Imprevedibile, incontenibile, scandalosa. È la bambina nel corpo di adulta costruita dal Dottor Frankenstein di Yorgos Lanthimos. Un film dalla parte delle donne

Povere creature, Emma Stone è irresistibile nella sua creatura femminista

Prendete il cervello di una bambina mai nata, trapiantatelo nel corpo della mamma suicida, affidate il risultato alle cure di una specie di dottor Frankenstein a sua volta ricucito come un pallone da calcio, poi ambientate il tutto in un’Inghilterra vittoriana “steampunk” con luci al neon, tecnologie futuribili e cani dalla testa di oca, perché lo scienziato non si esercita solo sugli umani. Iniziate a farvi un’idea di questo brillante rovesciamento del “Frankenstein” di Mary Shelley firmato dallo scozzese Alasdair Gray nel 1992 (edizioni Safarà) e portato al cinema dal regista di “The Lobster” e “La favorita” con la complicità decisiva di Emma Stone, oculata produttrice oltre che sfrenata protagonista. 

 

È lei infatti a dare alla sua Bella Baxter le movenze e i capricci di un’infante che scopre insieme il mondo e il suo corpo. Lei a incantarci con la grazia ribalda di quella bambina stupefatta e ingorda di tutti i piaceri, sì, soprattutto quelli, ma anche offesa dalle regole e dagli abusi riservati al suo sesso. Lei a mettersi in viaggio, Lisbona, Alessandria d’Egitto, Parigi, con un borioso libertino (il sempre fantastico Mark Ruffalo) che pensa di usarla come un giocattolo, senza immaginare a cosa va incontro. Lei insomma a portare su di sé il messaggio, condivisibile quanto insistito, di questo film ingordo e imperfetto - scenografie volgari, fish eye a piovere, ridondanze multiple - ma applauditissimo Leone d’oro a Venezia, vincitore di due Golden Globes e ora candidato a 11 premi Oscar.

 

È vero infatti che Lanthimos sembra rinnegare le sottigliezze e le crudeltà vertiginose dei film precedenti. Ma “Povere creature!” resta libero, selvaggio e selvaggiamente godibile, perché il messaggio femminista, evviva, dribbla torti e soprusi per imporsi attraverso il piacere, in tutte le sue forme. E a ciò che il piacere porta in dote per Bella: la conoscenza. Con buona pace di quel padre-creatore ricucito e in fondo benevolo (Willem Dafoe). E gioia dello spettatore, sottratto una tantum al ricatto della causa. Più femminismo insomma, e il mondo sarà un posto migliore. Per tutti.

 

POVERE CREATURE!
di Yorgos Lanthimos, Usa - Irlanda - Gb, 141’

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