«Dal principio degli 'sbarchi selettivi' si passa ai 'soccorsi selettivi' per decreto. Una svolta che viola il valore primario della salvaguardia della vita umana». È il giurista Fulvio Vassallo Paleologo in un articolo sulla rivista Associazione Diritti e frontiere a indicare quello che non funziona nel cosiddetto decreto Ong. Salvare una persona in mare è un obbligo morale prima che giuridico, è la legge del mare che il decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale ed entrato in vigore oggi, punta a ignorare.
Cosa dice il decreto Ong?
Punta a fare una sintesi tra l’esigenza di assicurare l’incolumità delle persone recuperate in mare e quella di tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica. E delinea inoltre un “codice di condotta”: stop al trasbordo dei naufraghi (cioè quando una nave più piccola compie un soccorso e poi trasferisce su una nave più grande i naufraghi per continuare a operare altri soccorsi) e ai soccorsi multipli (a meno che non siano richiesti dalle autorità della zona Sar). Obbligo di chiedere il porto di sbarco all’Italia immediatamente dopo aver effettuato il primo salvataggio, possibilità per i migranti di chiedere asilo direttamente a bordo delle navi straniere e non nel Paese di primo approdo. Le ong devono chiedere “nell’immediatezza dell’evento l’assegnazione del porto di sbarco” che, si legge nella norma, deve essere “raggiunto senza ritardo per il completamento dell’intervento di soccorso”.
Per chi viola le regole il decreto si affida a un sistema sanzionatorio di natura amministrativa, in sostituzione del vigente sistema di natura penale; sono previste multe da 10mila fino a 50mila euro (per il comandante e per l’armatore). E oltre alla sanzione pecuniaria è prevista la confisca della nave per due mesi (contro il quale è ammesso ricorso al prefetto) e, in caso di reiterazione della condotta vietata, la confisca della stessa, preceduta dal sequestro cautelare.
Analoghe sanzioni si prevedono qualora il comandante e l’armatore della nave non forniscano le informazioni richieste dall’autorità nazionale per la ricerca e il soccorso in mare o non si uniformino alle indicazioni impartite da quest’ultima.
Le critiche
«Riduce drasticamente le possibilità di salvare vite in mare, limitando l'operatività delle navi umanitarie e moltiplicando i costi dei soccorsi per tutte le Ong in mare». È la critica mossa da Emergency sulle misure. «I provvedimenti, inoltre, determineranno una potenziale violazione dell'obbligo di intervenire in caso di segnalazioni di altre imbarcazioni in pericolo in mare, prescritto dal diritto internazionale e tutte le navi, anche quelle umanitarie, sono tenute a rispettarlo. Infine, lo staff della nave dovrebbe raccogliere l'eventuale interesse dei superstiti di chiedere asilo, affinché sia il Paese bandiera della nave a farsi carico delle richieste di protezione internazionale. Le linee guida dell'Organizzazione Internazionale Marittima (IMO) sono chiare: qualsiasi attività al di fuori della ricerca e salvataggio deve essere gestita sulla terra ferma dalle autorità competenti e non dallo staff delle navi umanitarie. Ostacolare il lavoro umanitario, che ha come unico obiettivo la messa in salvo di persone, è inspiegabile se non in termini di consenso politico. Noi continueremo a salvare vite umane, nel rispetto del diritto internazionale e nazionale».
Anche il mondo cattolico condanna il dl: «Questo decreto cadrà presto, nel senso che è costruito sul nulla», tuona monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni, sottolineando: «È paradossale che uno strumento che in questi anni è stato di sicurezza per almeno il 10 per cento delle persone che sono sbarcate nel nostro Paese e in Europa (cioè le navi delle Ong ndr) sia considerato uno strumento di insicurezza». Mentre l’Ong Sea-Eye annuncia battaglia, spiegando che: «Non seguirà alcun codice di condotta illegale o qualsiasi altra direttiva ufficiale che violi il diritto internazionale o le leggi - spiega la Ong - del nostro Stato di bandiera, nel nostro caso la Germania. Rifiutiamo questo cosiddetto codice e temiamo che ciò possa portare a conflitti con le autorità italiane. Ci aspettiamo che il governo tedesco ci protegga».
Più tecnico il giurista Vassallo, già docente di Diritto di asilo all'Università di Palermo, che nel segnalare il passaggio ai "soccorsi selettivi per decreto" sottolinea la violazione del «valore primario della salvaguardia della vita umana, affermato dalle Convenzioni internazionali, dai Regolamenti europei, ed anche dal Protocollo addizionale contro il traffico di esseri umani, approvato nel 2000 a Palermo con la Convenzione Onu contro il crimine transnazionale».
Un valore per il professor Vassallo «troppo spesso citato a sproposito, per legittimare accordi con paesi che non rispettano i diritti umani e misure illegali di contrasto dei soccorsi umanitari in acque internazionali. Secondo l'articolo 16 del Protocollo Onu, ogni Stato Parte prende, compatibilmente con i suoi obblighi derivanti dal diritto internazionale, misure adeguate, comprese quelle di carattere legislativo se necessario, per preservare e tutelare i diritti delle persone vittime di traffico di esseri umani, garantendo in particolare il diritto alla vita e il diritto a non essere sottoposto a tortura o altri trattamenti o pene inumani o degradanti. Se si insiste tanto sulle cifre pagate ai trafficanti o sul ruolo di complicità che si vorrebbe attribuire alle Ong, se si legittimano accordi con paesi terzi per contrastare “l'immigrazione clandestina” e “difendere i confini nazionali”, non si vede come si possano violare norme internazionali come quelle contenute nel Protocollo Onu contro il traffico di esseri umani, per imporre alle Ong una sottomissione ad “autorità' competenti” che non sono in grado di garantire salvataggi tempestivi in mare e porti sicuri di sbarco».
Eppure il decreto anti-Ong non inciderà sul numero degli sbarchi
In Italia soccorsi e sbarchi non si fermano. Quasi 500 i migranti approdati in 24 ore a Lampedusa dove l'hotspot torna a numeri d'emergenza; 700 quelli soccorsi da Guardia costiera e Guardia di finanza, distribuiti tra Sicilia e Calabria. Ma le misure del governo Meloni per le ong non incideranno sugli sbarchi come dichiara a L’Espresso Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI): «Le Ong non hanno alcun effetto significativo sulle partenze. Abbiamo fatto ricerche con Eugenio Cusumano (ricercatore in Relazioni internazionali dell’Università di Leiden, nei Paesi Bassi) sull’attività delle Ong nel Mediterraneo centrale che mostra l’inconsistenza della teoria che accusa il soccorso umanitario di attrarre la migrazione (pull factor, ndr). Ho dati che vanno da inizio 2018 fino a dicembre 2021, più di 1200 giorni. Le Ong non influenzano le partenze. Sono sicuramente le condizioni meteo-marine. Le persone a soccorso delle Ong prima di sbarcare qui sono state meno del 15 per cento in totale. E durante il governo Meloni meno del 10. Il 90 per cento arriva in maniera autonoma».
Un decreto superfluo ad arginare un fenomeno che non si può fermare. «Non può certo colpire le condizioni marine. Se sono aumentati gli sbarchi il punto, banalmente, è che è migliorato il tempo. Ci sono state settimane di alta pressione e onde basse, cosa improbabile negli anni scorsi. Il flusso migratorio non è un fenomeno che si può arginare, si può comprendere. A questo si aggiunge l’instabilità politica del paese di partenza. Quest’anno per la prima volta dal 2014 sono più egiziani che tunisini coloro che vengono in Italia. E quasi il 40 per cento delle persone arrivano dl nord-Africa».