Che sia una bufala è ormai incontrovertibile. Però il Blue Monday resiste e ogni anno celebra la sua giornata il terzo lunedì di gennaio. La bislacca teoria nata in realtà da una campagna pubblicitaria è stata ascritta allo psicologo Cliff Arnal che, con un calcolo piuttosto astruso per arrivare alla data in questione, ha inserito un po’ di dati shakerati: dal Natale appena passato ai buoni propositi non ancora realizzati passando per soldi spesi e stanchezze varie. Così nel 2005 nacque l’dea di cristallizzare in un giorno la giornata più nera. Ma visto che festeggiare con un colore così funereo non avrebbe portato benissimo alla ricorrenza si è pensato di contraddistinguerla col colore blu, che con la tristezza ha un legame di lungo corso, in primis nella cultura americana ma non solo.
Il Picasso del periodo Blu, l’espressione “to have the blue devils”, lo stesso genere musicale Blues sono vari esempi che il blu si raccorda con sensazioni di freddo non solo esterno ma anche intimo e interiore. Nei cibi il blu è colore raro ma soprattutto non troppo gourmand, almeno fino a poco tempo fa. Forse per l’idea ancestrale di pericolo suggerito da bacche venefiche di questo colore. Le cose cambiano e anche i gusti e ora, seppur ancora numericamente minori, i cibi blu hanno la loro dignità, vieppiù da quando sono stati sdoganati dal pantone dell’anno 2020: il Classic Blue (numero: 19-4052).
E partiamo allora dal paradigma del blu gastronomico con i frutti dell’Elaeocarpus angustifolius, albero australiano sempreverde, ma presente in altre regioni estremo-orientali. Le sue bacche acide sono appunto la degna partenza del nostro viaggio nel blu, quasi come fosse dipinto di blu. Rimanendo in tema bacche non si può dimenticare il Mirtillo Blu (Vaccinium uliginosum) detto anche falso mirtillo o mirtillo delle paludi: un suo parente “in rosso”, l’Ossicocco è noto perché è l’ingrediente principe della Cranberry Sauce che accompagna il Tacchino nel Giorno del Ringraziamento. Rimanendo in tema vegetale sono bellissimi e anche buoni i fiori della Borragine non solo sul piano meramente decorativo ma come protagonisti gustosi di frittate, frittelle e risotti.
Passiamo al mondo marittimo e subito arriviamo al Gambero Blu della Nuova Caledonia, ora anche di gran moda, allevato nella più grande laguna al mondo. È raro, costoso ma dal gusto davvero raffinatissimo in bilico tra la dolcezza dello scampo e quella dell’aragosta: ottimo crudo, da sgusciarsi personalmente o in preparazioni in cui non perda il suo gusto. In tema crostacei molto famoso c’è l’astice blu. Quello vero con una livrea scintillante quasi d’un blu cobalto è pressoché introvabile (si parla di uno su due milioni), quindi noi dovremmo accontentarci di quelli del Mediterraneo o quelli americani o canadesi, famosi per finire nei ghiotti lobster roll.
Chiudiamo la rassegna, di certo parziale, con una novità sulle tavole italiche: il Granchio Blu o Granchio Nuotatore (Callinectes sapidus). Un crostaceo arrivato in Europa ai primi del Novecento partendo dalle coste dell’Atlantico occidentale, probabilmente trasportato involontariamente dalle grandi navi commerciali. Una specie infestante che trova la sostenibilità ambientale proprio con la sua cattura. Ha un gusto marittimo e iodato che dimostra una personalità gastronomica in linea con il suo carattere.