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Dopo l'attacco dell'Iran a Israele, si alza l'allerta anche in Italia. Le notizie del giorno

di Simone Alliva   15 aprile 2024

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Biden frena la risposta di Tel Aviv. Al via l'inchiesta sul disastro di Suviana. Inizia il processo Stormy contro Donald Trump. I fatti da conoscere

Biden frena Israele: «L'Iran pagherà al momento giusto»
La Casa Bianca è riuscita per il momento a frenare Benyamin Netanyahu, ma Israele promette di dare la sua risposta all'attacco dell'Iran, che nella notte di sabato ha lanciato per la prima volta centinaia di droni e missili contro lo Stato ebraico, rischiando di far precipitare il Medio Oriente nell'abisso. La reazione, ha spiegato il ministro Benny Gantz dopo ore di riunioni, consultazioni frenetiche e appelli globali alla de-escalation, arriverà ma "nel modo e nel momento più adatti. Costruiremo una coalizione regionale contro la minaccia dell'Iran ed esigeremo un prezzo".

E sarà il Gabinetto di guerra a deciderlo. Israele si è risvegliato stamattina dopo una delle notti più difficili di sempre. Dopo giornate di allarmi e paura per un attacco considerato imminente da parte degli ayatollah come ritorsione al raid che il primo aprile ha ucciso un generale dei pasdaran a Damasco, sabato sera alle 22 è scattata la vendetta di Teheran con cinque ondate di strike: tre con i droni kamikaze Shahed 136 e due con missili da crociera e balistici. Un'azione "telefonata" da Teheran, che ha avvertito gli alleati della regione e non solo ben 72 ore prima dell'ora X, ma che ha comunque impiegato oltre 300 tra droni e missili. La maggior parte di questi sono stati abbattuti prima del confine israeliano sui cieli dell'Iraq e della Giordania. Le forze di difesa israeliane - con l'aiuto di caccia americani, britannici francesi e giordani - hanno annunciato di aver intercettato e distrutto il 99% dei vettori scagliati da Teheran. Alcuni sono però passati e il bilancio è di circa 30 feriti, tra cui una ragazzina di 7 anni che sta lottando per la vita. Teheran ha rivendicato che "l'attacco ha raggiunto tutti i suoi obiettivi", con "duri colpi" inferti ad una base aerea del Negev, colpita da missili balistici Kheibar. Ed ha ammonito non solo gli Usa "a stare fuori dal conflitto" minacciandone le basi nella regione ma anche tutti quei Paesi che hanno aiutato Israele a contenere l'attacco. Per questo sono stati convocati dal ministero degli Esteri a Teheran gli ambasciatori di Francia, Gran Bretagna e Germania. Poi ha risposto al segretario dell'Onu Antonio Guterres - che ha parlato di "devastante escalation" - sostenendo di aver esercitato "il diritto all'autodifesa" e ha ammonito Israele a non compiere "altre follie" o la reazione sarà "molto più pesante". Di tutt'altro tenore il resoconto dell'Idf, che ha riferito di "danni minimi", cosa che probabilmente ha facilitato a Washington il compito di frenare la controrappresaglia israeliana. "Abbiamo piani offensivi e di difesa. Siamo in allerta. Ma non intendo al momento aggiungere ulteriori dettagli a riguardo", ha tagliato corto in serata il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari, con chi gli chiedeva in conferenza stampa se Israele avesse reagito o meno. Decisivo nella notte, ad attacco ancora in corso, è stato un colloquio telefonico di 25 minuti tra premier Benyamin Netanyahu e il presidente Usa Joe Biden, mentre alcuni ministri del gabinetto di guerra israeliano chiedevano a gran voce una reazione immediata all'affronto iraniano. Il capo della Casa Bianca ha chiesto moderazione al suo interlocutore, più volte redarguito sulla condotta di guerra a Gaza, avvertendolo che Washington non avrebbe sostenuto un contrattacco dello Stato ebraico. Assieme a Biden, l'Occidente, dal G7 all'Ue, si è schierato compatto contro l'escalation, condannando tuttavia altrettanto chiaramente l'attacco dell'Iran. In serata, dopo ore di silenzio, si è fatta sentire anche la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei: "Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina", ha scritto in ebraico su X, pubblicando un video di droni iraniani che sorvolano la Spianata delle moschee a Gerusalemme durante l'attacco di ieri notte. 

Parigi 2024. Il piano B di Macron per la cerimonia, al Trocadero o allo stadio
Il presidente francese, Emmanuel Macron, in un'intervista rilasciata a Bfmtv/Rmc a poco più di 100 giorni dall'inizio delle Olimpiadi, ha dichiarato che esistono "piani B" e "persino piani C" per la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, in programma per il 26 luglio. In caso di minaccia terroristica elevata, la cerimonia di apertura sarebbe "limitata al Trocadero" o addirittura allo Stade de France per precauzione, ha dichiarato Macron, che ha comunque difeso il mantenimento della cerimonia di apertura sulla Senna. "Possiamo farcela e ce la faremo", ha detto l'inquilino dell'Eliseo, ponendo l'accento in particolare sui "mezzi di intelligence" necessari per garantire la sicurezza della cerimonia. 

Massima allerta in Italia, convocato il comitato sicurezza
Ambasciate e consolati, ma anche associazioni e luoghi di aggregazione vicini a Teheran. L'attacco scagliato dall'Iran contro Israele ha avuto inevitabili ripercussioni anche in Italia, con l'ennesimo 'aggiornamento' degli obiettivi sensibili da tenere sotto il massimo controllo da parte delle autorità. E così, come già avvenuto dopo il 7 ottobre con strutture ed edifici riconducibili a Israele e Palestina, l'allerta è stata innalzata al massimo livello anche per le rappresentanze iraniane in Italia. Per fare il punto della situazione sulla minaccia e rimodulare le misure, il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha convocato per oggi pomeriggio il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica al Viminale con i vertici delle forze di polizia e dell'intelligence. Il timore non è legato soltanto alle possibili proteste che potrebbero svolgersi nei prossimi giorni, ma anche alle azioni dei cosiddetti 'lupi solitari' o comunque di soggetti ritenuti particolarmente a rischio per la sicurezza nazionale. Per questo il Viminale procederà a un ricognizione degli obiettivi ritenuti più a rischio - ce ne sarebbero almeno 250 -, dagli uffici diplomatici fino alle sedi di associazioni o comunità legate a Teheran. Contemporaneamente proseguiranno le azioni di intelligence e antiterrorismo, mantenendo aperti i canali di comunicazione con i Paesi arabi non allineati alla politica iraniana. Restano sotto stretta osservazione, ovviamente, sinagoghe e moschee, ma anche le sedi delle comunità ebraiche, compreso il ghetto di Roma dove l'allerta è già ai massimi livelli da mesi. La zona è blindata, ma comunque affollata anche da tanti turisti, nonostante le tensioni in Medio Oriente. "Qui non abbiamo paura", sono le parole di alcuni residenti. Attenzione particolare viene riposta anche all'area del Vaticano e agli aeroporti. Da ieri i voli da e per Teheran e Tel Aviv sono stati cancellati o rimandati, con i rispettivi scali a scartamento ridotto per via della chiusura degli spazi aerei. La Farnesina, che ha tranquillizzato sulla situazione dei militari italiani impegnati nell'area di crisi, sconsiglia ufficialmente i viaggi "a qualsiasi titolo" in Iran, invitando invece a rinviare gli spostamenti in Israele se "non dettati da ragioni impellenti e non procrastinabili". Sotto i riflettori, infine, anche le università, dove la recrudescenza delle manifestazioni pro Palestina viene monitorata costantemente ormai da mesi. 

Crosetto: «Attacco gravissimo ma Israele si fermi»
"Ritengo improbabile che Israle si fermi, viste le proporzioni dell'attacco iraniano, come non si è fermato di fronte alle nostre richieste di una tregua a Gaza, per salvaguardare le vite dei civili. Quindi mi aspetto un'ulteriore risposta". A dirlo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un'intervista al "Corriere della Sera". "Credo di fare un'analisi obiettiva: l'Iran ha attaccato Israele e come rappresaglia alla bomba del 3 aprile al suo consolato in Siria che ha ucciso un generale di grande spicco a Teheran, ma anche di collegamento con Hamas. Hanno utilizzato 250 droni, 100 missili balistici e 50 da crociera. Un attacco gravissimo e senza precedenti - sottolinea -. Il 99% di tutti questi sistemi di attacco sono stati intercettati e abbattuti dal sistema di difesa aerea e contraerea israeliano, con l'aiuto di americani, britannici e giordani. I danni sono stati limitati, l'attacco era stato annunciato da tempo ed ha consentito di far preparare la difesa. Oggi l'Iran lo ha considerato concluso". Secondo Crosetto "da entrambe le parti si è ottenuto un risultato. L'Iran ha fatto vedere al suo mondo integralista di poter reagire e di avere una certa capacità militare, Israele ha a sua volta mostrato quanto forte sia la propria capacità di difesa e deterrenza. Se verranno accolti gli appelli arrivati dal G7? Noi lo auspichiamo e lavoriamo per questo, ma non è così facile". Quando avverrà la reazione di Israele "lo vedremo solo nel momento in cui avverrà. Quale oscilla tra due opzioni. Israele sa di non poter accettare che Teheran diventi una potenza nucleare perché cambierebbero totalmente gli equilibri nell'area e ne nascerebbe un vulnus decisivo alla propria sicurezza. I falchi al governo considerano questa un'occasione imperdibile per colpire i reattori nucleari dell'Iran, anche perché, pur non essendo disponibili ad intervenire direttamente, gli Usa - conclude -hanno appena stanziato i fondi per sostenere i loro sforzi militari ed hanno dichiarato il loro totale appoggio".

Al via l'inchiesta sul disastro di Suviana
L'incendio è partito dall'alternatore? Cosa è successo nei momenti immediatamente precedenti all'esplosione? Si è fatto tutto quello che era umanamente possibile per non mettere a rischio la vita dei sette tecnici che sono morti martedì, nel disastro alla centrale idroelettrica sul lago di Suviana, una delle più gravi stragi sul lavoro accadute in Italia nel ventunesimo secolo? Sono alcune delle domande alle quali, da domani, proverà a rispondere la procura di Bologna. Entrerà infatti nel vivo l'inchiesta sul disastro nella centrale di Enel Green power sull'Appennino bolognese, ma non ci si dovranno attendere accelerazioni o colpi di scena, perché sarà un'inchiesta lunga e faticosa, che dovrà cercare di ricostruire quello che è successo martedì scorso, poco prima delle 15, fra il piano -8 e il piano -9 di una delle centrali più importanti dell'Appennino. Anche perché ci vorranno ancora un po' di giorni prima che la centrale torni perfettamente accessibile: deve essere infatti svuotata dall'acqua e devono terminare i controlli che escludano in maniera assoluta danni strutturali provocati dall'esplosione. Solo allora si potranno fare i primi indispensabili sopralluoghi. In attesa delle perizie, che analizzeranno anche il sistema Scada, la cosiddetta scatola nera della centrale che è in mano agli inquirenti, l'indagine ripartirà dalle testimonianze dei tecnici, perlopiù dipendenti di Enel Green power e in alcuni casi profondi conoscitori di ogni segreto della centrale di Bargi, che saranno sentiti dai carabinieri per provare a ricostruire i minuti precedenti all'incidente, per provare a individuare anomalie o segnali che possano fornire piste per le ricostruzioni dell'incidente. Un'inchiesta molto complessa, insomma, nella quale potrebbero arrivare anche delle iscrizioni tecniche nel registro degli indagati, se la procura lo ritenesse necessario per svolgere alcuni passaggi procedurali nella ricostruzione dei fatti. Nei prossimi giorni, intanto, si svolgeranno i funerali delle sette vittime: non sono state disposte le autopsie e, dopo gli esami sulle salme, stanno arrivando i nulla osta per la sepoltura. 

Inizia a New York il "processo Stormy" che spaventa Trump
Comincia oggi a New York, nella corte penale di Manhattan, il processo a Donald Trump per la vicenda della pornostar Stormy Daniels. Il processo dovrebbe durare dalle sei alle otto settimane e oggi è previsto il primo atto con la selezione dei membri che faranno parte della giuria popolare chiamata a stabilire se Trump ha commesso reato, quando ordinò nel 2016 il pagamento in nero della pornostar perché non rivelasse in piena campagna elettorale di aver avuto con lui un rapporto sessuale. Questa sarà la prima volta in cui un ex presidente è imputato in un processo penale. L'aula del tribunale diventerà il nuovo palcoscenico politico del tycoon, che punta a trasformare il processo in un manifesto elettorale per convincere gli americani a fare donazioni e aiutarlo a vincere come otto anni fa. Trump tornerà a rilanciare le sue accuse sull'"interferenza elettorale", il "processo farsa" e si dichiarerà vittima del complotto dei Democratici. Con buona pace degli americani, il processo non sarà trasmesso in televisione e questo perché la legge di New York lo vieta. Ma tutto quello che succederà in aula inonderà i siti dei media e i social. Per almeno quattro giorni a settimana Trump presenzierà al dibattito, che lo vede imputato di 34 reati, tra cui aver falsificato i documenti finanziari per coprire il pagamento in nero all'attrice porno, il cui vero nome è Stephanie Gregory Clifford. Proprio questa donna di 45 anni, originaria di Baton Rouge, in Louisiana, spogliarellista quando era ancora minorenne -premiata con gli Avn Awards, gli Oscar dell'industria del porno, protagonista nel 2018 di un tour dal titolo "Make America Horny Again", richiamo del "Make America Great Again" di Trump, ma con connotazioni porno- sarà la più attesa dalla corte, dai giurati, dai media, ma molto temuta da Trump, che ha fatto di tutto negli ultimi due mesi per vietare a Stormy di raccontare del loro incontro sessuale.

Kiev si interroga: cedere la Crimea e il Donbass in cambio del ritiro russo? 
Mentre i politici continuano a chiedere aiuti all'Occidente e i militari spiegano che la situazione al fronte peggiora e rischia di collassare, le continue invocazioni provenienti dai vertici istituzionali ucraini hanno sortito qualche effetto: è di queste ore, infatti, la conferma dalla Germania di un imminente invio di un ulteriore sistema di difesa aerea Patriot, che Kiev metterà subito in funzione per provare a respingere i ripetuti bombardamenti di Mosca sulle città del Paese. "A causa dell'aumento degli attacchi aerei russi, il governo tedesco ha deciso di rafforzare ulteriormente la difesa" dell'alleato orientale, ha scritto in una nota il ministro tedesco Boris Pistorius. Una scelta, quella effettuata dal dicastero della Difesa, che conferma l'appoggio garantito dalla Germania a Kiev in questi due anni di conflitto: con quasi 40 miliardi di euro è il paese europeo che ha sostenuto maggiormente Volodymyr Zelensky, distanziando, con oltre il doppio dei soldi spesi, rispettivamente Francia, Regno Unito, Italia e Spagna. Ma se da una parte Berlino è lo sponsor più importante dell'Ucraina nel vecchio continente (solo gli Stati Uniti, con oltre 70 miliardi di dollari, hanno finanziato di più), dall'altra il cancellerie Olaf Scholz continua a rifiutarsi di inviare i Taurus, quei missili da crociera che consentirebbero di colpire la Russia nel profondo e di modificare sensibilmente gli equilibri del conflitto