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Cultura
gennaio, 2024

Povere creature, Emma Stone è irresistibile nella sua creatura femminista

Imprevedibile, incontenibile, scandalosa. È la bambina nel corpo di adulta costruita dal Dottor Frankenstein di Yorgos Lanthimos. Un film dalla parte delle donne

Prendete il cervello di una bambina mai nata, trapiantatelo nel corpo della mamma suicida, affidate il risultato alle cure di una specie di dottor Frankenstein a sua volta ricucito come un pallone da calcio, poi ambientate il tutto in un’Inghilterra vittoriana “steampunk” con luci al neon, tecnologie futuribili e cani dalla testa di oca, perché lo scienziato non si esercita solo sugli umani. Iniziate a farvi un’idea di questo brillante rovesciamento del “Frankenstein” di Mary Shelley firmato dallo scozzese Alasdair Gray nel 1992 (edizioni Safarà) e portato al cinema dal regista di “The Lobster” e “La favorita” con la complicità decisiva di Emma Stone, oculata produttrice oltre che sfrenata protagonista. 

 

È lei infatti a dare alla sua Bella Baxter le movenze e i capricci di un’infante che scopre insieme il mondo e il suo corpo. Lei a incantarci con la grazia ribalda di quella bambina stupefatta e ingorda di tutti i piaceri, sì, soprattutto quelli, ma anche offesa dalle regole e dagli abusi riservati al suo sesso. Lei a mettersi in viaggio, Lisbona, Alessandria d’Egitto, Parigi, con un borioso libertino (il sempre fantastico Mark Ruffalo) che pensa di usarla come un giocattolo, senza immaginare a cosa va incontro. Lei insomma a portare su di sé il messaggio, condivisibile quanto insistito, di questo film ingordo e imperfetto - scenografie volgari, fish eye a piovere, ridondanze multiple - ma applauditissimo Leone d’oro a Venezia, vincitore di due Golden Globes e ora candidato a 11 premi Oscar.

 

È vero infatti che Lanthimos sembra rinnegare le sottigliezze e le crudeltà vertiginose dei film precedenti. Ma “Povere creature!” resta libero, selvaggio e selvaggiamente godibile, perché il messaggio femminista, evviva, dribbla torti e soprusi per imporsi attraverso il piacere, in tutte le sue forme. E a ciò che il piacere porta in dote per Bella: la conoscenza. Con buona pace di quel padre-creatore ricucito e in fondo benevolo (Willem Dafoe). E gioia dello spettatore, sottratto una tantum al ricatto della causa. Più femminismo insomma, e il mondo sarà un posto migliore. Per tutti.

 

POVERE CREATURE!
di Yorgos Lanthimos, Usa - Irlanda - Gb, 141’

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