“I giovani non vogliono lavorare in cucina“, si lamenta lo chef. Ma anche lui, in fondo, ci sta ben poco. E la nuova edizione di Quattro ristoranti è solo l'ultimo esempio

Ci sono tre cose che abbiamo imparato seguendo con fedeltà l’irresistibile “4 ristoranti”, reality Sky sulle cucine d’Italia: tenere la cappa pulita, etichettare i cibi in freezer e soprattutto mai e dico mai appendere i mestoli. Chi contravviene a queste regole fondamentali peste lo colga. Per tutti gli altri, invece, c’è la possibilità di portarsi a casa un micro-gruzzolo ma soprattutto l’etichetta fuori dalla porta sinonimo di garanzia: il «mi piace» di Alessandro Borghese, lo chef rinomato che non nasconde di piacersi parecchio. 

 

Sorriso imperituro e divisa nera trendy, Borghese si è lustrato la celebrità anche grazie alle esternazioni puntuali contro i giovani che, a suo dire, non hanno voglia di lavorare. Con la precisione implacabile di un termometro da arrosto, quando arriva l’estate sente il dovere di lamentarsi per i ragazzi che non solo «preferiscono tenersi stretto il fine settimana per divertirsi con gli amici» ma hanno persino la pretesa «di ricevere un compenso importante» quando «lavorare per imparare non significa essere per forza pagati». Insomma: «Alle volte ho come l’impressione che le nuove generazioni cerchino un impiego sperando di non trovarlo perché, quando poi li chiami per dare loro una possibilità, non si fanno trovare». 

 

Che poi viene da chiedersi, al di là delle polemiche spicce, chi mai riuscirà a trovare in cucina proprio Borghese. Il quale può vantare al suo attivo la cura di un canale YouTube ufficiale, 1 milione e novecentomila follower su Instagram a cui risponde con solerzia, la sua faccia sorridente sui pacchi di pasta che promuove con ricette e gag, due podcast, quattro libri e un film come doppiatore. Oltre, ovviamente, alla televisione, a cui ha regalato 23 programmi di cui persino uno in prima serata non legato alla cucina, “Game of Talents”, dove per due estenuanti ore in smoking sfoggiava il suo consueto filo di enfasi. 

 

E ora, a bordo dell’ormai celebre van dai vetri oscurati, ha ricominciato ad attraversare l’intera penisola, da Bassano del Grappa all’Irpinia, per indagare il panorama gastronomico italiano al fine di eleggere il migliore. Ovvero una cena in quattro ristoranti per ogni puntata, che moltiplicati per nove stagioni fanno una cifretta niente male. Alla fine dunque, mentre si passa dal piatto bonus alle scaramucce bonarie tra i concorrenti montate con dovizia, lo spettatore si gusta il programma come fosse un comfort food ma un retropensiero aleggia nell’aria: se lo chef Borghese continuasse a sorridere alle telecamere senza puntare il dito non farebbe alcun danno. Anzi, per dirla col suo tormentone, potrebbe confermare il (buon) risultato anziché ribaltarlo.

 

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DA GUARDARE 
Torna Maurizio Crozza (su Nove dal 22 settembre) con un’imitazione capolavoro: quella di Andrea Giambruno. Che col sottopancia “fidanzato” dice: «Hai il diritto di ubriacarti e metterti i tacchi ma potresti incontrare non solo il lupo, ma anche l’orso. Insomma hai tutto il diritto di nascere donna però poi te la sei cercata».

 

MA ANCHE NO
Si è conclusa l’estate delle repliche, come da tradizione. Ma con una nota di sadismo niente male. Gli appassionati della (gradevole) fiction “Studio Battaglia” con Lunetta Savino si sono visti costretti a un’incomprensibile maratona con gli ultimi due episodi mandati insieme e per di più a notte fonda. Rai, di tutto ma a caso.