La resistenza nelle scuole femminili proibite dai talebani. E poi un detenuto tunisino, un disertore israeliano, una gang di banlieu. Nella rassegna di cinema del Mediterraneo da vedere a Roma, ma anche online. Dalla newsletter de L'Espresso sulla galassia culturale arabo-islamica

Ballano, le ragazze delle scuole clandestine dell’Afghanistan. In un villaggio di case color fango bellissime nella loro semplicità, circondate da paesaggi tra i più belli del mondo e da una società patriarcale al punto da calpestare i più elementari diritti umani, queste ragazze e le loro insegnanti sfidano pericoli spaventosi per realizzare un sogno di istruzione ma anche di leggerezza e di speranza. Dura meno di venti minuti il documentario “The Dreamers: Afghan Women's Resistance” di Alessandro Galassi che sarà presentato al MedFilmFest di Roma (dal 9 al 19 novembre), ma bastano per aprire una finestra preziosa su una storia di quotidiano eroismo Per L’Espresso ne hanno scritto in passato Simone Alliva e Daniele Bellocchio ma vederle davvero, queste ragazze testarde e ottimiste quanto le loro eroiche insegnanti, è un’emozione profonda.

 

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Con una sorpresa, perché i volti sono oscurati per motivi di sicurezza ma non sono coperti dal burqa: forse nei villaggi l’oppressione della polizia è minore. Di certo intorno a queste studentesse clandestine c’è una società che le sostiene, a partire dagli uomini delle loro famiglie: padri e fratelli sono dalla loro parte, anche loro convinti di questa forma di resistenza fatta di studio, cultura, condivisione. «Ogni giorno si ha una paura diversa», dice una delle ragazze, «ma la mia paura più grande è di non raggiungere i miei obiettivi». «Se potrò scegliere, voglio fare il medico», aggiunge una di loro, un’altra invece sarà una «brava giornalista», ma tra il sogno e la realtà c’è sempre quel “se”: se i talebani lo permetteranno, se le pressioni del resto del mondo saranno abbastanza forti da porre fine a questo divieto irragionevole…

 

Per chi segue Arabopolis, è difficile scegliere nel programma del festival diretto da Ginella Vocca e dedicato alla cultura dei Paesi che circondano il Mediterraneo (e oltre, visto che nei quaranta Paesi interessati è compreso l’Afghanistan….). Evento centrale è l’omaggio del videoartista Gianluca Abbate alla soprano greca Maria Callas nel centenario della nascita. Ospite d’onore è la Spagna, con una rassegna di film curata insieme all’Istituto Cervantes e un premio alla carriera ad Angela Molina (attrice di film da storia del cinema, da “Quell'oscuro oggetto del desiderio” di Luis Buñuel al recentissimo “L'ordine del tempo” di Liliana Cavani passando per “L’ingorgo” di Luigi Comencini e “Carne trémula” di Pedro Almodóvar). Tra gli artisti in arrivo c’è Faouzi Bensaidi con il suo “Jours d’été”, variazione marocchina sul “Giardino dei ciliegi” di Anton Čechov, e il regista egiziano Yousry Nasrallah, che sarà protagonista di una masterclass all’istituto “Marco Polo” della Sapienza e presenterà la versione restaurata del suo capolavoro “La Porte du soleil”, ritratto corale di un gruppo seguito per cinquant’anni, dalla Galilea al Libano.

 

Tra gli otto film in concorso, solo uno non è legato alla galassia arabo-islamica, “Matria”, ritratto di una lavoratrice sfruttata della Galizia firmato da Álvaro Gago. “Endless Borders” dell’iraniano Abbas Amini è una storia d’amore e guerra al confine tra Iran e Afghanistan, mentre “Behind the Mountains” del tunisino Mohamed Ben Attia racconta un ex-detenuto che sogna una vita nuova per sé e per suo figlio. Due film sono i candidati agli Oscar per i rispettivi Paesi: “The Mother of All Lies”, della marocchina Asmae El Moudir, è una ricostruzione autobiografica della “rivolta del pane” repressa nel sangue nel giugno 1981 a Casablanca, mentre “The Burdened” di Amr Gamal racconta la dura vita quotidiana di una famiglia yemenita. È un documentario, e insieme un “film nel film”, “Dancing on the Edge of a Volcano” del libanese Cyril Aris, già vincitore al MedFilm Festival 2018: Aris segue il tentativo della regista Mounia Aki di girare il suo “Costa Brava, Lebanon”, ostacolato dalla disastrosa esplosione nel porto di Beirut del 4 agosto. “Le Gang des Bois du Temple”, del franco-algerino Rabah Ameur-Zaïmeche, è un affresco originale della vita nelle banlieu costruito intorno al noir su una rapina a un ricco principe arabo. Per finire con “The Vanishing Soldier” dell’israeliano Dani Rosenberg, che traccia a linee essenziali un ritratto della vita in Israele seguendo le 24 ore di fuga di un soldato che ha disertato per amore.

 

Ma non c’è solo il concorso: il MedFilmFest è particolarmente ricco di sezioni che cercano nuovi talenti e coinvolgono detenuti (Progetto Methexis) o semplicemente danno il giusto risalto a ottimi film trascurati dal mercato (Atlante per i film internazionali, Perle per gli indipendenti italiani). I Med Meetings sono invece un luogo di raccordo tra addetti ai lavori per la produzione e la distribuzione del cinema del Mediterraneo.

 

Incontri e proiezioni sono sparsi per la città, tra MAXXI e MACRO, Savoy e Palladium, Biblioteche di Roma e Università La Sapienza. Una selezione dei film sarà disponibile anche online su MYmovies ONE. Programma, biglietti e abbonamenti per under 35 all’indirizzo  www.medfilmfestival.org.