Inchiesta
Venezia, la Scuola Grande della Misericordia e quel socio imbarazzante per il sindaco Luigi Brugnaro
La struttura è affidata con un project financing fino al 2051 alla società del primo cittadino. Che ha come partner di minoranza Pietro Tindaro Mollica, imprenditore con i beni sequestrati per mafia
È la Scuola Grande della Misericordia: progettata nel Cinquecento da Jacopo Sansovino, dal 2009 è assegnata in concessione quarantennale nell’ambito di un project financing a una società del gruppo Umana, la galassia imprenditoriale del sindaco di Venezia e leader di Coraggio Italia, Luigi Brugnaro. Quando l’ha ottenuta in gestione dal Comune di Venezia, Brugnaro era un brillante presidente locale di Confindustria che non aveva ancora in mente la politica. In cambio dell’immobile di pregio la sua società Scuola della Misericordia di Venezia (Smv) si è accollata lavori di ristrutturazione per circa 9,5 milioni di euro. Un restauro consegnato con alcuni anni di ritardo ma effettuato a regola d’arte: oggi la scuola è un polo in grado di ospitare contemporaneamente più eventi, meeting aziendali, mostre o feste private. Ed è anche una porta per entrare nella Venezia che conta.
Brugnaro si è occupato direttamente delle sue aziende fino al 2017, quando, per tentare di risolvere il suo conflitto di interessi con la carica di sindaco, ha fatto confluire le azioni della sua holding LB in un blind trust newyorchese, «blind», cieco appunto, sul quale cioè non avrebbe più alcun potere. La storia della Misericordia però parte da lontano, quando ancora l’imprenditore di Mirano era il patron del gruppo nato intorno alla prima e più grande agenzia italiana per il lavoro, la Umana. E porta alla luce un nodo irrisolto che ha accompagnato la concessione quarantennale della Misericordia alla società di Brugnaro: quella del socio di minoranza della Smv, il consorzio stabile Aedars, titolare del 20 per cento. Le quote di Aedars sono state definitivamente confiscate nel 2019 e sono di proprietà dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alle mafie. Secondo la magistratura, il consorzio romano è riconducibile all’imprenditore messinese Pietro Tindaro Mollica, indagato per il crac delle sue aziende e considerato contiguo ad ambienti della criminalità organizzata siciliana e campana.
Negli ultimi dieci anni, Mollica e il consorzio Aedars sono stati colpiti da inchieste giudiziarie, misure di prevenzione e interdittive antimafia. Che hanno lambito quindi anche la società che gestisce la Misericordia, per la quota del 20 per cento. Ma L’Espresso ha potuto ricostruire che mentre a Venezia cambiavano quattro prefetti, tra cui l’attuale ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, non è mai stata aperta una pratica antimafia per valutare le novità emerse sulla Smv: ha continuato ad essere concessionaria dell’immobile pubblico nonostante i guai con la giustizia del socio siciliano. Il cui ruolo nella società di scopo creata per il project financing della Scuola Grande della Misericordia non è chiaro: il consorzio Aedars, secondo informazioni fornite da Umana nel marzo del 2016 alla sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma, ha versato «solo il 25 per cento della quota sottoscritta» e non ha mai effettuato alcun investimento nel progetto.
Resta un mistero come si siano incontrati l’allora presidente di Confindustria Venezia e il consorzio romano di Mollica per il restauro della scuola veneziana. Brugnaro ha sempre risposto di «non conoscere» Mollica: il consorzio in effetti era guidato da altri e il ruolo di amministratore di fatto di Mollica emerge solo grazie alle indagini. Bisogna allora tornare agli albori del progetto di riqualificazione dell’edificio che nel secolo scorso è stato usato come palestra e magazzino comunale ma resta un immobile di grande valore, con un salone affrescato, secondo per dimensioni solo a quello di Palazzo Ducale. Dall’inizio del secolo scorso e fino 1976 il primo piano della scuola, che si trova nel cuore del sestriere Cannaregio, è stato sede della storica squadra di pallacanestro Reyer di Venezia, comprata da Brugnaro nel 2006. Quando il Comune di Venezia guidato dal sindaco Massimo Cacciari bandisce il project financing per il restauro dell’edificio nel 2008, Brugnaro non può perdere l’occasione di recuperare l’antica palestra dove giocava la «sua» gloriosa Reyer, nel frattempo tornata in serie A e restituirla alla città nel segno della Umana. Alla gara inizialmente partecipano anche altre società: la San Paolo Partecipazioni e la Realty Vailog, che poi si sfilano, e il consorzio stabile Aedars. Alla fine restano solo la Umana di Brugnaro e il consorzio Aedars di Mollica, che costituiscono nel 2009 la società di progetto Smv.
Ciò che accade negli anni successivi va osservato con attenzione. Il consorzio Aedars e la sua consociata di maggioranza, Fracla, il 27 settembre 2013 vengono colpiti da un’interdittiva antimafia della prefettura di Roma. Essendo impegnati in quel momento in decine di opere pubbliche in tutta Italia, la prefettura deve emettere provvedimenti per ciascuna stazione appaltante, accumulando così 18 interdittive nei confronti del consorzio di Mollica. L’eco della fragorosa censura antimafia però non sembra raggiungere la Laguna veneziana. Poco male: un anno dopo le interdittive vengono annullate dai giudici amministrativi, che sposano le argomentazioni dei ricorrenti e ritengono «insussistente quel quadro indiziario della contiguità del consorzio Aedars con organizzazioni di stampo mafioso». A ricondurre i Mollica nell’alveo della mafia siciliana era stato il collaboratore di giustizia Angelo Siino, «ministro» degli appalti pubblici di Cosa Nostra, per il quale in passato avrebbero aderito al «sistema dei pass» che prevedeva di «partecipare o meno agli appalti a seconda delle esigenze dell’organizzazione mafiosa». Le sue dichiarazioni però erano state considerate «generiche» dai giudici di Reggio Calabria che nel 2011 hanno assolto Pietro Tindaro Mollica dall’imputazione di truffa aggravata e associazione mafiosa. Anche altre inchieste in cui l’imprenditore messinese era stato coinvolto si erano concluse con assoluzioni o archiviazioni.
Il colpo di scena arriva nel 2015. Il 10 marzo Pietro Tindaro Mollica viene arrestato dai finanzieri del Gico di Roma per la bancarotta fraudolenta del consorzio Aedars, operazione cui segue il sequestro di beni e quote sociali per un valore di 135 milioni di euro. Gli elementi ritenuti insufficienti dalla giustizia amministrativa, anche in relazione ai rapporti con la mafia, vengono valutati diversamente da quella penale. I giudici di prevenzione di Roma censurano le relazioni del socio della Umana «con soggetti anche estremamente discutibili perché implicati in indagini sulla criminalità organizzata». Quindi applicano a Mollica nel 2017 la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno per due anni nel comune di residenza, divenuta definitiva nel gennaio del 2019. Intanto, a Venezia, che cosa succede?
Dall’attivazione della convenzione con la Smv di Brugnaro si sono susseguiti in Laguna quattro prefetti: Luciana Lamorgese (2010-2012), Domenico Cuttaia (2012-2016), Carlo Boffi (2018-2018) e l’attuale Vittorio Zappalorto. Nessuno ha memoria di una pratica antimafia sulla Misericordia. La Prefettura di Venezia ha fatto sapere a L’Espresso che «allo stato non vi sono pratiche aperte, presso la banca dati nazionale unica per la documentazione antimafia, relative a richieste di certificazione nei confronti della società Scuola della Misericordia di Venezia Spa». L’unico documento reperibile in archivio è «una liberatoria datata 24 luglio 2009» sul conto di Umana e Smv «per la gara del project financing».
Certificazione in seguito mai aggiornata, neppure dopo l’arresto di Mollica nel 2015. Il 16 giugno 2015 Brugnaro si insedia a Ca’ Farsetti, assumendo la veste di concedente e concessionario: sovrapposizione che emerge anche in occasione delle domande che L’Espresso ha inviato a Brugnaro, a cui i funzionari hanno replicato di «non ritenere di dover rispondere come Comune di Venezia visto che le stesse riguardano la società Smv». Nel marzo del 2017 i giudici di Roma confiscano i beni di Mollica citando anche la «vicenda anomala» della Misericordia: il consorzio, senza investimenti, «godrà per 44 anni della concessione per l’utilizzo dell’immobile». Ma in quegli stessi giorni gli uffici assegnano la Scuola Grande alla società del sindaco fino al 2051. Indulgenza plenaria per il socio di minoranza di Smv le cui quote sono finite all’Agenzia per i beni confiscati. Quando si dice Misericordia.