Una notifica imprevedibile. E due minuti per uno scatto spontaneo e senza filtri. L’app anti-Instagram è ancora tra le più scaricate al giorno. Ma i ragazzi hanno già imparato a barare e l’entusiasmo iniziale cala

«L’algoritmo è impazzito», si continuava a ripetere la scorsa estate, quando pubblicare una foto su Instagram sembrava uno sforzo inutile e invisibile. Si impara presto a familiarizzare con le parole astratte se ricadono nella quotidianità. La legge sfuggente dei social network, infatti, aveva imposto all’improvviso i brevi video - i reel - sui post, in un inseguimento non troppo celato con il colosso cinese TikTok. La corsa ai like e alle visualizzazioni e il forzato “influencer building”, come si definisce la costruzione dettagliata dei profili per ottenere la massima visibilità, per alcune settimane hanno tolto a Instagram tutto il divertimento, creando un vuoto di mercato ben percepibile e subito riempito dall’app che ha promesso di diventare il suo opposto: BeReal. Un solo post al giorno, un selfie e una fotografia frontale scattate nello stesso momento all’orario deciso dall’app, questo è il principio del social network che torna alle origini, ricercando la spontaneità ingenua di dodici, tredici anni fa, quando i trentenni di oggi usavano Facebook come una raccolta di impressioni giornaliere.

 

La Generazione Z, quella che ha portato BeReal al successo globale, non ha mai conosciuto quel primo periodo di assestamento senza filtri dei social network, tra il 2009 e il 2010, e adesso lo scopre e lo ricrea in una nuova veste, autoconsapevole dei trucchi e delle costruzioni operate quotidianamente sul web per distorcere la realtà, anche nei suoi aspetti più banali. È così che alle 23.59 del 31 dicembre, quando il brindisi di Capodanno è già pronto, su milioni di telefoni arriva la stessa notifica: «Time to BeReal!», è l’ora del BeReal, perché è quello il momento di scoprire se tutti gli amici hanno detto la verità, se sono al veglione, in montagna o già in pigiama!

 

Solo chi pubblica, nei due minuti di tempo a disposizione dalla ricezione della notifica, ha la possibilità di vedere cosa fanno gli altri. Il “post to view”, così come viene chiamato questo vincolo, è la regola forse più importante del gioco, l’incentivo a essere davvero sinceri, letteralmente immediati nei 120 secondi che l’app concede prima che il proprio post venga etichettato come “In ritardo” e quindi ormai fallato. O peggio, costruito.

 

«BeReal ti potrà dare fastidio», «non ti renderà famoso, se vuoi diventare un influencer puoi rimanere su TikTok e Instagram», «è la tua opportunità di far vedere ai tuoi amici chi sei realmente», far cadere tutte le maschere. È così che si descrive l’app nella scheda ufficiale. Se usato in modo corretto è molto più veritiero di qualsiasi altro social, ma il senso è tutto qui, nel modo corretto. Dopo 50 milioni di download in un solo anno, con il picco tra agosto e settembre 2022, infatti, l’interesse intorno all’app sembra già essere in rapida discesa. In Italia rimane ancora fra le cinque più scaricate ogni giorno ma solo il 9% degli utenti globali la usa quotidianamente, secondo le stime di Sensor Tower, l’unico software online che al momento fornisce dati attendibili su BeReal.

 

«Si è perso l’hype», afferma Beatrice O., 22 anni, «metà dei miei amici non pubblica più tutti i giorni. L’uso che se ne doveva fare doveva essere fresco, immediato, ma la gente ha iniziato a usarlo come Instagram, a fare la foto solo all’aperitivo». La gente, cioè, ha imparato a barare anche qui.