Kate Bush in classifica solo grazie a Stranger Things: è un paradosso ma vendere dischi non conta più

Il numero di copie è ormai una cosa medievale: il podio lo detta lo streaming

Cosa ci fa “Running up that hill” di Kate Bush (un pezzo del 1985) al 19esimo posto della Top 50 italiana di Spotify, tra Rhove, Shiva e Sferaebbasta e alla stessa medesima posizione di quella ufficiale di vendita della Fimi? Niente, è un bug della storia, paradosso dei nostri tempi, ci sta per puro caso, solo perché è stata inserita tra le musiche della serie “Stranger things”, quindi un sacco di giovani l’ha scoperta e si è messo a cliccarla a più non posso.

Ma questa stravaganza ci fa capire che anche le classifiche, così come le stagioni, i gelati confezionati e i film da ridere, non sono più come quelle di una volta. Un tempo, per quello che poteva valere ai fini del piacere della musica, se c’era scritto che al primo posto c’era quel disco voleva dire che era il più venduto. Punto. Al massimo si imbrogliava, o qualcuno ci provava, ma l’evidenza rimaneva quella, c’era da contare le copie vendute.

Oggi invece bisogna tenere conto di una percentuale (sempre più ridotta) di “fisico” (cd, vinili e altri oggetti del medioevo), dei download (decisamente in calo) e soprattutto degli streaming, il che vuol dire che se a me piace pazzamente una canzone e la metto in ascolto fisso, durante il giorno la ascolto 100 volte, questi cento ascolti vanno a fare punteggio di classifica, ma questo non vuole assolutamente dire che io lo abbia comprato 100 volte. Anzi non l’ho comprato neanche una volta perché verosimilmente ho un abbonamento che mi consente di ascoltare quello che mi pare, senza costi aggiuntivi, quindi ascolto in loop un pezzo, un album, non ci bado neanche più di tanto, non mi costa niente, ma i dati vengono mescolati con gli altri, che invece sono acquisti a tutti gli effetti.

Dunque accadono cose strane, come se le classifiche dei libri più venduti tenessero conto di quante volte un singolo acquirente legge il libro che ha comprato o di quante orecchiette facciamo alle pagine. La deformazione è piuttosto evidente. Questo spiega perché il mercato è diventato un gioco da ragazzi, anzi di ragazzini, perché c’è di mezzo Tik Tok e devi fare anche quello se vuoi moltiplicare i tuoi benedetti streaming. Questo spiega perché Blanco e Rhove occupino con diversi pezzi ben 11 posizioni su 50, e spiega anche perché l’unico “vecchio” over 25 che rimane presente nelle classifiche dei singoli sia Jovanotti, che si trova al quarto posto con “I love you baby”, ha raggiunto il livello “disco di platino” che non è una carta per avere lo sconto sui mezzi pubblici bensì la certificazione di oltre 50mila copie vendute, ops, vendute? No, meglio, in parte vendute, in parte “streamate”, in parte prese coi punti del supermercato, in parte legate al FtseMib. E se avete un fondo pensione metteteci pure i pezzi di Tananai, capace che in classifica ci andate pure voi.  

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