«L’Europa si è risvegliata emotivamente, deve affrontare un test esistenziale ed è pronta». Lo ha detto lo scrittore bulgaro Georgi Gospodinov, autore di libri bellissimi come “Cronorifugio” e “Fisica della malinconia” (Voland), e premio Strega europeo nel 2021. Un premio assegnato a una voce tra le più rappresentative di aree linguistiche diverse, scelta da una giuria composta da venti scrittori italiani, vincitori e finalisti del Premio Strega. Lo Strega europeo, nato nel 2014, in occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, ha l’obiettivo di promuovere i nomi più interessanti della narrativa contemporanea. Con l’idea di «sentirsi parte di un corpo solo, però quel corpo è composto da tutti gli individui», come ha aggiunto Katja Petrowskaja, lei stessa premiata nel 2015 per “Forse Esther” (Adelphi).
Integrazione all’insegna della cultura, matrice comune pur nella diversità dei popoli. Un’idea che a fine anni Novanta Marcelino Oreja della Commissione europea, Direzione generale X preposta a Informazione, Comunicazione e Cultura, promuoveva con identici termini attraverso convegni, meeting formali e informali col mondo culturale di tutta Europa. In vista di quello che sarebbe diventato il Programma quadro della Comunità europea per la cultura 2000-2005, Bruxelles accoglieva non solo funzionari e burocrati, ma anche autori, cineasti, giornalisti, filosofi. Come nell’incontro tra Edgard Morin, Hubert Astier, Hilmar Hoffmann, Manuel Gutierrez Aragon, Christine Ockrent e la sottoscritta, a fine gennaio del 1998, dove i nomi di Perrault e di Andersen, La Fontaine e Dickens, il programma Erasmus e le potenzialità di Internet risuonavano come le più solide fondamenta della comune casa europea. O come nel Forum culturale nello stesso anno, con Walter Veltroni ministro della cultura, e moltissimi interpreti dell’integrazione all’insegna dell’umanesimo: da Jérome Clement a Fernando Trueba.
Oggi che l’idea di Europa, sopraffatta dai vincoli economici e politici, è continuamente messa alla prova, sono ancora una volta gli scrittori a ribadirne l’anima. Come è accaduto con il Friendship Tour, il viaggio anti Brexit capitanato da Ken Follet, Jojo Moyes, Lee Child e Kate Mosse. E, più di recente, con Olivier Guez che ha convocato 27 autori - l’Italia è rappresentata da Rosella Postorino – e ha composto un’antologia che punta al cuore dell’identità europea: “Le Grand Tour. Autoportrait de l’Europe par ses écrivains” (Grasset). Un viaggio nell’immaginario della letteratura: «È ancora il pezzo fondamentale ma mancante della costruzione europea», ha detto il romanziere francese: «Non possiamo chiedere ai popoli un’integrazione più forte senza riconoscere un legame, che esiste al di là di economia, politica e diritto». Anche il Premio Strega europeo è qui per ricordarcelo.