Lisetta Carmi è un’artista dalle molte vite, una donna capace di reagire, reinventarsi e, ogni volta, stupire. Nasce a Genova nel 1924 e lei e la sua famiglia, in quanto ebrei, con l’arrivo delle leggi razziali devono lasciare la Liguria molto presto per rifugiarsi in svizzera. Ricorderà che mentre attraversava le montagne a piedi per fuggire, con un braccio sosteneva la mamma, con l’altro portava i due volumi del “Clavicembalo ben temperato” di Bach. Una volta rientrata a casa, infatti, dedica la sua vita alla musica fino a quando, all’indomani di una manifestazione politica contro un comizio di Almirante a cui partecipa, il suo maestro le vieta di scendere in piazza ancora: le sue dita sono troppo preziose per rischiare di rompersi tra la folla. Lei risponde che se le sue mani erano più importanti del resto dell’umanità, allora avrebbe smesso di suonare.
E lo fa davvero. Non sappiamo come sarebbe andata, probabilmente sarebbe diventata una grandissima musicista, ma invece inizia a occuparsi di fotografia ed è proprio a questa sua seconda vita che Palazzo Ducale di Genova, in occasione dei 100 anni della sua nascita, dedica una grande retrospettiva curata da Giovanni Battista Martini e Ilaria Bonacossa. Ci saranno le sue serie più note, come quella sullo sfruttamento e la condizione dei lavoratori del porto di Genova, che va ben oltre l’illustrazione e diventa uno strumento di denuncia e di conoscenza, un atto politico. Oppure il suo sguardo intimo e profondo sui travestiti della sua Genova, fotografie fatte non con occhio indagatore o morboso, ma con l’approccio di chi vuole davvero capire. E poi ancora i reportage in Venezuela, India, Afghanistan, ma anche il meno conosciuto (e per la prima volta nella sua versione a colori) “Erotismo e autoritarismo a Staglieno”, in cui il famoso cimitero genovese diventa teatro utilizzato da Carmi per raccontare le contraddizioni della società borghese dell’800.
Lisetta Carmi muore all’età di 98 anni a Cisternino, dove si era trasferita per la sua terza vita. Aveva infatti abbandonato la fotografia per aprire un centro di meditazione.