Ho visto cose
Ilary Blasi, la capitana che trasforma la vendetta in performance
Nel docu-film "Unica" su Netflix piange quando serve, ride alla bisogna, non rinnega neanche un minuto dei vent'anni di matrimonio. Con un risultato avvincente. Dove la la verità alla fine è solo un dettaglio
Camicia bianca, pantaloni, un filo di matita azzurra. E gli stessi orecchini indossati da Lady D nella celebre intervista in cui alla BBC spiegava che «In quel matrimonio eravamo in tre». Si presenta così Ilary Blasi, per raccontare su Netflix come anche la sua relazione col Capitano Francesco Totti alla fine fosse piuttosto affollata. Una risposta arrivata a sorpresa, una vendetta minuziosa consumata più che fredda, ghiacciata.
E così la famiglia reale alla amatriciana ha avuto l’epilogo che si meritava, e proprio lei, la conduttrice che per difendere il suo sposo dalle illazioni di tradimento diede in diretta del “caciottaro” a Fabrizio Corona, proprio lei, che per proteggere la sua relazione contro i titoli affollati che la davano per sposa tradita si scagliò contro i giornali, ecco proprio lei si riprende il trono, mescolando con studiata sapienza retorica alto e basso, eccesso e misura. Riuscendo a trasformare il mero gioco del gossip in pura performance, altro che Shakira. “Unica” è la sua verità, un modo discutibilmente contemporaneo per evitare il confronto arduo dell’intervista con contraddittorio ma alla fine quando di verità ne verranno fuori altre cambierà poco o niente. Nel senso che il risultato Blasi lo porta a casa alla prima inquadratura in cui accavalla le gambe e per togliersi un sassolino si leva direttamente la scarpa.
Non se ne abbiano i tifosi, e neppure il senso comune se Francesco Totti ne viene fuori male, anzi malissimo. Un uomo che non ammette, non dice, pasticcia, impone e richiede. Un po’ bamboccione che non se ne vuole andare da casa, un po’ maschio alfa che chiede alla moglie di «cancellarsi dai social, cambiare numero e smettere di lavorare». La sua storia, da super campione fragile era già stata raccontata in ogni singolo pallonetto. Romantico, oltremodo simpatico, figlio di Roma in tutti i sensi. Ma il diverso punto di vista regala un che di avvincente, che trasforma il sentimento della curva.
Così la ex bambina cintura nera di spot, la madre che chiama una figlia come le borse nascoste nel soppalco e soprattutto la donna che si afferma sul piccolo schermo con una cifra tutta sua, segna senza bisogno di attaccare.
Ilary Blasi, compunta nell’intervista, stupendamente coatta nelle riprese esterne, piange quando serve, ride e guarda in camera, e passa con agio dal tragico al comico endemico, a partire dall’investigatore privato vestito come un semaforo che guarda caso si fa scoprire, fino al commento definitivo sull’annosa vicenda dei Rolex: «Quindi non solo mignotta, ma pure ladra». E come direbbe Alessandro Borghese, brava, voto dieci. Da mettere sulla maglia.
DA GUARDARE
Non è solo un thriller ma un racconto ansiogeno come un labirinto oscuro da cui si esce con un senso di disagio difficile da lavare via. “La mia prediletta” (Netflix), miniserie tedesca basata sull’omonimo romanzo di Romy Hausman è scritta bene, recitata meglio. Da vedere, preferibilmente in lingua originale.
MA ANCHE NO
“Vergogna”, hanno gridato alcuni. “Non avete capito niente stolti radical chic”, hanno risposto altri. Il tema del dibattito, la Madre natura che ondeggia vestita da un filo interdentale nello studio di “Ciao Darwin” (Canale 5) con Paolo Bonolis. Ma il solo fatto che si discuta di una donna muta e nuda in prima serata la dice lunga.