Una sola considerazione prima che parta lo spettacolo mediatico che si è interrotto con l’austero silenzio delle urne: sempre meno italiani scelgono chi votare (preoccuparsi, più astensione) e sempre meno italiani fra quelli che scelgono di votare si concentrano in uno o due partiti (rassegnarsi, il bipolarismo non abita qui). Le simulazioni elettorali davanti ai saggi realizzati per la Rai, “exit poll” in inglese adattato, ci consegnano proprio questa sola considerazione. Come previsto Fratelli d’Italia vince, non stravince, e affronta la notte dello spoglio attorno al 25 per cento. Come forse non previsto da Enrico Letta, invece, il Partito democratico non è la controparte di Fdi perché rischia di restare sotto il 20 (forbice tra 17 e 21) per cento non lontano da quel 18 e briciole dell’ultima gestione di Matteo Renzi (2018).
Sul podio virtuale ci sono i Cinque Stelle fra il 13,5 e il 17,5. Certo, l’altra volta hanno preso il doppio. Però in una legislatura in Italia, peraltro dopo quasi cinque anni al potere, i partiti si disfano e si fanno in fretta (a proposito, quello di Luigi&Bruno, cioè Di Maio più Tabacci, pare non abbia già possibilità, a matite ancora calde, di raggiungere l’1 per cento e dunque le loro poche schede sono disperse, non apportano nulla alla coalizione di centrosinistra). E qui arrivano i cartelli elettorali, le alleanze obbligate, i dolori forti, più a destra che a sinistra, sempre in attesa di scoprire i giudizi definitivi degli elettori.
La Lega di Matteo Salvini è aggrappata alla speranza di superare il 10 per cento, mentre Forza Italia è fra il 6 e l’8 e contende lo scettro centrista alla coppia Calenda-Renzi (in leggero vantaggio). Recuperato un punto o un punto e mezzo con la lista di Maurizio Lupi e Luigi Brugnaro, il centrodestra si adagia intorno al 40 per cento. Ciò vuol dire che per Giorgia Meloni sarà faticoso (sfiancante?) mettere d’accordo tutti e tenere a lungo assieme tutti. Come reagirà Salvini al suo fallimento? Leghisti e Forzisti si fonderanno? Almeno il Pd, e però il Pd non ha particolari meriti a riguardo, può ambire a ottenere qualche collegio del maggioritario – dove ci si affronta a gruppi, diciamo – col il supporto di Sinistra più Verdi (dati sul 4 per cento) e + Europa tra il 2,5 e il 4,5.
Tra patti stretti e poi sciolti (Calenda) e mai più stretti (Conte), per Letta è crisi non nera, ma vera. Tante considerazioni. Per adesso ne basta una. La notte è lunga. Per alcuni è già l’alba. Per altri non farà mai giorno.
EXIT POLL ORE 23
CONSORZIO OPINIO PER RAI
Fratelli d’Italia 22 – 26 %
Lega 8,5 – 12,5 %
Forza Italia 6 – 8 %
Noi Moderati
Pd 17 – 21 %
Verdi + Sinistra 3 – 5 %
+Europa 2,5 – 4,5
Movimento 5 Stelle 13,5 – 17,5 %
Azione + Italia Viva 6,5 – 8,5 %
Coalizioni
Centro destra 41% – 45%
Centro sinistra 25,5% - 29,5%
M5s 13,5 – 17,5%
Terzo Polo 6,5 – 8,5%
TREND POLL ORE 23
SWG PER LA7
Fratelli d’Italia 23 – 27 %
Lega 9,5 – 13,5 %
Forza Italia 6 – 8 %
Noi Moderati 1 – 2 %
Pd 18 – 22 %
Verdi + Sinistra 3 – 4 %
+Europa 2 – 3
Impegno Civico 0,5 – 1,5 %
Movimento 5 Stelle 13,5 – 17,5 %
Azione + Italia Viva 6,5 – 8,5 %
Coalizioni
Centro destra 43% – 47%
Centro sinistra 25% - 29%
M5s 13,5 – 17,5%
Terzo Polo 6 – 8%
Italexit 2 – 3%
Unione Popolare 0,5 – 1,5 %