Percentuali in crescita dopo la pandemia, i numeri raccontano un cambio di abitudini: incontri occasionali, senza precauzioni e uso di droghe. Sotto accusa app di incontri e challenge

Ogni giorno nel mondo viene registrato circa un milione di nuove infezioni da malattie sessualmente trasmissibili (Mst), ma i numeri non raccontano tutta la storia. Nonostante la disponibilità di trattamenti efficaci e metodi di prevenzione consolidati, le Mst continuano a diffondersi, specie tra i giovani. A preoccupare sono soprattutto i cambiamenti dei comportamenti sessuali: uso sempre meno frequente del preservativo, sesso occasionale diffuso e scarsa consapevolezza dei rischi creano un terreno fertile per il proliferare di infezioni come Aids, clamidia, gonorrea e sifilide.

Secondo i dati forniti dall’Istituto superiore di sanità (Iss) dal 2019 al 2022 le infezioni da Mst in Italia sono aumentate significativamente: nel 2022 1.200 casi di gonorrea contro gli 820 del 2021. Settecento i casi di sifilide contro i 580 del 2021. Quanto alla clamidia, infezione particolarmente insidiosa perché spesso asintomatica, si è passati da 800 a 1.000 casi. Con alto coinvolgimento di under 25 e una prevalenza della clamidia tra le ragazze di questa fascia d’età del 7%, rispetto all’1% sopra i 40 anni.

Secondo la Società interdisciplinare per lo studio delle malattie sessualmente trasmissibili, (Simast) l’aumento dei contagi, soprattutto dopo la pandemia, è in gran parte legato ai nuovi comportamenti sessuali di frequente alimentati da app di incontri e sfide social, come “sex roulette” e “calippo tour”. «La crescente diffusione di comportamenti a rischio tra i più giovani, tra cui anche il chemsex (ovvero l’assunzione di sostanze psicotrope prima, durante e dopo i rap- porti) e le sfide lanciate dalle app, con- tribuiscono all’aumento dei contagi da malattiesessualmentetrasmissibili»,spiega

il presidente della Simast Luca Bello. La mancanza di consapevolezza, poi, non fa che aggravare il problema: «È maggiore l’onta di aver perso una challenge piuttosto che il rischio di aver contratto una malattia con possibili conseguenze nefaste», aggiunge Bello.

Lo studio internazionale Health Behaviour in School-aged Children di settembre 2024 rileva che a 15 anni, il 69,4% dei ragazzi e il 61,6% delle ragazze afferma di aver utilizzato il preservativo durante l’ultimo rapporto sessuale, ma a 17 anni le percentuali scendono rispettivamente al 65,9% per i ragazzi e al 56,8% per le ragazze.

«Manca un’adeguata informazione tra gli adolescenti che si avvicinano al sesso e sono disorientati. Scuola e famiglia sono i grandi assenti, e spesso i medici di famiglia non sono preparati ad affrontare questi temi», riflette Barbara Suligoi, direttricr Centro operativo Aids dell’Iss e presidente del congresso della Simast che ha recentemente presentato un “Vademecum sul sesso sicuro”. Uno strumento per prevenire, riconoscere i sintomi e affrontare le malattie sessualmente trasmissibili con un invito all’uso costante del preservativo. «Nel vademecum – spiega Luca Bello – ci soffermiamo su dieci regole base da seguire: la prima è di utilizzare sempre il preservativo in tutti i rapporti occasionali ricordando che la pillola anticoncezionale, pur prevenendo la gravidanza, non protegge dalle infezioni sessualmente trasmissibili». Tra le raccomandazioni anche la riduzione del numero dei partner sessuali ed evitare rapporti con persone di cui non si conosce lo stato di salute. La prevenzione passa anche attraverso la regolarità dei test per le Ist, le infezioni sessualmente trasmissibili. In caso di sintomi sospetti, come perdite genitali o lesioni, il consiglio degli esperti è di astenersi dai rapporti e consultare subito un medico.

Anche l’Iss ha stilato un proprio decalogo che si integra con le raccomandazioni della Simast. Entrambi gli approcci si basano sul binomio protezione e consapevolezza. Le regole dell’Iss, tra cui l’uso costante del preservativo, la necessità di fare regolarmente il test per le Mst, e la responsabilità di comunicare apertamente con il proprio partner riguardo a possibili rischi, si riflettono pienamente anche nelle indicazioni della Simast.

Viceversa le raccomandazioni della Simast, come la necessità di essere sempre lucidi quando si ha un rapporto sessuale (evitando l’uso di alcol o droghe), si allineano perfettamente con i suggerimenti dell’Iss, che insistono sulla riduzione dei comportamenti a rischio.

Ma, in questo quadro cosa fanno le istituzioni? Il ministero della Salute sta ela- borando un “Piano nazionale strategico” per la prevenzione dell’Hiv, delle epatiti virali e delle Ist, con l’obiettivo di migliorare l’accesso ai test diagnostici, aumentare la consapevolezza e creare una rete di supporto sul territorio. La proposta di legge del deputato Mauro D’Attis mira a riformare la legge 135/90 e propone una serie di interventi mirati, come l’abbassamento dell’età per l’accesso ai test Hiv a 14 anni, la promozione della cultura della prevenzione e la valorizzazione del ruolo del terzo settore. Tuttavia la sfida principale resta quella culturale. «La prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili è una questione di consapevolezza e responsabilità individuale», ribadisce il presidente Simast. Che aggiunge: «Solo quando ogni persona avrà chiaro il proprio ruolo nella protezione della propria salute e di quella altrui, riusciremo a fermare l’espansione delle Ist».

E allora è d’obbligo riflettere seriamente su come migliorare la cultura della prevenzione, agendo su più fronti: dalla scuola alla famiglia, passando per il sistema sanitario e le istituzioni. Il cambiamento parte dall’informazione, ma anche da un impegno concreto delle istituzioni e della società civile. Perché, come ricordano gli esperti, la prevenzione non è solo un atto di cura, ma una vera e propria cultura della salute.