Il costruttore abruzzese riconquista l’autostrada Roma-L’Aquila. E i tribunali penali civili e amministrativi gli danno ragione contro la revoca della concessione ordinata da Draghi. Ora chi gestirà i lavori antisismici?

Pubblico contro privato può suonare come Golia contro Davide. La percezione è esatta ma va precisata. Da un lato, c’è il grande corpo statale con i suoi scrivani mal pagati e poco informati, che dovrebbero vigilare ma un po’ non sanno farlo e un po’ preferiscono di no. Dall’altra, c’è lo sfidante di dimensioni ridotte ma capace di scegliersi le fionde. Il verdetto del match, nel caso dell’autostrada Roma-Teramo-Pescara, è un conto di oltre 2 miliardi di euro in risarcimenti pubblici che Giancarlo Giorgetti non sa bene dove infilare nella già travagliata legge di bilancio. All’incasso ci va Strada dei parchi, società del gruppo Toto che gestisce l’A24-A25.

 

Le fionde di Carlo Toto sono gli avvocati schierati contro la revoca della concessione, deliberata dal premier Mario Draghi per gravi inadempienze a luglio del 2022. Il costruttore di Chieti, 79 anni, ha vinto la sua battaglia investendo in parcelle adeguate al livello dei suoi professionisti. Fra gli altri, hanno lavorato per Strada dei parchi (Sdp) Romano Vaccarella, difensore di Silvio Berlusconi, Alberto Bianchi, amico di Matteo Renzi ed ex presidente della Fondazione Open, Arturo Cancrini, docente di legislazione delle opere pubbliche, consulente di Fs e di tutte le maggiori imprese edili italiane viventi o scomparse.

 

E poi c’è il principe del diritto amministrativo Vincenzo Fortunato, capo di gabinetto di molti ministri, ex magistrato, prima ordinario poi del Tar, e dal 2013 avvocato. Quando era liquidatore della Stretto di Messina, che era ed è dello Stato, fece causa allo Stato medesimo per i risarcimenti minacciati dal consorzio Eurolink.

 

Le menti raffinatissime del giure ingaggiate da Sdp hanno sconfitto i magistrati penali dell’Aquila e di Teramo, che accusavano Toto di non avere conservato bene l’autostrada messa a rischio dal sisma abruzzese del 2009. Due assoluzioni sono arrivate fra marzo e giugno in base alla perizia tecnica di Bernardino Chiaia, docente di ingegneria strutturale al Politecnico di Torino, che ha dato ragione agli imputati perché, se mai, il problema di Toto è volere fare troppi lavori, non troppo pochi. Purché glieli paghi lo Stato, s’intende. Un terzo processo a Pescara andrà in discussione a febbraio 2024 con le difese avvantaggiate dalle sentenze precedenti. Sul piano civilistico i legali di Sdp hanno debellato i ranghi sempre più sguarniti di un ministero delle infrastrutture che dovrebbe controllare e che, come atto simbolico, si è presentato con il titolare grillino Danilo Toninelli a constatare le scrostature di superficie sulle pile dei viadotti, nell’ottobre del 2018, due mesi dopo il crollo del viadotto Morandi a Genova.

 

Mario Draghi

 

Ma Toninelli era un debuttante nella complessità concessoria. Invece, quoque Draghi. Il suo atto di revoca, seguito dal trasferimento dell’A24-A25 alla gestione dell’Anas, è stato smontato dai primi giorni, quando il Tar del Lazio ha negato ogni parallelo con il caso del ponte Morandi, dove peraltro la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia fu annunciata e mai deliberata per i profili di contenzioso legale che comportava. La sentenza della sezione XVI del tribunale civile di Roma, che il 24 ottobre ha fissato la provvisionale immediatamente esigibile a 500 milioni di euro, consentirà a Sdp di salvarsi attraverso il concordato preventivo con una certa tranquillità, inclusi gli arretrati dovuti all’Anas per circa un anno e mezzo di gestione. Nel merito, e sarà un momento interessante, sarà fissato l’ammontare delle spese legali. Le assoluzioni penali comportano inoltre una possibile richiesta di risarcimento.

 

Tuttavia i tifosi di Draghi sottolineano che anche con oltre 2 miliardi di euro da sborsare l’ex banchiere della Bce, ed ex privatizzatore di imprese statali, va ringraziato. Il suo provvedimento di revoca voleva evitare alle casse dell’erario un danno almeno triplo. Il conto presentato da Sdp per adeguare il tracciato su un territorio ad altissimo coefficiente di difficoltà ingegneristica era di 6,5 miliardi di euro in larga parte versati dallo Stato a fondo perduto. Per tenere sotto controllo il piano economico finanziario nel 2021 era stato insediato un commissario nella persona di Maurizio Gentile. L’ex ad di Rfi-Fs è durato pochi mesi e si è dovuto dimettere dopo essere stato mandato a processo per l’incidente ferroviario di Pioltello. Al suo posto a marzo del 2022 è arrivato dall’avvocatura dello Stato Marco Corsini, capufficio legislativo di vari ministri, già commissario della Pedemontana Veneta e spesso impegnato in arbitrati in materia infrastrutturale.

 

Corsini ha aperto i cordoni della borsa per una serie di interventi da alcune centinaia di milioni di euro, l’ultimo dei quali a luglio di quest’anno, che hanno portato il conto totale a 7,2 miliardi di euro. L’entusiasmo bipartisan per le nuove spese ha coinvolto il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, l’abruzzese leghista Luigi D’Eramo, sottosegretario dell’agricoltura, e l’ex presidente regionale democrat Luciano D’Alfonso, accusatore di Draghi nel passaggio di Aspi alla cordata di Cdp.

 

In questo momento i lavori sono ancora in mano alla Toto costruzioni generali, l’impresa controllata da Toto holding incaricata dei lavori in house dalla sorella Sdp. L’aspetto più paradossale di questa vicenda è che Toto potrebbe rifiutare la concessione appena restituitagli dai tribunali secondo lo schema “non sei tu che mi cacci, sono io che me ne vado”. È stato proprio l’imprenditore di Chieti ad annunciare che voleva mollare la patata bollente a maggio del 2022, due mesi prima che Draghi e il suo ministro Enrico Giovannini prendessero l’iniziativa.

 

Il gruppo abruzzese, che non ha voluto commentare questo articolo dell’Espresso, sta sfogliando la margherita sul riprendere o non riprendere la gestione dell’autostrada. Non sembrano esserci molte alternative. La concessione, assegnata a Sdp con una gara europea nel 2002, dura fino al 2030. Una nuova gara rischia di andare deserta per scarso interesse da parte dei concessionari italiani. In quanto agli stranieri, l’annunciata seconda privatizzazione di Autostrade per l’Italia-Aspi è molto più attraente dei 280 chilometri che uniscono Tirreno e Adriatico lungo una gimkana di viadotti e gallerie. I tecnici di Toto, gli ex Aspi Tonino Russo e Igino Lai e il presidente di Sdp Cesare Ramadori, rafforzati dalle assoluzioni, stanno portando avanti i lavori con Italferr, società di progettazione delle Fs. Vale la strategia dell’emergenza, giustificata dalla minaccia di un nuovo sisma. Meglio un processo civile, dove i legali del gruppo garantiscono alte prestazioni, che la corte d’assise per qualche opera crollata come a Genova. Tanto più che, alla fine, lo Stato paga e Carlo Toto lo sa bene.

 

Quindici anni fa, il costruttore con ambizioni aeronautiche è riuscito ad accollare all’Alitalia la sua Air One per una cifra, fra prezzo di cessione e debiti, superiore al miliardo di euro. Oggi la capogruppo Toto holding è ancora in piedi e sta anche benino secondo l’ultimo bilancio disponibile, chiuso nel 2021 con 491 milioni di ricavi e 19 milioni di utili netti. Alitalia, invece, è andata a picco. Forse non aveva gli avvocati giusti.