Attrici e attori di cinema e tv hanno appena ricevuto un bel regalo di Natale: il primo contratto collettivo nazionale di lavoro della categoria con minimi salariali, diritti sindacali, lo sviluppo di un sistema di assistenza sanitario e assicurativo a sostegno della previdenza, tutele dall’uso improprio dell’intelligenza artificiale, valorizzazione della professione. Il settore, messo in ginocchio dalla pandemia, ha per troppo tempo accettato condizioni di accesso al lavoro non proprio trasparenti e un equo compenso inesistente. Soprattutto adesso che l’arrivo delle piattaforme e delle major straniere ha cambiato le carte in tavola.
E, proprio durante il lockdown, con i cinema chiusi e i set rinviati, è nata in maniera informale l’associazione UNITA (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo), presieduta da Vittoria Puccini (“Le prime riunioni sono stata organizzate nella mia cucina”). Un gruppo di professionisti più o meno famosi, in un mercato in cui è il nome a garantire potere contrattuale, che portano avanti una battaglia anche a nome delle nuove generazioni di talenti. “All’inizio eravamo un centinaio oggi contiamo mille e 600 iscritti, in prevalenza donne”, racconta Puccini che, per il 19 gennaio prossimo annuncia un incontro aperto agli “under 35” al Cinema Troisi di Roma. “Per statuto, UNITA può essere composta solo da attori, abbiamo un segretario e un avvocato grazie al quale siamo riusciti a far pagare artisti che non avevano ricevuto compensi per il lavoro svolto. Il nostro direttivo fa parte del tavolo di trattativa con CGIL, CISL e UIL, ci occupiamo di diritti ma anche di doveri, con un codice etico da rispettare”.
Altro tema caldo è quello della prevenzione delle molestie sul lavoro con l’introduzione anche in Italia di una figura come quella dell’intimacy coordinator sui set per far sentire protetti e a proprio agio gli interpreti. “Come associazione avevamo già firmato un protocollo con agenti e assistenti al casting per audizioni senza rischi”, sottolinea Pietro Sermonti che fa parte del direttivo. “Per quanto riguarda invece la parità di genere, fra attori e attrici di uguale fama, i primi ricevono mediamente un 30 per cento in più di compenso. Cosa che, per esempio, non accade in Francia dove è attivo un apposito fondo”.
Nella sfaccettata attività di UNITA, spicca la parte dedicata alla formazione delle generazioni future grazie a un progetto contro l’abbandono scolastico portato avanti in collaborazione con Premi David di Donatello, Alice nella Città e Centro PsicoPedagogico di Daniele Novara: “Uniti per la scuola si prefigge un obiettivo: lo studente come attore, il docente come regista. Si rivolge alla fascia di età che va dagli 11 ai 15 anni e prevede una fase di insegnamento, una di tutoraggio e un momento di restituzione dell’esperienza. Ad oggi, sono state coinvolte varie scuole secondarie e licei da Nord a Sud”, conclude Fabrizia Sacchi, del consiglio direttivo di UNITA.