Un palazzo di nove piani nel centro di Roma occupato da 400 persone di 26 nazionalità diverse. E che offre arte, servizi e cultura. Il Comune aveva promesso di acquistarlo per riportarlo nella legalità. E invece rischia lo sgombero

«Sono dieci anni che questo palazzo è occupato. E oggi continuiamo ad affermare un principio: l'utilizzo del patrimonio pubblico e privato abbandonato è possibile per il bene comune». Spin Time Labs festeggia i suoi primi dieci anni. L'angolo acuto del palazzo sembra una prua pronta a guadare le correnti del traffico all'incrocio tra via Statilia e via Santa Croce a Roma. «Dentro c’è un auditorium, un’osteria, una biblioteca, un teatro, una redazione, uno studio di registrazione e molto altro». 

 

A parlare è Paolo Perrini di Action, il movimento romano di lotta per il diritto alla casa che nel 2013 ha occupato l'edificio, rigenerandolo e dando un alloggio a 150 nuclei familiari. Un palazzo di nove piani e oltre sedicimila metri quadrati, in pieno centro, nel cuore del quartiere Esquilino, dove vivono quasi quattrocento abitanti di 26 nazionalità differenti. Sette piani destinati alle abitazioni, due alle attività culturali e a decine di servizi: sono presenti 24 organizzazioni sociali e culturali e 426 persone attive. È una delle occupazioni abitative più grandi e importanti d’Italia, caso studio di welfare di comunità e di innovazione sociale, infrastruttura culturale per Roma, punto di riferimento per la lotta per il diritto all’abitare e modello di integrazione sociale studiato in Europa per la radicale apertura nei confronti del quartiere e della città. «Spin Time non è solo una casa per chi una casa non ce l'ha, ma anche per chi fatica ogni giorno a trovare in questa città un luogo di discussione, di confronto, di attività culturali e servizi sociosanitari» spiegano i suoi attivisti. «La lotta di Spin Time per il suo riconoscimento ha accompagnato tutta la storia di questo palazzo e della sua comunità. Definirsi un cantiere di rigenerazione urbana significa accogliere la diversità delle culture politiche, delle estrazioni culturali e sociali».

 

Nonostante tutto questo, oggi Spin Time rischia lo sgombero e di diventare un albergo di lusso in occasione del Giubileo, dopo otto mesi di trattative tra il Comune di Roma e InvestiRe Sgr, che detiene la proprietà del palazzo, secondo quanto riporta Repubblica. «Per noi il bene comune è prioritario, oltre qualsiasi margine di profitto» continua con convinzione Perrini. «La proprietà sta pressando e sembra voglia  costruire un albergo. Ma è squallido usare la scusa del Giubileo, uno dei momenti più importanti della cristianità, per cacciare poveri, giovani, migranti e bambini e ospitare dei turisti ricchi. Oltre che politicamente sbagliato lo è ideologicamente. Noi ci batteremo fino alla fine, da qui non ce ne andiamo».

 

Anche se l’assessore al patrimonio e alle politiche abitative Tobia Zevi ha dichiarato durante la conferenza stampa e in incontri pubblici e privati con Spin Time che «la volontà del Comune è la stessa, continuerò a difendere la posizione del Comune sul Piano Casa», il governo ha dimostrato in più occasioni di essere intollerante alle occupazioni: a più riprese la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato «guerra alle occupazioni abusive» e di voler «tutelare le case degli italiani dalle occupazioni». Anche realtà radicate nel territorio come Lucha y Siesta oggi rischiano lo sgombero, per volere del presidente di regione Rocca, e il ministro dell’interno Piantedosi è da sempre un sostenitore di un approccio duro nei confronti di chi occupa appartamenti e palazzi. Già da capo di gabinetto del ministro dell’Interno Matteo Salvini, il primo settembre del 2018 aveva firmato una circolare in cui esortava i prefetti ad «attendere agli sgomberi con la dovuta tempestività» perché «l’occupazione abusiva non lede i soli interessi della parte proprietaria, ma lede anche il generale interesse dei consociati alla convivenza ordinata e pacifica e assume un’inequivoca valenza eversiva». E nella lista della prefettura dei 27 edifici da sgomberare con urgenza, oggi c’è anche Spin Time. Durante la conferenza stampa in occasione dei festeggiamenti per i dieci anni di occupazione tenutasi nell'anfiteatro del palazzo, è intervenuta anche la senatrice Ilaria Cucchi: «Spin Time è una realtà fondamentale per la città di Roma. Lo è per le famiglie che accoglie, lo è per le realtà che fanno arte e cultura che sono una linfa ineusaribile per la democrazia. Spin Time oggi è sotto attacco. InvestiRe Sgr, proprietaria dello spazio, intende costruire al suo posto un albergo di lusso. E la destra, che non ha mai smesso di contarstare tutto ciò che Spin Time rappresenta, non vede l'ora di sgomberarlo».


Spin Time, prima di essere acquistato da InvestiRe, è stato sede dell'Istituto nazionale di previdenza e assistenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica, poi è stato dismesso e ceduto al Fondo immobili pubblici per essere venduto insieme ad altri 394 edifici in Italia. Era uno dei tanti immobili abbandonati della capitale, mai totalmente censiti. Secondo uno studio del Centro Europa Ricerche e degli European Employment Services sono 195, e oltre la metà sono pubblici, come Spin Time al momento dell'occupazione. Per il censimento della prefettura sono 161. Ma il laboratorio di Studi urbani dell'università Sapienza nella sola Tor Sapienza ne ha contati 30, e nel relativo municipio 200. Un'esperienza che, insieme a tante altre occupazioni, è una risposta al problema della povertà abitativa. Secondo i dati Istat del 2021, sono più di 20mila le persone senza casa iscritte all'anagrafe a Roma. All'inizio del 2020 il 18% della popolazione romana era a rischio povertà, quasi il 10% non veniva ad affrontare spese legate all'abitazione e il 7% viveva in condizioni di grave deprivazione abitativa, secondo un rapporto della Caritas.

 

A marzo scorso, il comune di Roma si era impegnato con il Piano Casa a rilevare l'edificio per avviarne la regolarizzazione entro il 2023, «in considerazione della specificità sotto il piano abitativo, aggregativo e culturale». Da una situazione di illegalità a una di «legalità e sviluppo», preservando la vita di chi lo abita e un'idea di casa che vada oltre l'avere un tetto sopra la testa. Da quando esiste, Spin Time ha suscitato l’interesse di architetti, sociologi, antropologi, artisti e istituzioni, perché ha portato al centro della città - metaforicamente e non - la periferia e i margini: persone povere, migranti, giovani che hanno costruito alleanze, comunità e reti, creando servizi di alto valore. Un valore che è stato calcolato anche sul piano economico: secondo lo studio di impatto più recente di Open Impact, spin-off dell’ università Bicocca di Milano, con la regolarizzazione dell'immobile di via Santa Croce in Gerusalemme il comune otterrebbe un moltiplicatore  sul proprio investimento, con un ritorno di quasi 2 euro per ogni euro investito. Si parla di 71,55 milioni di euro di valore sociale generato dal palazzo, considerando la gratuità dei servizi sociali e culturali offerti all'interno dello spazio. «Ospitiamo uno sportello Asl del municipio e uno per le persone migranti. Si è anche formata una comunità educante», una rete che realizza attività per i minori dentro e fuori l'edificio occupato, in cui la dispersione scolastica è pari a zero. «Noi  non siamo assolutamente disposti a compromessi» spiega Chiara Cacciotti. «Spin Time deve rimanere quello che è stato e che è oggi: una casa, una comunità aperta e accogliente. Non ce ne andremo e lotteremo insieme fino alla fine».