Cultura
novembre, 2023

L'impermeabile si fa con la polvere di marmo

Tessuti, vestiti e cappelli di design resistenti all'acqua. Fatti con un filato che ha proprietà uniche. Perché è a base di polvere minerale

Un mantello di pietra per schermarsi dalle insidie quotidiane. Chi non lo vorrebbe? Candido ed eterno come il marmo bianco di Carrara, ma leggero e versatile come se della stessa materia avesse solo l’aurea. Da oggi esiste: il materiale si chiama Marm/More ed è realizzato dalla polvere di marmo e di altri minerali. Il risultato è una microfibra a base di carbonato di calcio per capi d’abbigliamento rainwear. 

 

Una sinergia insolita tra il settore tessile e quello della pietra realizzata da Fili Pari, un’azienda nata dalla volontà di proporre stoffe e vestiti usando tecnologie all’avanguardia per la valorizzazione delle polveri di marmo, in un’ottica di economia circolare. Il progetto nasce tra i banchi del Politecnico di Milano con l’obiettivo di portare versatilità in un settore lontano dal mondo della moda, e che produce molto materiale di scarto. Le ideatrici sono due donne, Alice Zantedeschi e Francesca Pievani, che si sono conosciute all’università e hanno già messo a segno diversi brevetti. Dalla tecnica sperimentata prendono vita abiti di design: impermeabili, giacche, mantelle, cappotti, cappelli da uomo e da donna. 

 

I quattro tipi di marmo utilizzati sono: il nero ebano lombardo, il verde delle Alpi, il rosso di Verona e, naturalmente, il marmo bianco di Carrara. Una filiera corta localizzata in un’area al massimo a 120 chilometri di distanza dalla sede aziendale che si trova tra Bergamo e Milano. Il tessuto con polvere di marmo è approdato anche nel mondo automotive con la nuova Pu+Ra HPE, la concept car 100% elettrica del brand Lancia in collaborazione con Cassina. 

 

Se il materiale nasce da un percorso d’economia circolare lo deve fare anche la tintura, che è tra i processi più inquinanti nella moda. Da questa esigenza è nata la tecnologia MineralDye a basso impatto idrico: i macchinari brevettati consumano al massimo 20 litri d’acqua conto i 150 della tecnica comune. La lavorazione parte da un Nylon Grs certificato e riciclato, ma può essere applicata su lana e cotone. I colori sono legati alla gamma della terra, la stessa dalla quale derivano.

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