La cura per perdere peso rapidamente ha portato alla piccola azienda ricavi stratosferici. Ma rischia di essere una bolla, come nel caso delle società che hanno prodotto i vaccini durante l'emergenza Covid

Da piccola e semi-sconosciuta azienda farmaceutica danese a stella splendente di Borsa, osannata e blandita dal mercato finanziario, divenuta anche fenomeno mediatico soprattutto negli Stati Uniti. Per Novo Nordisk è il momento dell’enfasi; quasi una rivoluzione copernicana per la farmaceutica di Copenaghen che per decenni ha vivacchiato come produttore di insulina, un farmaco a basso costo, e che da poco più di due anni a questa parte è esplosa cavalcando la «malattia dei ricchi», l’obesità, e la sua cura per dimagrire rapidamente. Il tutto grazie ai suoi farmaci a base di semaglutide, impiegati per la cura del diabete e ora venduti anche per combattere il sovrappeso.

 

E negli Stati Uniti è stata subito una moda, con milioni di americani a fare incetta di Wegovy, il nome commerciale del farmaco di Novo Nordisk, che commercia anche con i marchi Ozempic, proposto per il diabete, e Saxenda. E così dall’antica cura con l’insulina per i diabetici, ecco che i ricercatori della farmaceutica danese, che da anni conoscono e studiano il diabete, hanno scoperto che la nuova molecola ha come primo effetto quello della perdita di peso: anche fino al 15 per cento in poche settimane di trattamento. Un antidoto perfetto per milioni di persone obese, che senza doversi sottoporre a diete e a esercizio fisico possono dimagrire con l’ausilio solo di un farmaco.

 

Una nuova frontiera vergine, soprattutto negli Usa, la patria del junk food (cibo spazzatura), dove il Wegovy è diventato prodotto di moda, quasi come fu ai suoi tempi il Prozac, l’antidepressivo che i medici finirono per prescrivere e i pazienti per assumere anche per stati di tristezza passeggera. Un mix ideale per Novo Nordisk, che – grazie all’innovazione dei suoi farmaci e all’utilizzo off-label (cioè per indicazioni non autorizzate) approvato dalla Food and Drug Administration americana non solo per il diabete, ma anche per l’obesità – si è trovata a cavalcare l’Eldorado dei profitti.

 

Tanto per dare un’idea dell’impatto sui conti della rivoluzione anti-obesità, Novo Nordisk ha prodotto l’anno scorso ricavi per ben 232 miliardi di corone danesi, equivalenti a poco più di 31 miliardi di euro. Un balzo del 31 per cento di nuove entrate sul 2022. E quasi un raddoppio di fatturato sul 2020, prima dell’ingresso sul mercato del Wegovy. Del resto, se si guarda più lontano nel passato, Novo Nordisk, quando era un semplice produttore di insulina, fatturava non più di 15 miliardi di euro. La nuova frontiera della lotta all’obesità ha, quindi, cambiato pelle all’azienda. I costi di produzione incidono solo per poco più del 14 per cento dell’intero fatturato da vendite. Le spese di vendita, distribuzione e ricerca assommano un altro 38 per cento e così i profitti operativi per 102 miliardi di corone (oltre 13 miliardi di euro) valgono ben il 44 per cento dei ricavi. Un livello più che invidiabile.

 

Per buona parte ottenuto proprio dall’allargamento della base clienti dai diabetici agli obesi. Da solo, l’Ozempic ha prodotto l’anno scorso ricavi per 95 miliardi di corone, di cui 69 miliardi sul mercato americano. Nel 2022 le vendite dell’Ozempic si erano fermate a “soli” 60 miliardi di corone. Gli altri due farmaci che spopolano sono il Wegovy, che ha fatturato da solo 31 miliardi di corone, e il Saxenda con 10 miliardi. Ecco il cambio di pelle drastico: la vecchia insulina porta ormai meno della metà dei ricavi da vendita nelle casse della Big Pharma danese. Solo 104 miliardi di fatturato nel 2023 contro i 232 miliardi complessivi.

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Ormai è Wegovy-mania soprattutto negli Usa, dove Novo Nordisk è di fatto quasi monopolista, avendo conquistato il 53 per cento delle quote di mercato. Tra l’altro, l’attività di lobby della ex piccola farmaceutica pare essere molto efficace, dato che il suo farmaco ha avuto accesso al pacchetto Medicare, l’assicurazione sanitaria Usa. Il che consente di ampliare ulteriormente il mercato. Medicare rimborserà parte del costo del Wegovy, che sul mercato oscilla intorno ai mille dollari per trattamento. Un farmaco per ricchi, dunque.

 

L’Eldorado dei nuovi maxi-profitti assicurati dalla semaglutide ha entusiasmato il mercato finanziario. Novo Nordisk è volata in Borsa, passando da poco più di 219 corone del marzo 2021 alle 881 corone dei giorni scorsi, quasi quadruplicando il suo valore di mercato in soli due anni. Oggi l’intera società vale oltre 500 miliardi di euro e ha scavalcato in classifica il colosso del lusso europeo Lvmh, conquistando il podio di titolo di più alto valore in Europa. Follie del mercato, si direbbe. Basti pensare che Lvmh fattura tre volte i ricavi di Novo Nordisk: eppure la ex piccola fiammiferaia di Copenaghen oggi si è trasformata nella regina del Continente europeo.

 

Così festeggiano alla grande gli investitori disposti a comprare un titolo che è quotato a oltre 15 volte il suo fatturato del 2023. Numeri da vera e propria bolla. Sembra di assistere al film del Covid. Il copione rischia di essere lo stesso. Pfizer e Moderna, grazie al loro vaccino anti-pandemia e avendo il coltello dalla parte del manico nelle trattative “opache” con i governi di tutto il mondo, bisognosi di dosi per miliardi di persone, hanno visto raddoppiare i loro fatturati e, nel caso di Pfizer, più che triplicare i profitti nel biennio 2021-2022. Salvo poi ritornare sulla Terra nel periodo post-pandemia. Con i loro titoli precipitati a razzo e tornati ora ai livelli pre-Covid.

 

In fondo, per le Big Pharma massimizzare i profitti sull’onda del potere oligopolistico dei loro blockbuster è l’imperativo. È così anche per Novo Nordisk, che sta approfittando della nuova campagna anti-obesità e della sua posizione di monopolista del mercato dei farmaci per perdere peso. Ma all’orizzonte c’è un nemico. L’americana Eli Lilly non ha perso tempo e si sta gettando a capofitto nel mercato: a novembre 2023 la Fda ha approvato l’uso del Zepbound, il farmaco a base di Tirzepatide per il trattamento del sovrappeso. Una nuova molecola che, in realtà, è la stessa già in uso per il diabete con il farmaco Mounjaro e che ora – come nel caso di Novo con il principio attivo semaglutide con Ozempic (diabete) e con Wegovy (obesità) – ha trovato una “nuova” applicazione.

 

La guerra è aperta e quest’anno scoppierà soprattutto negli Usa, il mercato più ricettivo, data l’alta percentuale di popolazione in sovrappeso, per questi impieghi. Per gli analisti di Goldman Sachs, infatti, il mercato dell’obesità può valere da qui al 2030 un giro d’affari di oltre 100 miliardi di dollari. A spartirselo sarà l’oligopolio Novo-Lilly che potrà arrivare a detenere l’80 per cento del mercato.

 

La stessa Eli Lilly ha già visto nel 2023 schizzare le vendite del 28 per cento sull’anno precedente. Con il farmaco Mounjaro, prescritto non solo per il diabete, ma ora anche per l’obesità, che ha visto esplodere i ricavi da soli 482 milioni nel 2022 a 5,1 miliardi di dollari lo scorso anno. E anche Zepbound, la nuova formulazione, in solo un mese di vendite ha realizzato ricavi per 175 milioni. Presso il quartier generale di Eli Lilly a Indianapolis già festeggiano il cambio di passo grazie al farmaco per dimagrire, dato che prevedono per il 2024 ricavi per oltre 40 miliardi di dollari, con un aumento secco trainato dal nuovo Zepbound del 20 per cento e con una marginalità operativa ben sopra il 32 per cento dei ricavi.

 

Anche per Novo Nordisk si prospetta un 2024 altrettanto carico di profitti e ricavi. Per quest’anno l’azienda prevede un incremento del fatturato tra il 18 e il 26 per cento, con profitti operativi ancora più ricchi per i quali stima di portare a casa un aumento tra il 21 e il 29 per cento. Per buona parte sull’onda dell’inarrestabile successo del Wegovy. Finché dura, si direbbe, e finché non emergeranno nel tempo effetti collaterali tali da sgonfiare la new wave del farmaco miracoloso. Intanto, meglio spingere sull’acceleratore e portare a casa profitti succulenti.