Oggi si può preservare la possibilità di avere gravidanze. Ma occorre informare e sostenere le donne

Darinka Lodi è morta otto anni fa a causa di un tumore al seno e l’ho vista piangere una sola volta: quando le hanno detto di doversi sottoporre alla chemioterapia e di dover prima entrare in menopausa forza- ta. Piangeva perché pensava che, una vol- ta guarita, non avrebbe più potuto avere figli. Aveva trentotto anni e senza que- sta speranza si sentiva indebolita, perché nessuno le aveva parlato del congelamento degli ovuli e quando è successo, per caso, era troppo tardi.
Daniela Galliano è un medico chirurgo in ginecologia, ostetricia e medicina della riproduzione. Spiega che l’incidenza dei tumori femminili in età fertile, tra i venti e i quarant’anni, è cresciuta in questi ultimi anni e non solo alla mammella.

«Il problema è che, se da un lato, grazie alla diagnosi precoce e ai progressi delle terapie, la probabilità di cura è altissima, dall’altro, i trattamenti antitumorali (chemioterapia, ormonoterapia, radioterapia e chirurgia) compromettono quasi sempre la fertilità, rendendo la notizia della diagnosi del tumore ancora più impattante da un punto di vista emotivo. Le linee guida oggi prevedono che prima di iniziare i trattamenti antineoplastici le donne siano informate del rischio di infertilità e delle tecniche che possono prevenirlo, come l’egg-freezing o vitrificazione degli ovociti, una tecnica che consente di congelare i propri ovociti per utilizzarli in seguito e avere le stesse probabilità di una gravidanza esistenti al momento del congelamento. Spesso ci si pensa davvero solo una volta terminati con successo i trattamenti, quando però le ovaie sono già state danneggiate».

Sono tante le donne che si stanno esponendo per sensibilizzare sul tema, parlan- do di fecondazione assistita e di ovuli congelati, allargando il discorso al diritto di poter diventare madri anche se single. «La legge 40 del 2004 è stata modificata in questi anni attraverso sentenze della Corte costituzionale, grazie alle quali, ad esempio, è possibile oggi la fecondazione eterologa con donazione di ovociti e spermatozoi; ma persistono ancora quelli che, dal mio punto di vista, rappresentano limiti importanti, come il divieto di utilizzo degli embrioni sovrannumerari per fini di studio e ricerca scientifica e il divieto di poter accedere alla procreazione medicalmente assistita anche per le donne single e le coppie di donne omosessuali, che si vedono quindi costrette ad andare in altri Paesi, come Spagna o Francia, per poter avere una gravidanza. Questa legge discrimina le donne anche rispetto alle loro possibilità economiche, perché solo quelle che potranno permetterselo andranno all’estero, mentre le altre saranno costrette a rinunciare alla maternità», continua la dottoressa Galliano.

«La maternità viene continuamente giudicata, nonostante la società sia cambiata e le donne oggi possano finalmente seguire la propria realizzazione personale nello studio o nel lavoro, posticipando la decisione di avere una gravidanza, se lo vorranno, a un’età di maggiore consapevolezza, ma che purtroppo è anche critica per la fertilità. Se ne parla ancora troppo poco, eppure la scienza offre oggi alle donne una possibilità importante: preservare la fertilità prima che sia troppo tardi, per non precludersi la possibilità di diventare madri».