Diritti
Il manuale per difendersi dalle molestie sul lavoro
Tenere un diario preciso, rivolgersi al medico, registrare o filmare quando possibile: Cgil Piemonte ha prodotto un pieghevole con le "istruzioni" per tutelarsi e per produrre la documentazione necessaria per denunciare. «Chi subisce violenze non rimanga solo»
Annotare tutto quello che accade in un diario quotidiano. Il più dettagliatamente possibile: descrivendo i fatti, gli orari, la frequenza, la presenza di eventuali testimoni. Il tipo di molestie subite. È utile anche registrare quello che succede - la giurisprudenza lo consente a condizione che chi registra sia presente nel video - perché costituirebbe un importante indizio per il giudice che dovrà deliberare. Rivolgersi al medico affinché possa certificare lo stato di salute di chi ha subito molestie e le conseguenze che queste hanno causato sul suo benessere fisico e psicologico.
Perché, come si legge nella Convenzione 190 redatta dall’Ilo, l’organizzazione internazionale del lavoro, che l’Italia ha ratificato con la Legge n. 4 del 15 giugno 2021, sono molestie quell’«insieme di pratiche e comportamenti inaccettabili o la minaccia di porli in essere, sia in un’unica occasione, sia ripetutamente, che si prefiggano, causino o possano comportare un danno psicologico, sessuale o economico, e include la violenza e le molestie di genere». Sono discriminazioni dirette. Che quindi non ammettono alcuna causa di giustificazione. Sono comportamenti illegittimi, fonte di responsabilità civile, in alcuni casi anche penale. Sempre disciplinare.
Chi lavora in azienda può parlare anche con i Rappresentati dei lavoratori per la sicurezza, Rls. Tra i loro compiti c’è quello di ascoltare, stare dalla parte della vittima, fissare un incontro con la Consigliera di parità, una figura istituzionale che fa parte dell’amministrazione della città. Che su mandato della persona interessata può convocare il datore di lavoro. E anche decidere di promuovere un ricorso giudiziale.
Questi sono solo alcuni dei consigli che Cgil Piemonte dà alle lavoratrici. In modo che chi subisce molestie in ufficio, in azienda, in tutti i luoghi dell’occupazione, sia a conoscenza del percorso da seguire per denunciare. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, risalenti al 2016, sono almeno un milione e 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Ma pochissime sono quelle che decidono di raccontare.
«Il punto di partenza è la considerazione della difficoltà per le vittime di dimostrare in giudizio i loro assunti. Il legislatore europeo e quello nazionale si sono fatti carico di tale difficoltà e hanno cercato di adottare misure volte all’alleggerimento di tale onere», si legge nel pieghevole che Cgil ha realizzato con l’obiettivo di informare più lavoratrici possibile sui percorsi di tutela per chi chi subisce molestie. Che però pochi conoscono. Come chiarisce il sindacato, i comportamenti violenti devono essere formalmente segnalati al datore di lavoro che deve procedere aprendo un procedimento disciplinare. E mettere in atto tutte le misure necessarie a tutelare le vittime da fenomeni di vittimizzazione secondaria e ritorsione: la vittima non deve essere spostata dal proprio posto di lavoro. È giusto, invece ,che il molestatore lo sia. Le vittime se vogliono procedere in sede penale possono presentare un atto di querela direttamente in Procura o in una stazione di Polizia o Carabinieri.
«Con questo pieghevole diamo le prime indicazioni su che cosa si può e si deve fare per uscire dal silenzio, denunciare e ottenere giustizia quando si subiscono molestie sul nuovo di lavoro», spiega Graziella Silipo, responsabile del dipartimento salute e sicurezza sul lavoro di Cgil Piemonte: «Fa parte di un percorso intrapreso tre anni fa, durante il quale oltre alla formazione per i lavoratori abbiamo prodotto molto altro materiale, per contribuire a cambiate la mentalità secondo cui le discriminazioni di genere sui luoghi di lavoro siano la normalità. Come la campagna #lavoromolesto realizzata proprio con L’Espresso. Grazie al contatto che abbiamo quotidianamente con i lavoratori abbiamo capito che era arrivato il momento di occuparci anche della parte di tutela non solo sindacale ma soprattutto legale, di chi è vittima di molestie. Così è nato il pieghevole con le prime indicazioni. Realizzato anche grazie a lavoro dell’avvocata Mirella Caffaratti. A marzo pubblicheremo un manuale ancora più completo». Per leggere le indicazioni complete su come affrontare le molestie sul lavoro, scaricare un esempio del diario che chi è vittima di molestie dovrebbe compilare, e il modello per presentare querela CLICCA QUI