Tanti insegnanti che hanno conquistato la cattedra non ricevono lo stipendio anche da 4 mesi. Un problema che riguarda anche molti precari e supplenti, ormai rassegnati a questa situazione

«Sono quattro mesi che lavoro gratis». A parlare è Claudia Coletta, docente di chimica e biologia alle scuole superiori. Quest’estate ha vinto il concorso straordinario per la classe A 050 ed è entrata di ruolo in un liceo in provincia di Roma. Ma non ha mai percepito lo stipendio.

 

«Niente. Neanche per un mese. Sono incastrata: non posso neppure restare a casa finché non mi pagano perché se non rispetto i parametri stabiliti per il primo anno di prova perdo proprio il posto. Così sono costretta a spendere soldi per lavorare».

 

Coletta ha 36 anni, due figli, un mutuo a tasso variabile da pagare che è arrivato a circa mille euro al mese e un marito libero professionista che ha aspettato che entrasse di ruolo per avviare la propria attività, pensando che almeno su uno stipendio certo avrebbero potuto contare. «I colleghi più anziani, che sono abituati ai problemi della scuola, dicono che è normale. Prima o poi i soldi arriveranno. Per me, però, è difficile andare avanti a queste condizioni. A Natale, ad esempio, è stato frustrante, abbiamo dovuto chiedere aiuto alle famiglie per fare i regali ai bambini. In più, non sapendo qual è il problema non posso neanche immaginare la soluzione: la Segreteria dell’Istituto in cui insegno scarica le colpe sul Ministero che gestisce i pagamenti della pubblica amministrazione. E viceversa».

 

Coletta non è l’unica in questa situazione. «Sono tanti in tutta Italia i docenti con cui mi sono confrontata, che hanno ottenuto una cattedra dopo aver vinto il concorso straordinario, insegnano ma non ricevono lo stipendio. E assistono a un continuo rimpallo di responsabilità tra gli uffici che alla fine ricade sulle nostre spalle, sui lavoratori», racconta.

 

Non guadagnano niente da mesi anche molti docenti precari, soprattutto quelli impegnati nelle supplenze brevi e saltuarie, cioè quelle che non coprono tutto l’anno. Come Alessia, che insegna matematica e scienze nelle scuole secondarie di primo grado del Lazio, che a dicembre non ha ricevuto lo stipendio. Precaria dal 2019 quando, dopo aver conseguito il dottorato e poi lavorato come ricercatrice nel Nord Italia, ha deciso di tornare a Roma e di dedicarsi all’insegnamento. O come Luigi che non viene pagato da ottobre. Ha 43 anni, è laureato in Scienze dell’educazione e da Napoli si è trasferito nella provincia di Treviso dove insegna.

 

«Sono probabilmente migliaia gli insegnanti che in questo periodo non percepiscono i compensi dovuti. È molto frequente, soprattutto a fine anno», spiega Manuela Pascarella, responsabile nazionale precari Flc-Cgil «Persone che restano per mesi senza essere pagate perdono la possibilità di gestire la loro vita. È inaccettabile anche perché anche per lavorare, invece, devono affrontare le spese dei trasporti, per gli affitti, tutti quei costi necessari all’esercizio della propria professione». Come chiarisce Pascarella la mancata regolarità degli stipendi, soprattutto per i precari, è un malcostume che va avanti da anni. «L’errore sta nel processo di comunicazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze che non finanzia i capitoli destinati al pagamento di questi docenti in maniera puntuale. Il ministero dell’Istruzione dovrebbe sollecitare ma è evidente che non è in grado di farlo bene visto che la situazione non si risolve».