Diritti civili
E Fanfani minacciò: «Voti per il divorzio? Domani tua moglie scapperà con la serva»
Comizi infuocati. Feste di piazza scatenate. Il referendum che confermò il diritto a sciogliere il matrimonio fu prima tappa di una rivoluzione sociale che non si è più fermata. Lasciando tutti più liberi, anche se non necessariamente più felici
Quando una cosa è molto desiderata, ambita, aspettata, può accadere che una volta ottenuta perda il suo fascino e diventi scontata. Accade alle grandi passioni individuali e a quelle collettive. È accaduto anche al divorzio. Quello che oggi ci appare l’esito banale di un matrimonio che non ha funzionato, è infatti arrivato dopo anni e anni di conflitti pubblici e di strazi privati, di curiosità morbose e di storie tormentate come quella, che fece da paradigma per tutte, tra Fausto Coppi e Giulia Occhini, detta la dama bianca, e che portò la donna in carcere per adulterio. Sorte che all’epoca toccò a molti, compreso un giovanissimo Emanuele Macaluso che finì in galera con la sua compagna.
Già, perché amare qualcuno fuori dal matrimonio era un reato grave: si minavano le basi di quello che era considerato il nucleo fondativo della società. Ce lo illustravano bene certe dichiarazioni di politici, soprattutto democristiani, ferocemente contrari al divorzio. Imperdibile, quasi surrealista e parzialmente profetica, quella che Amintore Fanfani pronunciò in un comizio in Sicilia durante la campagna per il referendum abrogativo: «Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l’aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva!».
Di tutto ciò oggi si può sorridere guardando al passato con la condiscendenza di chi ha ereditato il piatto pronto, spesso ignorando le dure battaglie che hanno impegnato le donne e gli uomini delle generazioni precedenti. E che hanno regalato a questo confuso presente la possibilità, non solo di divorziare, ma quella di amare chi si vuole e come si vuole, di sposarsi o no, di convivere, di metter su famiglie allargate o multiple, di unirsi ufficialmente con persone dello stesso sesso, di fare figli senza un partner o di costruirli con uteri e semi altrui. Ci si potrebbe chiedere, e c’è chi lo fa, se si fosse più felici allora, nel contenimento rassicurante di regole secolari, o adesso che tutto è possibile. L’unica risposta è che, in fatto di diritti, non è in gioco la felicità ma la libertà.
Anche per questo, nel festeggiare il cinquantenario di una legge irrinunciabile, va ricordato che fu nel referendum successivo che si manifestò, inaspettata e potente, la partecipazione di quanti erano stati fino ad allora prigionieri di schemi ideologici. Il Sessantotto non era passato invano. E la sera del 12 maggio 1974, piazza Navona non riuscì a contenere le migliaia di persone accorse a festeggiare. Estranei si baciavano e si abbracciavano, congratulandosi l’un l’altro. Militanti di partito ed extraparlamentari, ricchi borghesi e proletari, vecchi e giovani, con il sorriso stampato in viso si davano pacche sulle spalle e si sentivano un popolo unito. Marco Pannella trionfava giustamente per un risultato dovuto anche alla tenacia dei radicali.
Poi il divorzio continuò il suo corso, aiutando a sciogliere unioni infelici con un andamento costante di circa 50 mila l’anno e con pochi picchi significativi, a parte quello successivo al divorzio breve nel 2015: fare tutto alla svelta e senza beghe in tribunale gli aveva dato un nuovo appeal. Ma il mutamento sociale, la disinvoltura dei nuovi rapporti, il calo dei matrimoni a favore delle convivenze lo ha lentamente relegato nell’angolo delle tante soluzioni possibili. Si divorzia ormai senza enfasi o dolore, e sono molti gli ex coniugi che restano amici, dando vita a quegli agglomerati di confuse parentele che formano le famiglie allargate. Personaggi pubblici e anche politici parlano dei loro divorzi con indifferenza. Il record conosciuto è di Beppe Sala, sindaco di Milano, che ne vanta ben tre.
Come aveva preconizzato Fanfani, sono poi arrivati l’aborto e il matrimonio tra omosessuali. Ma il vecchio e arguto democristiano non poteva certo immaginare che sarebbero stati proprio loro, gli omosessuali, gli ultimi sostenitori del vincolo coniugale e, quindi, del divorzio.