Pubblicità
Cultura
aprile, 2024

Il Booker Prize arabo va al romanzo di un palestinese in carcere da oltre vent'anni

Un archeologo di Ramallah trova una vecchia carta d'identità israeliana e cambia nome e vita. In un racconto «di trasferimento forzato, genocidio e razzismo» che ha conquistato la giuria internazionale del premio più influente della regione ed è in corso di traduzione in italiano. Ma che all'autore, Basim Khandaqji, potrebbe portare nuove punizioni

«Il romanzo vincitore esamina in ogni dettaglio una realtà complessa e amara fatta di frammentazione familiare, trasferimento forzato, genocidio e razzismo». È così che Nabil Suleiman, presidente della giuria dell’international Prize for Arabic Fiction, presenta “A mask, the colour of the sky” di Basim Khandaqji. E anche se conclude sottolineando che il libro si chiude su temi di «amore e amicizia come pilastri dell’umanità», l’importanza politica della scelta del vincitore del più importante premio letterario arabo è evidente. E dopo minuti di tensione silenziosa, il pubblico riunito al Fairmont Hotel di Abu Dhabi, anche i sostenitori degli altri cinque libri in gara, scoppia un applauso liberatorio. Perché, come si limita a dire il presidente, «sfortunatamente il vincitore non ha potuto essere presente a questa cerimonia»: Khandaqji infatti è da ventun anni in carcere in Israele.

 

A vent’anni, durante la seconda intifada, Khandaqji è stato condannato a tre ergastoli perché ritenuto colpevole di complicità con un attentatore suicida: gli avrebbe prestato la sua tessera universitaria per permettergli di uscire dalla West Bank ed entrare a Tel Aviv, dove si è fatto esplodere uccidendo tre persone. E forse non è una coincidenza che anche “A mask, the colour of the sky” parta da un documento scambiato: il "colore del cielo" è l'azzurro della carta d’identità israeliana che un archeologo di Ramallah, al lavoro sulla realtà storica di Maria Maddalena, trova in una giacca abbandonata. Ne approfitta per cambiare identità: Nur diventa Ur e si infiltra nella Israele ebraica per cercare di capirne la mentalità.

 

Per chi spera che la vittoria possa essere di buon auspicio per i colloqui di pace in corso in Egitto, il commento della editrice del romanzo, la libanese Rana Idriss di Dar al-Adab, arriva come una doccia fredda: «Già quando il libro è entrato nella shortlist, Basim è stato punito e messo in cella di isolamento, chissà cosa gli faranno ora…». Ma stasera è il momento della festa per lei e per Yousef, il fratello che ha aiutato Basim Khandaqji a diffondere i suoi scritti e che ha ritirato il premio. Un premio particolarmente ricco: 50mila dollari e sostegno per le traduzioni all’estero.

 

Idriss sta trattando i diritti per Francia, Spagna e per una traduzione in inglese. In Italia invece il libro era già stato comprato dalle edizioni e/o: Barbara Teresi, traduttrice dall’arabo della casa editrice, è al lavoro sull’edizione italiana che potrebbe quindi essere la prima edizione straniera del romanzo.

L'edicola

La pace al ribasso può segnare la fine dell'Europa

Esclusa dai negoziati, per contare deve essere davvero un’Unione di Stati con una sola voce

Pubblicità