Il presidente del consiglio direttivo italiano dell'ong esorta a modificare la normativa per "mettere al centro i diritti di tutti quei minorenni nati da genitori stranieri o che sono arrivati da soli"

Referendum sulla cittadinanza, Graziano (Unicef): "Riaprire il dibattito, basta discriminazioni per i bambini che crescono in Italia"

La tornata referendaria si è conclusa. La partecipazione, sotto le aspettative dei comitati organizzatori e dei partiti di opposizione che hanno fatto campagna per i quesiti, non ha impedito che il tema della cittadinanza tornasse centrale nel dibattito pubblico. Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ha subito rilanciato la proposta di uno Ius Scholae. Oltre la dialettica politica, però, c'è un'urgenza di vita reale: "Bisogna lavorare a una modifica che metta al centro i diritti di tutti quei minorenni che nascono o crescono nel nostro Paese: italiani di fatto ma non di diritto". Lo afferma Nicola Graziano, presidente di Unicef Italia. La normativa attuale determina, ricorda il giudice, "una condizione di discriminazione per le bambine e i bambini nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri o che sono arrivati da soli: spesso, pur essendo perfettamente integrati nel tessuto sociale e scolastico italiano, non hanno pieno accesso a diritti civili, sociali ed educativi, con impatti anche sul piano psicologico e identitario che possono incidere negativamente sul loro sviluppo e senso di appartenenza alla comunità nella quale crescono".



È da oltre un decennio che l'Unicef anima la discussione relativa alla riforma della Legge n. 91 del 1992 sulla cittadinanza. "Il tema dell'acquisizione della cittadinanza italiana assume rilievi significativi per i minorenni, in particolare riguardo ad aspetti legati all'inclusione sociale, ai diritti civili e all'accesso ai servizi fondamentali", aggiunge Graziano. "Garantire un approccio fondato sul principio della non discriminazione non soltanto è fondamentale per dare piena attuazione alla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ma anche alla luce dei mutamenti della struttura demografica, sociale e culturale dell'Italia. Riteniamo necessario riformare la legge sulla cittadinanza. Questo, per superare una discriminazione che riguarda una fascia di popolazione vitale e cruciale come quella dei minorenni: è quello che loro stessi ci chiedono, è quello che dovremmo ascoltare. Invitiamo pertanto il legislatore - conclude - a riformare le norme per l'acquisizione della cittadinanza italiana, mettendo al centro, senza alcuna discriminazione, i diritti dei bambini e degli adolescenti, futuro ma anche presente del nostro Paese".

 

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