In pochi giorni il Comune ha deciso di acquistare per 225 milioni di euro il 31 per cento della società M4 che governa la metropolitana Blu. Un costo in più per lo Stato e tutto a favore delle aziende

La metropolitana M4 di Milano, quella che collega Piazza San Babila con l'aeroporto di Linate, diventa totalmente pubblica. La giunta di Palazzo Marino con l’assessore al Bilancio, Emmanuel Conte, ha approvato l’acquisto delle quote di minoranza della linea blu attualmente in mano ai privati per una cifra che si aggira intorno ai 225 milioni di euro milioni. Detto altrimenti il Comune di Milano ha fatto trovare sotto all'albero di Natale della Webuild, ex Impregilo, e della giapponese Hitachi un regalone da 225 milioni, che serviranno alle società private per avere in cassa maggiore liquidità. Mentre il sindaco Beppe Sala, che periodicamente lamenta la scarsità di risorse pubbliche per l'amministrazione comunale e i trasporti in particolare, dovrà sborsare suddetta somma contraendo un (costoso) mutuo.


 

Nonostante il Comune argomenti che l'operazione è stata fatta per avere maggiore controllo societario e per meglio integrare la M4 nel sistema metropolitano meneghino, in realtà con il 69 per cento delle azioni già in mano, il Comune aveva già saldamente le redini e la governance della metro Blu, già perfettamente integrata. Pertanto, l'assegno milionario staccato a Webuild e a Hitachi non serve ad avere il controllo totalitario. 


 

Un'altra versione, fornita dall'assessore al bilancio di Milano, è che le società private avrebbero bisogno di liquidità e, infatti, avrebbero proposto uno sconto del 10 per cento, che verrebbe applicato dai privati per la cessione del 31 per cento di M4. Ma che Webuild, il più grande costruttore italiano con un  portafoglio di 14,4 miliardi di commesse pubbliche, e Hitachi, il colosso giapponese costruttore di treni, abbiano bisogno subito di 225 milioni da dividersi perché hanno scarsa liquidità non è verosimile. Da qualsiasi parte la si prenda, questa storia non ha niente di strategico e neppure conveniente per il Comune.

 

Ma il Comune insiste, e dice che l'operazione serve per avere un patrimonio sufficientemente ampio per andare sul mercato con una posizione dominante, utile ad ottenere ulteriori prestiti per proseguire nella creazione di nuove infrastrutture meneghine. Ma l'attuale patrimonio da sei miliardi di euro è già sufficientemente ampio per strappare un buon prestito a qualsiasi banca nazionale: sei miliardi sono una cifra patrimoniale ragionevolmente consistente per poter finanziare la M6 ed eventuali prolungamenti della rete metropolitana.


 

Piuttosto, ai cittadini di Milano va spiegato che i continui ritardi dei lavori e gli extra costi nella costruzione della M4 – che ci sono stati e che presumibilmente continueranno a esserci – da domani saranno totalmente a carico della società pubblica, e quindi dei cittadini stessi, sollevando la compagine privata dalle loro – già scarse - responsabilità societarie: non sarebbe stato meglio trattenere nell'azionariato We Build e Hitachi fino all'ultima piastrella prima di liberarli dall'impegno di partecipare agli extra costi generati da eventuali nuovi ritardi? Invece, da domani, pagherà il Comune.


 

Del resto, in questa partita della M4 la quota di equity e di finanziamenti con mezzi propri dei soci privati è poca cosa su un totale di oltre due miliardi di euro dell'opera. Nonostante il roboante progetto di project financing, la Linea Blu non è stata realizzata con capitali privati, bensì finanziata per 1,165 miliardi di euro da fondi pubblici statali a fondo perduto, per circa 400 milioni da equity/mezzi propri, per soli 516 milioni da project financing. E comunque costi e rimborsi sono già stati caricati sui canoni pluriennali pagati dal Comune di Milano. Un pessimo esempio di project financing, in salsa meneghina.


 

L'acquisto immediato delle quote private di M4 da parte del Comune avverrà attraverso la controllata Atm, peggiorandone la cassa. Sarà l'azienda pubblica dei trasporti a sganciare i 225 milioni di euro, spolpando Atm in una fase di crisi tecnica e finanziaria  e di  progressiva perdita di passeggeri, accompagnata da una grave carenza di autisti e dalla quotidiana soppressione di centinaia di corse in superficie. Soppressioni che non sono frutto dell'alta tensione sindacale e della raffica di scioperi, come ha commentato l'amministratore delegato di Atm, Arrigo Giana. Sono piuttosto il frutto dell'assenza di investimenti sul personale.

 

Atm, attingendo dalle proprie casse, investirà 80 milioni, il 40 per cento dei 225 milioni, e per il restante 60 per cento (circa 150 milioni) ricorrerà a un costoso prestito bancario. Tutto ciò quando lo stesso sindaco Beppe Sala ha detto che i salari dei tranvieri sono bassi. Non sarebbe stato più opportuno utilizzare le risorse in cassa per alzare i salari d'ingresso e incentivare quindi l'assunzione di nuovo personale, così da riportare le corse a un regime di normalità? Inoltre, l'esborso a favore delle due multinazionali fa a pugni che le ripetute lamentele del sindaco Sala nei confronti di Roma, avara nel destinare quattrini alla mobilità locale. Per altro, proprio in questi giorni la Giunta regionale ha deliberato un trasferimento aggiuntivo di 28,7 milioni di euro alle agenzie lombarde di trasporto, di cui 18,9 milioni all'Agenzia di Milano, ovvero a Atm: soldi che finiranno nelle tasche dei privati.