E poi la vendetta dell'Iran su Israele. Le polemiche in Argentina sull'obbligo scolastico. La giunta militare del Myanmar che chiede aiuto ai Rohingya. La controversa legge sulla mobilitazione ucraina, le elezioni in Slovacchia, le proteste in Ungheria, l'inizio del processo sui Panama Papers. Ecco i fatti della settimana

Il Parlamento Ue vota per inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali
Il voto è simbolico: la risoluzione non è vincolante e il diritto all'aborto richiederebbe l'appoggio di tutti i 27 Stati membri per essere incluso nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. Ma almeno un passo chiaro che indica la direzione che l’Europa vorrebbe seguire c’è stato: dopo che la Francia, lo scorso 4 marzo, è stato il primo Stato a inserire il diritto all’aborto in Costituzione per tutelarlo, anche il Parlamento europeo ha votato a favore dell'inserimento dell'interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell'Ue. La proposta è stata approvata con 336 voti favorevoli e 163 contrari. Durante il dibattito i deputati hanno anche evidenziato come in Italia l'accesso all'assistenza all'aborto stia subendo erosioni. E che un'ampia maggioranza di medici si dichiara obiettore di coscienza, cosa che rende estremamente difficile de facto l'assistenza all'aborto in alcune regioni.

 

Argentina, abolire l’obbligo scolastico
«Libertà è anche che se non vuoi mandare i tuoi bambini a scuola perché ne hai bisogno in officina, puoi farlo», ha detto domenica scorsa l’economista Alberto Bertie Benegas Lynch, uno dei più noti deputati della coalizione di destra "La Libertad Avanza," che ha sostenuto l’elezione di Javier Milei come presidente dell’Argentina. Benegas Lynch, durante un’intervista concessa alla radio Fm Milenium avrebbe di fatto affermato che i genitori possono scegliere se mandare i figli a scuola o usarli per portare i soldi a casa, scatenando molte polemiche. Anche il governo argentino ha preso le distanze dalle affermazioni dell’economista.

 

L’Iran risponderà all’attacco di Israele
L’Iran ha fatto sapere che risponderà all’attacco al consolato della Repubblica islamica a Damasco, in Siria, avvenuto la  settimana scorsa, in cui sono morte 12 persone tra cui Mohammad Reza Zahedi, tra i comandanti più anziani delle Forze Quds iraniane in Siria e Libano, area militare del Corpo delle Guardie della Rivoluzionarie islamica. Netanyahu non ha mai rivendicato la responsabilità ma Teheran ritiene Israele colpevole. Così, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha comunicato a Washington che la risposta ci sarà. Ma sarà «controllata» e «senza escalation», al fine di dissuadere Israele da altre azioni simili, ma evitando anche che il conflitto cresca troppo di intensità. E che vengano coinvolti gli Stati Uniti.

 

Ucraina, legge controversa sulla mobilitazione
La Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, ha approvato un controverso disegno di legge per modificare le regole per il reclutamento di civili nell'esercito. Con l’obiettivo di far entrare 500 mila nuovi combattenti nelle truppe che contrastano l’avanzata russa (obiettivo poi rivisto al ribasso). Il testo fra le varie cose, amplia i poteri delle autorità ucraine di emettere avvisi di leva, prevede sanzioni aggiuntive per chi si sottrae al reclutamento, introduce controlli obbligatori da parte delle commissioni mediche per chi in precedenza era stato dichiarato «parzialmente idoneo». Ma manca invece la clausola che era tanto attesa per prevedere la smobilitazione dopo 36 mesi di combattimento. La nuova legge arriva una settimana dopo che l'Ucraina ha abbassato l'età di arruolamento degli uomini da 27 a 25 anni. La legge entrerà in vigore dopo la firma del presidente Volodymyr Zelensky che non è però chiaro quando avverrà.

 

Panama papers, è iniziato il processo
Lunedì 8 aprile, nella capitale della Repubblica presidenziale di Panama, in America centrale, si è aperto il processo alle 27 persone implicate nello scandalo svelato dall’inchiesta giornalistica, guidata dal Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi, “Panama Papers”: evasione fiscale e riciclaggio del denaro affidati, da personaggi di spicco di tutto il mondo, allo studio legale Mossack Fonseca. Tra gli imputati , infatti, ci sono anche i due fondatori, Jürgen Mossack e Ramon Fonseca Mora. Le udienze si concluderanno il 26 aprile.

 

Lo Zimbabwe conia una nuova moneta per contrastare l’inflazione (di nuovo)
La banca centrale dello Zimbabwe ha lanciato una nuova valuta sostenuta dall’oro, nel tentativo di contrastare l’inflazione alle stelle e stabilizzare l’economia del Paese da tempo in difficoltà. La valuta si chiama Zim Gold, ZiG, ed è stata pensata per dare allo Stato una «moneta nazionale solida e stabile», ha detto John Mushayavanhu, governatore della Reserve Bank. Secondo cui gli abitanti hanno 21 giorni (fino al 30 aprile) per convertire le vecchia moneta, conosciuta con il nome di Real Time Gross Settlement o con quello di Zimdollar, con le nuove.

 

 

In Myanmar la giunta militare chiede aiuto ai Rohingya
«Ero spaventato, ma dovevo andare», dice Mohammed, un rohingya di 31 anni con tre bambini piccoli. Vive in una campo per sfollati interni vicino alla capitale dello Stato del Rakhine. Come svela Bbc attraverso una serie di interviste, gli ufficiali dell'esercito del Myanmar hanno fatto il giro dei campi e hanno ordinato agli uomini più giovani di presentarsi per l'addestramento militare. Così, quasi sette anni dopo che l’esercito ha ucciso migliaia di musulmani Rohingya, in quella che l’Onu ha definito «un esempio da manuale di pulizia etnica», chiede il loro aiuto.

 

In Slovacchia, alla elezioni ha vinto il filorusso Pellegrini
Il populista Peter Pellegrini, 48 anni,  è stato eletto presidente della Slovacchia, succedendo alla liberale Zuzana Caputova. Con il 53 per cento dei voti ha sconfitto al ballottaggio delle elezioni presidenziali, sabato 6 aprile, l’ex diplomatico filo-occidentale Ivan Korčok. Pellegrini, ex primo ministro, è un alleato del premier Robert Fico e con lui condivide l'atteggiamento accomodante nei confronti della Russia. La sua elezione segna un ulteriore slittamento del Paese verso posizioni più ostili nei confronti dell’Ue. Entrerà in carica da giugno.

 

 

In Ungheria le proteste contro Orban crescono
In Ungheria decine di migliaia di persone stanno scendendo in piazza per manifestare contro il primo ministro Viktor Orban. Tra le ultime manifestazioni quella di sabato 6 aprile a Budapest, la capitale, guidata da Peter Magyar, avvocato, 43 anni, che denuncia il potere corrotto nel Paese e vuole lanciare un nuovo movimento politico per sfidare il premier. I manifestanti hanno marciato verso il Parlamento gridando «Non abbiamo paura» e «Orban dimettiti».

 

 

La transizione energetica mette in pericolo i Gorilla
Secondo uno studio da poco pubblicato, come riporta il Guardian, circa 180.000 gorilla, bonobo e scimpanzé sono a rischio a causa dell’aumento della domanda di minerali come rame, litio, nichel e cobalto necessari per le tecnologie energetiche pulite come le turbine eoliche e le auto elettriche. Secondo i ricercatori, la crescita dei progetti di estrazione dei metalli necessari alla transizione ecologica sta portando alla distruzione delle foreste pluviali tropicali, habitat fondamentali per le grandi scimmie africane.