma di Montechiaro. «Che ci andate a fare in Germania?» chiedeva Campione che intanto si operava per far tornare il figlio assicurandogli un posto di lavoro. Il cuore di papà che vuole trovare il lavoro al figlio, usando anche le vie illegali, è anche quello di dirigente responsabile della Sezione per i beni storico-artistici della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Agrigento, Francesco Paolo Lupo, che a fronte di una velocizzazione delle richieste di autorizzazioni per Girgenti Acque, aveva ottenuto – sempre secondo la procura – l’assunzione del figlio. Chiunque incontrava sulla sua strada che poteva porgli un diniego, sia l’ex numero uno dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, oggi avvocato generale presso la Corte di Giustizia dell'Unione europea, o l’ex prefetto di Agrigento Nicola Diomede, che avrebbe chiuso più di un occhio decidendo, contro tutti i pareri, di non bloccare l’attività di Girgenti Acque attraverso un’interdittiva antimafia, con tutti si trovava un accordo: favori, soldi, cesti natalizi o assunzioni per i propri cari, avvenute anche queste in maniera illecita, nonostante i limiti che aveva Girgenti Acque. Quest’ultimi assunti però sono tranquilli: il paradosso nel paradosso è infatti che, mentre è stato richiesto il rinvio a giudizio per i parenti, alcuni degli assunti con le “sponsorizzazioni” di politici (nell’indagine ci sono anche il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché o il parlamentare Francesco Scoma ex Forza Italia ora nella Lega) lavorano oggi nella nuova società idrica, Aica ,che ha dovuto tenere conto dei contatti a tempo indeterminato che sono riusciti a strappare. Benvenuti in Sicilia, la terra più povera d’Italia.